A tavola con Simenon 7 Giugno 2011 – Pubblicato in: Food & Wine – Tags: , , ,

La rubrica di Chiara Iacomuzio Un libro sul comò

Pur essendo un’avida e appassionata lettrice di Georges Simenon, sia dei suoi romanzi sia della celebre serie dedicata al commissario Maigret, ho sempre pensato che, se mai mi fosse capitato di conoscerlo e di trovarmi a cena con lui, avrei finito col trovarlo antipatico. E magari col litigarci pure.

Ciò credo sia dovuto in gran parte all’immagine che mi sono fatta del grande scrittore di origine belga, immagine basata sulle leggende, niente affatto benevole, che circolano sul suo conto, e sulla sua vita privata in particolare.

Amante di tutti gli eccessi, Simenon è noto per il suo leggendario appetito sessuale e per essere stato un formidabile amatore: fu lui stesso a confessare, in una lettera al regista e amico Federico Fellini, di aver amato almeno diecimila donne.

In generale, il rapporto che Simenon coltivò con il genere femminile fu decisamente tormentato: una delle sue mogli, esasperata dagli innumerevoli tradimenti, finì alcolizzata e sull’orlo della pazzia, mentre la figlia Marie-Jo, dopo un’infanzia sofferta, si suicidò a soli venticinque anni, non riuscendo più a tollerare la dissolutezza paterna.

Tipo non facile, dunque, questo Simenon.

A restituirmi un’immagine più affabile e alla mano del grande scrittore è stato questo libro scovato di recente:  A cena con Simenon ed il commissario Maigret, di Robert Courtine, Guido Tommasi Editore.

Giornalista e gastronomo di fama, autore di numerosi libri di argomento culinario, Courtine ricostruisce nel suo libro il rapporto che l’amico Simenon aveva con il cibo e con la tavola: dai piatti preferiti da bambino, alle scorpacciate di pane, trippa e camembert degli esordi parigini, quando, giovane e squattrinato, non poteva ancora permettersi i ristoranti lussuosi.

Ma anche quando, qualche anno più tardi, Simenon divenne uno scrittore acclamato e di successo, continuò a prediligere quelle trattorie e ristorantini a gestione familiare, dove sono in genere la padrona a occuparsi dei fornelli e il padrone a servire il vino e intrattenere i clienti.

Anzi, da quel che racconta Courtine, Simenon era uno strenuo difensore della cucina casalinga, e agli chef dei grandi ristoranti non faceva che ripetere: “Siate semplici!”. Insomma, un avversario ante litteram della nouvelle cousine!

Ma non solo: affezionato frequentatore dei mercati, dove si recava ogni mattina di buon’ora, a scegliere di persona gli ingredienti del menu giornaliero, Simenon era un tenace avversario dei supermercati, dei cibi in scatola, dei surgelati, e un paladino dei prodotti naturali.

Come racconta Courtine, capitava spesso che, durante i frequenti pranzi tra amici (in cui, fra i commensali, comparivano personaggi del calibro di Jean Gabin, Cocteau, Fernandel…), Simenon si lanciasse in accalorate condanne dei cibi gonfiati artificialmente e trasportati da un capo all’altro del mondo immersi nel ghiaccio.

Il grande scrittore di Liegi, insomma, sarebbe stato un antesignano dell’alimentazione biologica e a chilometro zero.

Il libro di Courtine, “corredato delle fotografie di quella Parigi anni Cinquanta che Simenon e Maigret amavano percorrere, la pipa in bocca, prima di sedersi a tavola”, contiene anche il ricettario di Madame Maigret, con le migliori ricette della devota, paziente e discreta moglie del celebre commissario.

A tavola, se non altro, Maigret è infatti l’alter ego di Simenon: entrambi buone forchette, raffinati intenditori, amanti della cucina locale.

E, pur essendo un donnaiolo impenitente, lo stesso Simenon, a chi gli chiedeva quale fosse il suo ideale di donna, dichiarava senza esitazioni: “Madame Maigret!”.

Devo dedurne quindi che, su Simenon, mi ero fatta un’idea sbagliata: di fronte a un bel piatto di bouillabaisse, io e lui saremmo andati perfettamente d’accordo.