Wellness&Funky Psychology: mangi per nervosismo? Superiamo la fame nervosa! 6 Maggio 2013 – Pubblicato in: W&FP: Wellness&Funky Psychology – Tags: , , , , ,

Siamo a Maggio… Per ora il tempo non è stato esattamente dalla nostra parte, il cambio stagione sta mettendo alla prova sia il nostro fisico che la nostra mente e per colmare le difficoltà… come non buttarsi su quel dolcetto che tanto ci piace e ci toglie un po’ di nervosismo?

Ma siamo sicuri che il cibo sia in grado di placare ansie, difficoltà, cattivo umore?

Forse non è del tutto così, infatti questo meccanismo ha un nome ben preciso: “emotional eating”.

La fame nervosa o “emotional eating” è quel meccanismo che ci spinge a considerare il cibo come un conforto, un’ancora a cui aggrapparsi di fronte ad emozioni spiacevoli o alle difficoltà della vita quotidiana. Questo tipo di fame non nasce per esigenze biologiche del corpo, bensì per un bisogno di conforto della mente. Inutile perciò dare la colpa allo stomaco! Se si segue un regime alimentare equilibrato e completo, è molto improbabile ridursi ad una fame tanto incontrollabile, inoltre la vera fame fisica manda impulsi molto forti e riconoscibili, difficilmente però verso cibi spazzatura o altamente calorici e grassi, come capita invece nella fame nervosa. Un esempio è ciò che si avverte dopo aver fatto un’attività fisica molto intensa: il primo pensiero è un bel piatto di pasta o una succulenta bistecca, non una merendina al cioccolato!

È facile intuire che lo stimolo che porta a cercare questi alimenti non sia quindi lo stomaco, ma qualcos’altro, qualcosa che invia fastidiosi segnali nelle occasioni più diverse: quando siamo sotto pressione per un esame o un lavoro importante, quando siamo preoccupati per i figli, quando siamo arrabbiati col partner o tristi per una delusione…

Le radici di questo meccanismo sono spesso associate ai primissimi anni dell’infanzia, quando il latte materno dava conforto ai nostri pianti nella culla. Questo ci spingeva a considerare il cibo come soluzione a dolori e dispiaceri e, inconsciamente, questo collegamento si ripropone anche in età adulta, diventando una sorta di dipendenza psicologica.
Non si tratta però di un legame irrisolvibile: riuscire a controllare la fame emotiva è possibile, ma ci vuole metodo. Innanzitutto bisogna evidenziare la differenza tra fame biologica e fame nervosa/emotiva:

–          la fame fisica nasce piano e aumenta gradualmente, quella emotiva scoppia all’improvviso con un’elevata intensità;

–          la fame emotiva richiede un’immediata soddisfazione con il cibo, mentre la fame fisica è più sopportabile;

–          la fame fisica è un bisogno concreto del corpo che una volta soddisfatto interrompe lo stimolo, la fame emotiva è più difficile da placare e l’impulso continua fino all’esaurimento della fonte di emotività che l’ha fatto scattare;

–          quando si ha fisicamente fame qualsiasi cibo è accettato, anche un piatto di verdure può sembrare delizioso, la fame emotiva, invece, ci spinge verso particolari cibi, tendenzialmente dolci o salati, che percepiamo come consolatori;

–          la soddisfazione della fame fisica non comporta sensi di colpa, a differenza di quella emotiva di cui tutte ben sappiamo le conseguenze.

Sconfiggere la fame emotiva è possibile, l’importante è innanzitutto attuare un’analisi sulle motivazioni che potrebbero spingerci a ricercare una compensazione nel cibo e autonomamente o grazie all’aiuto di uno psicologo, risolvere e superare le problematiche che ci creano insoddisfazione. Dal punto di vista più strettamente alimentare è importantissimo impegnarsi in una alimentazione equilibrata con grande attenzione al rispetto degli orari: suddividere la giornata in 3 pasti principali (colazione, pranzo e cena) e studiare degli spuntini ad hoc fra questi è fondamentale per evitare di arrivare al pasto successivo senza freni.

Anche la ritualità nei pasti è importante: evitiamo di mangiare di fretta, magari in piedi o mentre facciamo altro, ma dedichiamoci qualche minuto in tranquillità per gustarci a pieno il pasto e prenderci qualche momento di pausa dalla frenesia quotidiana.

Come tralasciare infine l’attività fisica. I benefici che porta sono molteplici: stimola la produzione di serotonina, l’ormone del buonumore, che ci da sensazioni positive paragonabili all’assunzione di eccitanti quali thè e caffè; interviene nel controllo dell’appetito e del comportamento alimentare, determina una precoce comparsa del senso di sazietà, aiutandoci così ad evitare di entrare nel circolo vizioso di una alimentazione poco regolare.

A voi è capitato di avere periodi dominati dalla fame emotiva? In che occasioni in particolare?

Sfruttiamo questo mese di maggio per fare una piccola autoanalisi del nostro comportamento alimentare e iniziare da subito a prenderci cura di noi stesse e del nostro benessere!

Dott.ssa Monica Pirola