We Own The Night. Due FunkyRunner d’eccezione ci raccontano il loro traguardo: Bruna &Claudia 7 Giugno 2013 – Pubblicato in: Wellness

Un’intervista doppia, due donne, legate da un traguardo: 10 Km di corsa nel centro di Milano.

E’ la We Own The Night di Nike, e loro sono Bruna e Claudia

Io e Justine le abbiamo aspettate al traguardo, ma in quell’ora adese alle transenne in Largo Cairoli abbiamo visto i volti di migliaia di donne felici ed emozionate. Il sudore,lo sforzo e la felicità di avercela fatta, di essere riuscite a passare quella sorta ponte nero ed arancio fluo. Una marea di corpi, sorrisi, andature differenti, mamme che correvano gli ultimi metri con i bambini, fidanzati e mariti che le alzavano come spose, amici esultanti.

Noi ci siamo emozionate tanto, la dimostrazione che quando un pensiero positivo di avvolge ne vieni travolta.

Poi le abbiamo viste, loro, Bruna e Claudia, belle, solari e felici. Non potevamo fare altro che regalarvi le loro storie.

Se lo puoi immaginare lo puoi fare

[Claudia] Ho iniziato a correre sei mesi fa. Come sia successo, devo ancora capirlo. Attraversavo un periodo difficile quando un’amica, Gloria, è venuta a trovarmi. Mi ha parlato del gruppo #runningformommies, al quale era iscritta. L’iniziativa mi piaceva moltissimo ma… “io non posso correre”. Le ho detto.

[Bruna] Succede che qualche mese fa mi iscrivo in palestra, abbonamento annuale chiaramente, io e l’ottimismo andiamo sempre a braccetto. Succede poi che subentrano duemila cambi improvvisi di programma, i bambini iniziano ad andare a letto un po’ più tardi, la vita diventa sempre più frenetica e finisco così per pagare un servizio completamente inutilizzato.

[Claudia] Perché non potevo correre? Prima di tutto perché non mi interessava. E poi per via di un dolore cronico al ginocchio, sopraggiunto anni fa durante una lezione di yoga e per il quale non sono ancora riuscita ad ottenere una diagnosi. Gloria mi ha detto che, secondo lei, un po’ di corsa non poteva che farmi bene. Mi ha consigliato di provare su percorsi sterrati per non sollecitare troppo il ginocchio dolorante. Sarà che di mestiere fa la psicologa, ma aveva capito esattamente di cosa avevo bisogno. Fino a quel momento mi ero rifugiata nello yoga, che resta una disciplina fondamentale nella mia vita, ma che in quel periodo non riusciva ad arrestare il brusìo della mia mente. 

Con mia grande sorpresa ho scoperto che correre è esattamente come meditare. In momenti critici come quello, forse, è anche meglio. Almeno, così è stato per me. Durante la pratica dello yoga infatti ero spesso distratta, disturbata dai pensieri che mi tormentavano in quel periodo. Mentre correvo, invece, riuscivo a “staccare la spina”, a mettere il cervello in standby. 

Il primo giorno ho corso 5 km. Non mi ero mai sentita così bene. Ho deciso di continuare, correndo una/due volte alla settimana, sempre 5 km. Non avevo obiettivi particolari: lo stato di benessere psicofisico raggiunto durante l’allenamento era esattamente ciò che cercavo.

[Bruna] Un paio di mesi fa, presa dal senso di colpa per cotanto spreco, decido che devo fare assolutamente qualcosa: per me, per rispetto ai soldi che sto spendendo inutilmente, perché se sto meglio io stanno meglio tutti. Già, ma cosa? Io non ho tempo! Caso vuole che inizio a sentir parlare di #runningmommies su più fronti, c’è Silvia Sacchetti che pubblica in continuazione quelli strani risultati, per me inizialmente incomprensibili, ma già degni di tutta la mia stima. E così un giorno dico a mio marito: sai che c’è? Ci provo. Cammino veloce, visto che io non sono capace di correre. Fa comunque bene e oltretutto decido io quando andare; abbiamo mezz’oretta di tranquillità? Scarpe, tuta e via!

[Claudia]Poi nel gruppo arriva Bruna. Fresca fresca, mai corso prima, si spara subito 10km. Vabbè, è giovane, lei.

[Bruna]  Mi piace da subito. Mi sento meglio. Mi sento carica. E te credo, è tutto un turbinio di endorfine da capogiro!  Inizio ad inserire qualche metro di corsa. “Amore! sono riuscita a correre per 300 metri!” Che dopo qualche allenamento diventa: “Amore!! 1 km di corsa! non ci posso credere!” e così via… fino al giorno in cui ho corso per un’ora di fila.

[Claudia] Non contenta, si iscrive pure ad una corsa. Vabbè, è giovane, lei.

Io ho 37 anni e non ho mai fatto sport in vita mia. Figuriamoci una gara. L’idea però era bellissima: una notturna di sole donne in pieno centro a Milano.

[Bruna] Ebbene, un giorno qualcuno pubblica nel gruppo runningmommies l’evento che ci sarà a Milano: We own the night, corsa femminile non competitiva, 10 km. Mmm, vediamo un po’… Interessante! 15 euro? Ma sì, mi iscrivo!

[Claudia] “Chi viene?” scrive Bruna. Beh, io no. Vivo a oltre 500 km da lì. 

A pensarci bene, però, ho un impegno a Milano proprio il giorno dopo.

Detto, fatto. L’entusiasmo di Bruna mi ha contagiata, e ho deciso di iscrivermi. Unico, piccolo, insignificante dettaglio: sono in grado di correre 10 km?

[Bruna]Poi avviene il fatto decisivo: si iscrive Claudia alla corsa, dopo qualche titubanza iniziale. Cosa?? E’ una vita che desidero incontrarla, poterci parlare dal vivo, sentire la sua voce finalmente. Non posso abbandonare.

[Claudia] “10 km?” Dice mio marito. “Domani vieni con me, e li facciamo.”

“Sì, vabbè, domani vengo con te e inizio ad allenarmi per i 10k. Ho letto su un libro che ci vogliono otto settimane:”

In barba al libro, il giorno dopo abbiamo corso10 km. E così due volte a settimana fino al giorno della gara. 

Il 31 maggio, a Milano, aspettavo Bruna in largo Cairoli, punto di partenza (e di arrivo) della “We Own the Night”. Non ci eravamo mai incontrate dal vivo e, quando l’ho vista, la prima cosa che mi è uscita di bocca è stata: “Non sei per niente fotogenica!”. Non sembra ma in realtà è un complimento: è molto, molto più bella dal vivo che in foto.

[Bruna] Ed eccoci a Cairoli: stringo stretta la mano a mio marito mentre ci avviciniamo al luogo dell’appuntamento. Sono agitatissima, la corsa, la paura di non farcela (si crea un’implacabile sfida con se stessi in queste occasioni), l’incontro con una grande donna che stimo immensamente, che inconsapevolmente ha seguito la mia famiglia da quando ci siamo imbarcati nell’avventura di diventare genitori.

[Claudia] Insieme ad altre runningformommies aspettavamo l’inizio della gara, con un misto di apprensione ed eccitazione. I miei figli mi hanno mandato un MMS di incoraggiamento. Insieme al papà tenevano un cartello che diceva “Mamma, sei la migliore”. In quel momento mi sono resa conto che stavo dando loro un esempio positivo, e mi sono sentita orgogliosa di me stessa. Ero la migliore. Non la migliore atleta, ovviamente, ma la migliore me stessa. Ero al punto di partenza ma avevo già tagliato il mio traguardo. Il mio traguardo  sta appena fuori dal cancello di casa mia. Lo taglio ogni volta che lo attraverso con addosso le mie scarpe da corsa.

[Bruna] All’incrociarsi degli sguardi, in un batter d’ali, un’aura di pace e gioia ci avvolge. Siamo lì insieme, così distanti eppure vicine, dentro di noi ognuna correrà la propria gara, ma tra di noi è un progetto comune, ed è come se ci fossimo tenute simbolicamente la mano per tutto il percorso.

Al via, Bruna attacca la musica e scatta in avanti. Claudia cerca di dosare bene le energie. Che sorpresa ritrovarsi al traguardo e scoprire di aver fatto esattamente lo stesso tempo!

Tra qualche anno, Claudia arriverà a quaranta. Bruna invece va per i trenta. Ma che avete capito? Stiamo parlando di chilometri, ovviamente!

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