Le storie semplici: Azul – Lisbona 10 Giugno 2013 – Pubblicato in: Le Storie Semplici – Tags:

Forse è vero. Forse il Principe Myskin era innamorato, e solo per questo diceva che la bellezza avrebbe salvato il mondo. O forse no. Forse davvero piccole pillole di bellezza possono migliorare il mondo e fare la vita più leggera. Anche se magari non le vedi subito.
La bellezza è tante cose.
C’è bellezza in un germoglio che nasce fra due pietre, e in una bambina di tre anni che si ferma a osservarlo emozionata.
C’è bellezza nell’attimo prima di baciarsi, in quei secondi nei quali sai che succederà ma stai ancora osservando le sue labbra.
C’è bellezza in un cielo azzurro, anche se è  lo stesso che vedi da 36 anni a questa parte.

E c’è bellezza nelle FunkyMamas, e nel loro sito pieno di storie, di sguardi e di colore.
Da oggi aggiungerò una pillola anche io, e per le Funky andrò alla ricerca dei piccoli gesti, dei grandi cieli, e delle semplici storie che riempiono il cuore e fanno pensare che davvero, forse, la bellezza ci aiuterà a salvare il mondo.

A proposito di cieli azzurri: Lisbona è azzurro. Anzi, azul. Perché è questa la parola che continuavo a ripetere qualche giorno fa, girando per le sue vie con il naso all’insù.
Azul è il cielo, pieno e allo stesso tempo veloce: qua le nuvole passano e scappano via subito verso ovest, come i naviganti di secoli fa.

Azul sono i palazzi, ricoperti di azulejos, pronti a riflettere il sole e la luce, quella luce obliqua che al tramonto si colora d’oro.

Azul è il fiume, che sembra mare e non lo è, e quando lo diventa è già oceano, e si perde dall’altra parte del mondo.

Lisbona è entrata nella mia vita 15 anni fa, quando l’ho scelta come meta del mio Erasmus. Era il 1998, la dittatura era finita da soli 24 anni, e lì tutto costava molto meno che in Italia. Ricchissima d’arte, di architettura e di paesaggi irripetibili, ma poverissima nelle famiglie, nelle aziende, come tutto il Portogallo.

La crisi del 2008 non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Di fatto è una zona a rischio default, come quasi tutto il sud Europa. Ci sono tornata pochi giorni fa, pensando di trovare una città piegata dalla povertà, e invece.

E invece ho trovato una splendida Lisbona. Splendida perché splendente, letteralmente. Le strade tirate a lucido, i palazzi antichi in ristrutturazione, i marciapiedi perfetti.
Era già bella 15 anni fa, ma era più timida. Bella per caso, bella perché le capitava di esserlo, ma all’epoca sembrava non saperlo.
Quando l’ho rivista è stato come incontrare una donna di mezza età, madre di famiglia. Una donna che sai bene che sta facendo fatica ad arrivare alla fine del mese, ma in qualche modo ci arriva. E nonostante tutto, non dimentica di indossare un vestito colorato e di mettersi il rossetto quando ha ospiti in casa. E mentre sei lì che bevi il caffè dalla tazzina del suo servizio migliore, le leggi negli occhi che non è tutto facile, ma sai che non ha perso la speranza.

Lisbona oggi è così. Colorata, pulita, finalmente tutta rivolta al turismo, desiderosa di svelare le bellezze infinite che si nascondono fra le sue vie e le sue sette colline.
Andare a visitarla fa bene al cuore. Perché è un posto magico, pieno di storia e di storie di naviganti, scopritori e saudade. E perché tutti i luoghi che si affacciano sull’acqua e guardano verso l’oceano hanno mille mondi da raccontare.
E anche perché è una città che ha saputo resistere al vento, che pure soffia forte quasi ogni giorno. Ha saputo continuare a farsi bella anche in questi tempi difficili.
E ha voglia di urlarlo al mondo, di ballare e di far ballare, come in questo lunghissimo giugno di Festas de Lisboa.

Lisbona è una città che non ha mai smesso di sperare nella bellezza.