The Funky Art Exhibitions: Boetti, Stingel e l’Oriente 16 Aprile 2013 – Pubblicato in: The Funky Art Exhibitions – Tags: , , , , , , , , , , , ,

Tappeti tessuti con trame d’Oriente sono al centro della produzione artistica di due grandi interpreti dell’arte contemporanea: Alighiero Boetti e Rudolf Stingel celebrati a Roma e Venezia con due mostre personali.

Arrivato a Roma nel 1970 il diciottenne Francesco Clemente incontra Luigi Ontani e insieme esplorano il mondo dell’arte della città eterna. Un paio d’anni più tardi arriva in città, da Torino, Alighiero Boetti, che scrive: “Sono a Roma con una matita e un foglio di carta per ricominciare da zero”. Malgrado la differenza di età (Boetti era del 1940) il legame tra i tre si rinsalda, per loro la città è un ailleur, ci vivono come stranieri, cercano un altro mondo possibile in cui liberare la creatività.

Di quella stagione primigenia vuole dare conto la mostra Alighiero Boetti e Roma al Maxxi fino al 6 ottobre, che si pone d’indagare quale sia il legame tra Boetti e la città eterna.

Le parole di Annemarie Sauzeau, prima moglie dell’artista ce lo spiegano bene: “Aveva l’illusione che Roma fosse già Palermo e Palermo già Il Cairo”. Una porta d’Oriente per Boetti che soltanto dopo scoprirà il “suo” Afghanistan.

L’esposizione, curata da Luigia Lonardelli, proietta il visitatore nel mondo dell’artista fatto di Orme, Mappe, Tappeti, Faccine, Fregi e Poesie che raccontano l’instancabile reiterazione del tempo e dei gesti, descritti da Boetti in un piccolo mondo caotico. Mondo che in qualche modo viene intrappolato da confini, linee, margini, tracciati orizzontali e verticali.

Le pareti bianche della galleria 4 del museo vengono investite dai colori delle “Poesie con il Sufi Berang” (1989), un’opera, per la prima volta esposta in Italia, composta da 51 quadrati ricamati su tessuto dai rifugiati afghani del Pakistan. Sul manto dai colori caldi, all’alfabeto latino si alternano poesie in farsi composte dal maestro Sufi Berang. L’amore, soprattutto per l’Afghanistan, iniziato nel 1971 (quando per la prima volta venne in contatto con quella terra), attraverserà la vita e il percorso artistico di Boetti.

E l’attrazione per l’Afghanistan fu così forte che alla fine della biografia scritta dalla prima moglie si legge: “Boetti ha chiesto che le sue ceneri fossero disperse sopra le acque color lapislazzulo dei laghi di Band-e Amir, in Afghanistan”. L’immagine di quel luogo magico e incontaminato ci viene mostrato nel video in 16 mm dell’artista inglese Jonathan Monk che apre la mostra. Monk chiese ad un afgano di realizzare una ripresa fissa. Il desiderio di Boetti, però, non è ancora stato esaudito!

Alighiero Boetti a Roma

Maxxi, Museo delle Arti del XXI secolo

Dal 23 gennaio al 6 ottobre 2013

info: www.fondazionemaxxi.it

La personale Rudolf Stingel a Venezia, si sviluppa lungo tutta la superficie espositiva di Palazzo Grassi, più di 5.000 metri quadri, comprendendo atrio, primo e secondo piano. Per la prima volta, l’intero spazio dello storico palazzo è dedicato a un unico artista, con opere inedite e creazioni degli anni passati (una selezione di oltre trenta dipinti), esposte insieme a una grande installazione site-specific .

Il progetto, ideato dallo stesso Stingel, si snoda lungo tutte le sale del palazzo, in cui è stato steso, per ricoprire l’intera superficie sia del pavimento sia delle pareti, un tappeto stampato a motivo orientale, trasformando il museo stesso in un’opera d’arte. La ricerca dell’artista è sempre stata indirizzata ad analizzare il rapporto tra spazio espositivo ed intervento artistico ed anche questa installazione s’inserisce in quest’ambito: il tappeto è per Stingel uno strumento attraverso il quale la pittura entra in relazione con il contesto architettonico. Da sempre interessato a ridefinire il significato di pittura e della sua percezione, l’artista fa del tappeto un elemento centrale della sua poetica, testimone del trascorrere del tempo e del passaggio delle persone, ma anche fonte di ispirazione, nella varietà di tipologie e tramature, per serie successive di quadri.

Salendo le scale, il primo piano ospita i silver paintings tele di grandi dimensioni, in cui l’unico colore usato è l’argento. Il secondo piano ospita invece ritratti per lo più di statue lignee seicentesche, da Santa Barbara, a San Giovanni Battista, oli di piccole dimensioni dipinti in bianco e nero, che rievocano le immagini  incontrate su vecchi libri. In una sala, l’ordine si spezza e i dipinti hanno sfondi materici da cui emergono ritratti.

Il motivo del tappeto riporta alla mente il passato della città di Venezia, ma, al tempo stesso, si fonde con l’immagine dello studio viennese di Sigmund Freud, un ambiente caratterizzato da diversi tappeti orientali stesi sul pavimento, sulle pareti, sul divano e sul tavolino. Il richiamo alla cultura mitteleuropea, che grande importanza ha avuto nella formazione di Stingel, è anche un omaggio all’amico Franz West, di cui nella sala principale è presente un magnifico ritratto. Il riferimento allo studio del padre della psicanalisi, può offrire una chiave di lettura dell’installazione: la sensazione avvolgente e l’esperienza sensoriale che si provano addentrandosi in questo labirinto accompagnano il visistatore in un viaggio trascendentale verso l’Io, trasformando lo spazio in un luogo di meditazione silenzioso e accogliente.

In questa chiave, il progetto espositivo si trasforma in un viaggio interiore, che il visitatore è invitato a percorrere liberamente: dall’autoritratto dell’artista volutamente seminascosto dalle colonne dell’atrio alla luminosità dell’argento dei dipinti astratti del primo piano, dalle sale in cui il tappeto diventa dipinto al bianco e nero dei “ritratti di sculture” del piano superiore. La mostra intende mettere in luce il dialogo tra astratto e figurativo, al centro della poetica dell’artista e invita lo spettatore a riflettere sull’idea di ritratto e sul concetto di riappropriazione delle immagini.

Rudolf Stingel

Dal 7 aprile al 31 dicembre 2013

Palazzo Grassi – Venezia

info: www.palazzograssi.it