Il tradimento nobilita la donna? 21 Marzo 2014 – Pubblicato in: The S factor – Tags: , , , , , ,

Non ci crederete, ma ho ricevuto una lettera, la mia prima lettera! Un po’ dello stesso tenore di quelle che leggevo su Cioè dottoressa ma è vero che se lo accarezzo lì oltre a perdere la vista, le mani e a rimanere incinta mi si sbiadiscono le mèches? – ma va bene uguale. Ne vado molto fiera. (La verità è che ho sempre sognato di tenere una posta del cuore e di avere lo stile, la classe e la perfidia di Susanna Agnelli).

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Cara Dottoressa Bici,
mi scuso se non so scrivere correttamente il suo nome, nel caso mi corregga, ma la mia lettera è urgente e io non ho trovato il correttore in tedesco.
La leggo molto spesso, diciamo quasi sempre, non mi sono persa una puntata delle sue lezioni sulla sessualità, soprattutto quella di San Valentino e quella sui rapporti matrimoniali.
Io la sento come una sorella, specialmente quando racconta di quelle albe in cui il suo fidanzato si avvicina con la fiatella e col fratellino sull’attenti: ma anche a lei viene voglia di fare finta di avere una telefonata intercontinentale non rimandabile, anche se fa la bidella alla scuola media?
Le scrivo perché ho bisogno dei suoi consigli.
Vede, io sono sempre stata una bella ragazza, anche alle superiori facevo la mia porca figura non come quelle che dovevano fare finta di cadere dalle scale per farsi notare. Fin dall’adolescenza ho sempre amato molto l’ornitologia e il birdwatching (si scrive così?) e infatti di uccelli ne ho visti parecchi. Cosa vuole che le dica: nella vita bisogna imparare ad andare a vela e anche a motore, e succede a volte anche che si vada alla deriva.
La faccio breve: non riesco ad essere fedele.
Anche adesso che ho un compagno affettuoso e molto ben fornito, ci sono quelle sere che non so cosa mi prende. Gira di qua, gira di là, mi tocca trovare una scusa e uscire di casa; su quello sono bravissima, a trovare le scuse, una volta ho perfino detto che dovevo andare a una riunione con la Preside per il budget su detersivi e carta igienica: sapesse che verbale alla fine…
Mi pare di aver letto da qualche parte che per essere veramente se stessi, bisogna essere liberi di poter mangiare il panino con la nutella oppure quello con la marmellata, a me mi capita anche di trovare il salame, lo sfilatino farcito e il cornetto con la panna: cosa ci posso fare se sono piena di energia e non riesco a tenere il mio affetto per me?
Cara Dottoressa mi dia una mano, mi faccia capire se sono io quella sbagliata e se posso trovare un modo per porre rimedio a questa sfilza di piselli che prendo ovunque (non soltanto al mercato).
Grazie mille per la sua attenzione e buon lavoro.

La Bidella Vispa

Cara Bidella, cosa ti posso dire che tu non sappia già?
La natura umana è mutevole come il colore dei capelli di Paolo Limiti e tu non la puoi contrastare.
Quello che desideri, mi sembra, è sentirmi dire che fai bene e che anzi ti invidio un po’. Mi dispiace ma no, non lo farò.
Però ti posso raccontare una storia.

C’era una volta una ragazza che aveva un ragazzo. Questo ragazzo non viveva nella sua città ed era un po’ il suo migliore amico, particolare che conferiva al rapporto un grado di passionalità pari a quello di un’aringa sotto sale. E infatti la ragazza non aveva solo quel ragazzo, ne aveva anche un altro nella sua città, che poi era un amico del suo migliore amico, che poi era il suo ragazzo. Una storia di amicizia al quadratoU. La ragazza capì che in quel triangolo c’erano troppi amici e pochi amanti, quindi pensò di cornificare entrambi con un bel ragazzo argentino. Con lui il sesso era fantastico, sapeva proprio toccare i punti giusti, quelli che non sapeva di avere, quelli su cui fantasticava ormai da decenni un certo tipo di letteratura postfemminista (il punto G è mio e me lo gestisco io! e no bella, lascia stare, è meglio se te lo gestisce lui). Tuttavia fra loro il dialogo era un po’ carente. Lui credeva di essere il suo fidanzato, perché lei aveva omesso di dirgli che prima di lui ce n’erano altri due a cui doveva rendere conto.

A un matrimonio a cui aveva partecipato insieme al ragazzo argentino, dicendo all’amico del suo migliore amico che andava a una rassegna cinematografica su Herzog e al suo migliore amico che era con il suo amico – perché lui si fidava, carino e coccoloso – insomma a questo matrimonio lei si accorse che quello di cui aveva disperatamente bisogno era un altro ragazzo che la tirasse fuori da quel letamaio sentimentale. E lo trovò proprio lì, quella sera. Lui era un dottore e le aveva fatto scivolare casualmente un biglietto col suo numero di telefono nella borsetta. Lei aveva preso quel pezzo di carta per sputarci dentro la gomma da masticare, Non ci aveva fatto caso, all’inizio, perché quelle cose succedevano alle Julia, alle Meg, mica a lei. E invece miracolosamente se ne accorse e per lei fu un segno del destino. Per il dottore perse un pochino la testa finché non venne a conoscenza diretta di alcune sue perversioni che un po’ le fecero schifo, e non è che fosse proprio una novellina in fatto di perversioni, quindi puoi immaginare quanto davvero facessero schifo. Diciamo che lui le sbavava non dietro ma addosso. E lei non era disposta a farsi usare come sputacchiera. Ma non appena decise di chiudere con lui, convinta che, chiudendo con lui, avrebbe chiuso anche con tutti gli altri in una sorta di effetto domino, un po’ come mettere un petardo nel culo di una matrioska, lui le propose di accompagnarlo in un viaggio su un’isola, congresso medico, tutto spesato, disse. Lei ci pensò un po’ su. Non era mai stata su quell’isola e il dottorino in fondo le piaceva parecchio prima dell’episodio della sputacchiera, non era nemmeno detto che si dovesse ripetere, forse era stato il suo modo per scaldare l’ambiente, magari con un paio di dritte e un abbonamento a Grand Hotel lei avrebbe saputo riportarlo sulla retta via. Quindi, perché no?
Già perché no?
Perché si sentiva stanca.
E così, quella mattina, senza alcun preavviso, decise di accendere il petardo nel culo della matrioska. E li fece saltare tutti. Nessuno escluso.
Subito dopo dormì per una settimana.
E non fece sesso per quindici mesi.

Questa storia non ha una morale ma ti dico che, anche se spesso ne vale la pena, si paga sempre un prezzo. Nel mio caso il prezzo è stata un’astinenza prolungata. E tanto sonno arretrato.

Quello che ti posso consigliare è di specializzarti. Se ti piacciono salame e sfilatini, allora lascia perdere i cornetti con la panna. Evita i supermercati, al limite frequenta solo quelli biologici dove i piselli sono così piccoli da farti passare la voglia. E poi, quando saranno rimasti solo gli sfilatini, forse ti verrà voglia di dare un’altra occhiata agli ortaggi che ci sono in casa tua. E magari di toglierli dal congelatore.