Think Sugar 14 Ottobre 2011 – Pubblicato in: Kids&Moms – Tags: , , ,

Quando sabato abbiamo finito la nostra prima torta decorata con più di 200 fiori, dopo cinque ore di concentrazione e divertimento mi sono resa conto di che percorsi strani ci fa intraprendere la vita. A volte, un solo evento è capace di condizionarti e rivoluzionarti l’esistenza. A me è successo così.

 

Cinque anni fa, quando rimasi incinta del mio primo figlio, giocavo a calcio, alternavo gli scarpini al tacco 12, facevo la giornalista sportiva e non avevo la più pallida idea di come si accendesse un forno.

Il piccolo principe, arrivò con due mesi di anticipo. Dico due. Non qualche giorno o qualche settimana. La tabella di marcia della mia gravidanza, quando mi praticarono un cesareo di urgenza una mattina di aprile col sole, diceva che mancavano dieci settimane.

Quando lo vidi per la prima volta, fu in terapia intensiva. Con due tubicini al naso per aiutarlo a respirare. Troppo piccolo per venire al mondo ma incredibilmente fantastico ai miei occhi. Ecco, io lo amavo con gli occhi. E con le mani che dagli oblò della culletta termica mi permettevano di dirgli che io c’ero. Non poteva sentire il mio odore. Ma la mia voce si. E sussurravo qualche melodia anche se avevo un filo di voce che rischiava di spezzarsi ogni  volta in pianto. Ma io no. Non piangevo mai. Dio Santo. Avrei dovuto.
Fu nei trenta giorni del ricovero di quel nanetto speciale e microscopico che incontrai tante mamme a cui era toccata la stessa sorte: sentirsi defraudate di quell’attimo magico e infinito in cui senti il vagito di tuo figlio che poi viene dolcemente adagiato fra le tue braccia, sul tuo seno, vicino ai tuoi respiri.
Fra quel viavai di bimbi che avevano avuto troppa fretta di nascere, alcuni arrivavano in reparto in condizioni disperate ma poi pian piano crescevano e tornavano a casa. Capitava anche e purtroppo che qualcuno non ce la faceva. E il lutto era esteso a tutte noi, mamme del proprio figlio ma anche di tutti quegli altri piccolini assiepati gli uni accanto agli altri in quelle piccole culle di vetro.
E’ stato in quei trenta giorni passati nel reparto di neonatologia di un ospedale di Roma che ho conosciuto due grandi mamme. Due persone speciali. Che nel tempo sono diventate vere amiche. E i nostri figli, il mio maschio pestifero, le Twins di Angela e la biondina angelica di Paola oggi crescono insieme. Poi è arrivata la mia principessa e alla biondina angelica a gennaio arriverà un fratello. Un giorno, quando saranno più grandi, gli racconteremo come sono nati e cosa li lega indissolubilmente.

Perdonatemi la divagazione. Ma dovevo spiegare da dove arriva questo nostro pensiero positivo, questo Think Sugar.  E’ un’espressione che abbiamo coniato in uno dei nostri pomeriggi con le mani in pasta. E sì, perché nel corso di questi anni, l’abile cuoca Angela ci ha trasmesso la passione per i dolci e tutto ciò che può essere fatto in casa, come il pane. Siamo partite da un semplice ciambellone per la colazione dei bambini. Poi si è aggiunta la voglia di personalizzare, di rendere uniche e speciali le nostre creazioni. E abbiamo iniziato a farlo insieme. Sabato scorso, appunto, fra una decorazione e un’altra di questa torta che ci ha dato enorme soddisfazione ripensavamo al tempo che è passato. Alle difficoltà del primo anno di vita delle nostre stelle. Ridevamo pure sulla rabbia che ci prendeva quando girando con la carrozzina, fiere, la gente che buttava lo sguardo a quei batuffoli li scambiava per bimbi di un mese quando magari ne avevano quattro. Think Sugar è oggi il nostro motto. Un’idea. Un modo di vedere la vita con un po’ di zucchero. Con un sorriso per dirla alla FunkyMamas.

Think Sugar sarà molto presto un blog che curerò personalmente ma con l’aiuto delle mie “socie”. Think Sugar è già una pagina facebook con le nostre creazioni per feste, compleanni e ogni occasione speciale. Siamo mamme moderne, multitasking: curiamo personalmente i nostri figli, gestendo al meglio il tempo a nostra disposizione. Ci dedichiamo anima e corpo al nostro hobby, lavoriamo e di tanto in tanto ci regaliamo qualche serata mondana e un buon bicchere di prosecco.

Carissime Angela e Paola, avervi conosciute mi ha reso una persona migliore. Sicuramente. E non solo perché ho imparato ad accendere il forno.