Blu – Ti stavamo aspettando 31 Maggio 2020 – Pubblicato in: Funky Projects, The Funky Diaries

Il blues, un Picasso preso male, il cielo che si riflette nel mare profondo e infinito.
Un blu tormentato così diverso da quello voluto da Majorelle per i giardini botanici di Marrakech. Quel blu ispirato dal colore delle case berbere nel sud del Marocco nella sua tonalità che rilassa, che far stare bene.

Il blu che per chi ha la mia età era il colore dell’eleganza, del completo buono di papà, delle magliette a righe che sanno di Parigi, di Chanel, di Audrey Hepburn, di Jean Seberg, di Jean-Paul Gaultier ma pure Kurt Cobain.
Il blu delle canzoni, il valore estetico degli occhi blu, la nazionale francese, quello degli azulejo ma anche quello dei tuareg.
Il blu che per anni capitolava tra i miei regali di Natale ma a me piaceva il rosso. Il blu che trovavo conformista, adulto nell’accezione più negativa che potessi dargli in un’età ribelle.
Il blu che ho odiato abbinato al nero. Il blu che amo abbinare al nero.

L’abbraccio che sento dal mio blue jean. Il tempo che passa scandito dalla trasformazione del blu dei miei jeans.
La parete blu che trasforma la casa più umile in ambiente sofisticato.
Blu che come nome sta facendo capolino negli uffici anagrafici e accompagnerà bambini di cui già mi fido molto.

C’era bisogno di Blu perché è il colore che non strilla.
Negli ultimi anni abbiamo avuto bisogno di giallo, dei metallizzati, di folli stampe, di abbinamenti azzardati, forti e coraggiosi.

Oh, si, ce n’è stato bisogno.
Dovevamo trovare a tutti i costi un lato ludico alla ricerca della leggerezza.
La gioia dei colori meno convenzionali è stato un anti depressivo senza controindicazioni da usare al bisogno.

Nel ritorno del blu ci vedo tutta l’era dell’acquario.
Nel ritorno del blu ci vedo tutti andare a star meglio: impareremo a dosare e amare i suoi, i nostri contrasti.
Nel ritorno del blu cerco la normalità, una classica normalità senza tempo, rasserenante e avvolgente.

Ti si aspettava Blu.