The Funky Art Exibitions: Edvard Munch a Genova 27 Novembre 2013 – Pubblicato in: The Funky Art Exhibitions

Da sempre Edvard Munch riscuote un incredibile successo sia tra i cultori dellʼarte sia tra la gente comune. Ma le sue opere raramente vengono mostrate al grande pubblico, perché sono conservate, quasi totalmente, in pochissimi musei norvegesi e nelle dimore private di un ristrettissimo gruppo di collezionisti norvegesi che vivono in un piccolo villaggio fuori dal mondo, con regole e relazioni del tutto particolari. Infine i diversi furti a cui le opere di Munch sono state sottoposte, certo non tendono a facilitare i prestiti.

Pertanto organizzare unʼesposizione su Munch diventa una vera e propria sfida carica di fascino, ma al tempo stessa impegnativa.

Genova, ha raccolto questa sfida diventando una delle tre città europee che questʼanno celebrano i 150 anni della nascita di Edvard Munch cercando una lettura dell’opera del grande artista norvegese, intima e delicata.

Attraverso le ottanta opere esposte a Palazzo Ducale, vediamo quello che lʼartista ha più amato e su cui ha concentrato la sua produzione: le opere grafiche, che erano il suo vero motivo di interesse, rappresentate magnificamente con le incisioni su legno o con la prestigiosissima e inedita collezione Linde (dal cognome del medico che ospitò a lungo Munch nella sua magione di campagna dando parziale sollievo alla sua anima tormentata)e gli olii più intimi, dai ritratti ai paesaggi.

Per raccontare la complessità dell’uomo e del suo percorso artistico “inverso”, basti ricordare che per Munch la pittura era propedeutica all’incisione grafica. Le varie versioni della “Madonna”, opera emblematica e iconica di Munch esposta nella mostra genovese, sono il risultato finale di un lungo lavoro preparatorio in pittura. Per lui, infatti, la pittura era la “bozza”, l’incisione era l’opera.

Munch è noto al mondo per LʼUrlo; la mostra di Genova (nella quale L’Urlo non c’è) si propone di capire il percorso di un artista che è diventato noto per un’opera, pur avendone realizzate altre, sublimi, forse meno note, ma che egli credeva rappresentative della sua poetica.

“Munch dipinge ciò che vede – racconta il curatore Marc Restellini ma oltre le proprie paure ha anche una nuova visione dellʼarte che è pura avanguardia e in questa mostra saranno esposte le sue opere più belle, sentite, amate e sofferte”.

Munch_incisione

Nella prima e nella seconda sezione sono esposte le sue opere giovanili nate sotto il segno della scuola. I suoi paesaggi sono talvolta naturalisti, talvolta di derivazione impressionista. I suoi volti veritieri, con una punta di austerità e una sorta di domanda trattenuta dagli sguardi fermi, ma indagatori. Anche in questi primi autoritratti si scorge la volontà di indagare la psiche, di sottoporre la propria immagine a uno scrutinio.

La terza sezione raccoglie le incisioni, Vampiri e Madonne di un solo istante, dagli occhi tragici, fissi, malinconici. I colori predominanti sono il rosso e il nero, ovvero la vita e la morte. I soggetti quelli della maturità, quando come profetizzava da giovane, inseguendo il suo futuro, “lʼarte è il sangue del cuore umano”. Quando il pennello e lʼolio diventano troppo leggeri, Munch esegue lo stesso soggetto, caparbiamente, attraverso la tecnica dellʼincisione con cui trova la sua vera espressività.

Munch_Vampiro

La quarta sezione racconta il Simbolismo che Munch conosceva bene e di cui si è servito in alcuni suoi lavori. Memore della lezione di Gauguin, reinventa la natura che per lui “è lʼopposto dellʼarte; è il mezzo non il fine”. In queste opere saggia il potenziale di sperimentazione offerto dagli strumenti come lʼalternanza tra opacità e trasparenza negli strati di colore, e aggredisce la materia scalfendola e raschiandola, fino a usare il colore stesso con la massima leggerezza e a rendere liscia la superficie della tela, alla maniera degli impressionisti e dei postimpressionisti.

La quinta sezione raccoglie le opere della parentesi “luminosa” quando nel 1904 Munch trascorre gran parte dellʼinverno a Lubecca presso la famiglia del dottor Max Linde. Dai Linde Munch trova un ambiente familiare che non gli è stato dato di conoscere fino a quel momento. Esegue il ritratto dei genitori e dei loro quattro figli. Schizza il giardino e la dimora dei Linde e le statue che la circondano. Ritrae i figlioletti singolarmente, e tutti e quattro insieme. Prova a essere un uomo e un pittore normale.

La sesta sezione illustra lʼopera di Munch durante lʼeremitaggio nella sua tenuta di Ekely. Nel 1930 una malattia agli occhi lo conduce alla quasi cecità e in questo ultimo periodo lavora su molti autoritratti, come se cercasse di scoprire in primo luogo il senso della sua esistenza. In realtà in ogni ritratto uscito dalle mani di Munch vi è questa ricerca spasmodica perché nonostante le pose pacate di certi suoi modelli, la cromia violenta e il disagio esistenziale rammentano come tutto fluttua in un presente già in via di dissolvimento.

Le ultime sale illustrano lʼuniverso femminile dell’artista.
La madre era castana. Le sorelle bionde. Così come le sue ragazze sul ponte. Nei ritratti familiari le donne hanno mani raccolte sul ventre, hanno pose mansuete. Poi le donne della vita, le amanti, la fidanzata: donne rosse di capelli che paiono come serpenti, mani nascoste, busti in avanti a saggiare attraverso il nudo il rapporto tra le pose delle modelle e il colore.
Egli, recluso nella sua tenuta di Ekely, continuerà a dipingere corpi femminili fino alla fine della propria vita.

Una piccola concessione tuttavia è stata fatta: il percorso espositivo si conclude con un omaggio ai visitatori, una piccola mostra nella mostra, inattesa e ancora una volta del tutto inedita: Warhol after Munch, una sezione con le straordinarie opere realizzate da Andy Warhol che interpreta alla sua maniera Edvard Munch.

I soggetti rappresentati sono la Madonna, l’Autoritratto, L’Urlo ed Eva Mudocci, lʼamata violinista presente in tante sue opere.

Warhol_Munch La speciale sezione racconta la connessione tra i due artisti: lʼappassionato Warhol trasse ispirazione proprio dalle opere del periodo simbolista di Munch, quando lʼincisione diventa strumento per sviluppare le sue meditazioni su lʼansia, la mortalità, e la bellezza ideale. Warhol unisce lʼimmagine “autoritratto” alla “Madonna” e stampa la coppia in una varietà di combinazioni di colori che alterano ulteriormente l’effetto visivo. Copiando e manipolando Munch, Warhol fa propria la sua arte: i colori abbaglianti trasformano la superficie proiettando echi decorativi e allegri degli angoscianti “originali”.

Il corto circuito è assicurato: lʼartista dei sentimenti più oscuri interpretato dallʼartista pop per eccellenza.

Edvard Munch

Genova – Palazzo Ducale

6 novembre 2013 – 27 aprile 2014

Orari: da martedì a domenica (ore 9-19), lunedì (ore 14-19)

la biglietteria chiude un’ora prima

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