The Funky Art Exhibitions: l’arte alla moda 28 Giugno 2013 – Pubblicato in: The Funky Art Exhibitions – Tags: , , , , , , , , ,

Dal felice connubio fra moda e arte nascono spesso mostre molto interessanti, come quelle che vi propongo oggi, che si svolgono alla Fondazione Prada di Venezia e  al Museo Gucci di Firenze.

In un momento storico particolare come quello che stiamo vivendo, la Fondazione Prada e con essa il curatore Germano Celant, lancia una provocazione: e se la spinta per un vero cambiamento, la si trovasse nel passato?

Da qui rinasce, a distanza di più di quarant’anni, in un luogo e un tempo diversi, una mostra che fece epoca: “Live in Your Head. When Attitudes Become Form” . Esposizione ideata da Harald Szeemann alla Kunsthalle di Berna nel 1969 e che fece discutere per l’approccio curatoriale innovativo.

Fino alla nascita dell’arte contemporanea, il lavoro del curatore era molto più semplice di quanto non lo sia oggi, grazie soprattutto ad una divisione tra pittura e scultura che già escludeva da sé una serie di problemi. Con l’arrivo di opere realizzate con materiali non convenzionali nelle sale dei musei e dei centri di esposizione, i curatori furono costretti a porre maggiore attenzione sul proprio statuto, finendo per trasformarsi esse stessi in artisti, caratterizzati dalla capacità di costruire le proprie opere mettendo insieme pezzi, materiali e linguaggi diversi.

Ciò che ci si propone di fare oggi alla Fondazione Prada, è riproporre quel momento di grazia, che vide insieme un grande curatore e alcuni tra gli artisti più significativi del secondo ‘900: Carl Andre, Joseph Beuys, Alighiero Boetti, Walter De Maria, Jannis Kounellis, Sol LeWitt, Mario Merz.

Perché? Probabilmente per riflettere su quanto è rimasto di quella stagione? Come si è evoluto nel tempo quel processo creativo messo in atto come sfida intellettuale? Cosa è possibile recuperare di quell’esperienza ? Quali sono le possibili relazioni che si possono instaurare tra passato e presente?

When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013” sceglie una riproposizione letterale, mantenendo le originarie connessioni tra le opere: il progetto viene così trasferito con un passaggio in scala 1:1, dalle pareti bianche ed essenziali della Kunsthalle di Berna ai saloni affrescati dell’antico palazzo veneziano di Ca’ Corner della Regina. Lo  spettatore compie, in questo modo, un salto nel passato, vivendo però la straniante sovrapposizione tra due spazi diversissimi. In mostra le opere originali esposte a Berna, alcune provenienti da collezioni private e musei internazionali, oltre a una serie di fotografie, video, libri, lettere, oggetti e materiali originali relativi alla mostra del ‘69. Il tutto reso possibile grazie ad uno stretto lavoro di collaborazione con gli artisti, gli eredi e le rispettive fondazioni, oltre che con Glenn Phillips, curatore del Getty Research Institute di Los Angeles, che ospita l’archivio e la biblioteca di Szeemann.

When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013

Ca’ Corner della Regina

Calle de Ca’ Corner

1 giugno – 3 novembre 2013

Orario: 10 – 18, Martedì chiuso; la biglietteria chiude alle 17.30

info:info@fondazioneprada.org

Di tutt’altro tenore la mostra del Museo Gucci a Firenze. Ciò che caratterizza l’arte di Joana Vasconcelos è la decontestualizzazione di ciò che è comune e familiare (oggetti d’uso domestico, cucchiai di plastica, ma anche icone nazionali) e la decostruzione di come vengano universalmente identificate le certezze, in particolar modo in riferimento ai generi sessuali, alla classe sociale ed alla nazionalità.

Vi è un pensiero politico nel lavoro della Vasconcelos. La Rivoluzione dei Garofani del 1974, il regime autoritario e la cultura patriarcale di Salazar costituiscono lo sfondo e il contrappunto alla sua incredibilmente energica re-invenzione dell’identità portoghese, soprattutto femminile. L’artista ha ereditato ed assimilato sia il linguaggio visivo e i temi interpretati da Marcel Duchamp nei suoi “readymade”, sia il consumo di massa esemplificato dall’arte pop di Andy Warhol e Claes Oldenburg e le sovversive, a tratti ironiche voci femministe di Louise Bourgeois e Eva Hesse. Soprattutto, Joana Vasconcelos incorpora nelle sue opere il tradizionale artigianato portoghese, utilizzando per i suoi lavori l’uncinetto, la filigrana e le ceramiche sia come pratiche artistiche che come soggetti storici.

All’interno dello spazio espositivo del Museo Gucci di Firenze un grande cuore rosso sospeso al soffitto –Red Independent Heart- è formato da migliaia di coltelli, forchette e cucchiai di plastica traslucida fusi fra loro e modellati su di una struttura in ferro per creare una splendida, elegante immagine di un cuore roteante che si muove al suono tradizionale del fado.

Il cuore è l’interpretazione in plastica di un monile classico della gioielleria portoghese, “Coração de Viana – Il cuore di Viana”, qui riprodotto in scala monumentale. Simbolo della città di Viana do Castelo, nel nord-ovest del Portogallo, “Il cuore di Viana” è realizzato con la tecnica della filigrana, una particolare lavorazione ad intreccio che utilizza fili metallici invece che tessili ed è praticata nella città portoghese fin dal Medioevo. Il titolo dell’opera proviene dal fado: si tratta di una frase della canzone “Estranha Forma de Vida”, che arricchisce il lavoro di un altro importante elemento di storia portoghese, le canzoni della cantante Amalia Rodrigues. L’amatissima voce della Rodrigues ha infatti caratterizzato la cultura popolare portoghese dalla metà del secolo scorso: è un vero simbolo del Portogallo, come il Cuore di Viana che accompagna dolcemente.

Nelle altre opere presenti in mostra, l’uncinetto è il protagonista indiscusso. Lavoisier , per esempio, è realizzata con un lavello da cucina in acciaio inossidabile intorno a cui si intrecciano coloratissimi tessuti, tipici del lavoro di Joana Vasconcelos. La tecnica dell’uncinetto rimanda ad una delle opere più conosciute dell’artista, “Contaminacion” (2008), dove questa idea chiave è stata esplorata su larga scala. I tessuti realizzati a mano, la loro morbida consistenza e i vivaci colori creano un elemento di contrasto con il lavello di un freddo grigio acciaio, simbolo di una domesticità soffocante. I fili colorati avvolgono l’oggetto con una gioiosa creatività che ricorda la natura dilagante e sovversiva di “Contaminacion”. L’opera racconta la relazione tra il mondo industriale e quello tradizionale e artigianale, tra l’umano e il moderno, rivelando l’ambiguità del progresso.

Vi è anche un progetto video Hand-made (2008)  che documenta cinque donne di differenti generazioni, paesi e culture mentre lavorano all’uncinetto e a maglia. La ripresa a moto circolare della telecamera ritrae il lavoro e l’interazione fra le protagoniste, filmate in alcuni dei luoghi più rappresentativi del patrimonio artistico e architettonico portoghese: dal sito megalitico del Cromlech di Almendres – vicino a Guadalupe – al Palácio da Pena di Sintra – uno dei più alti esempi di architettura romantica di tutto il Portogallo – evidenziando così il carattere fortemente documentaristico del progetto. Con Hand-made, Joana Vasconcelos svela al pubblico una complessa rete di relazioni etnografiche, sociologiche e storiche.

 Joana Vasconcelos

Museo Gucci, Piazza della Signoria, 10

20 giugno – 15 dicembre

Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Biglietti: Il 50% dei proventi di ogni vendita sarà devoluto alla tutela e al restauro dei tesori della città di Firenze.

info: guccimuseo@it.gucci.com