Buona Marchetta a tutti. 27 Ottobre 2015 – Pubblicato in: The Funky Diaries
Perché se vale per i blogger,quando si parla di sponsored post, può valere per moltissime categorie.
Lavori per un’azienda etica a tutto tondo? Hai deciso di dedicare la tua vita al volontariato? Fai un lavoro che migliora la qualità della vita del prossimo e del pianeta?
Allora sei due volte fortunato: uno per il tuo splendido karma, due perché puoi evitare di leggere questo post.
Marchétta singolare femminile.
Il gettone che le prostitute di una casa di tolleranza ricevevano dalla tenutaria ad ogni prestazione, come riscontro ai fini del compenso cui avevano diritto. Per estens., in frasi gergali, la prestazione stessa: fare marchette, fornire prestazioni sessuali dietro pagamento; per metonimia, prostituta, o anche omosessuale maschio che si prostituisce.
(da Treccani.it, il secondo significato, il primo è il diminutivo di marca)
Definizione pesantuccia.
Si usa comunemente per definire un post dove è presente uno sponsor che ha pagato. Badate bene, mi conoscete ormai, amo prendere le cose con leggerezza: la vuoi chiamar marchetta, fallo, però una volta per tutte mi piacerebbe spiegare all’utente arrabbiato con la categoria blogger che prendono soldi perché lo chiamo lavoro e non mi sento marchettara.
Io per vivere faccio un mestiere bellissimo in completa trasparenza: lo spiego qui e il post è sempre presente in homepage così chi arriva per la prima volta su queste pagine può capire al volo chi sono e cosa faccio.
Ora, per poterlo fare bene vivo sempre sul filo del rasoio: per non perdervi, per non perdermi, devo valutare tutto e sinceramente non è sempre facile.
Quando arriva una proposta, mi viene richiesto di essere coerente.
Che faccio? Prendo i soldi e mi gioco credibilità con tal prodotto? A quanti di voi non blogger viene richiesto quotidianamente se sia giusto o sbagliato guadagnare lo stipendio?
Anche quando sei più che certo di aver fatto benissimo a non accettare la proposta, per x motivi, stai pur sempre rinunciando a un compenso del quale avresti bisogno.
Magari non ti piace il brand, o sai già che sarà un buco nell’acqua e non ti piace lavorare male, oppure pensi che i tuoi lettori potrebbero non apprezzare e in fondo non lo apprezzeresti nemmeno tu da utente…Anche con queste certezza, si palesa un concetto poco poetico e etico: sto rinunciando a dei soldi, sto rinunciando a parte dello stipendio. Sì, è una ripetizione, si capisce che quando dico no ho comunque sempre paura?
Poi rinunci, forte della tua scelta, con l’ansietta in pancia: speriamo che mi entri presto qualcos’altro.
Perché questa non è la vita del blogger, è la vita del libero professionista: difficilmente puoi contare su un flusso costante di lavori.
Mettiamoci che personalmente ci metto tutta me stessa perché questi contenuti siano fruibili, piacciano e siano un bel momento di intrattenimento…
Allora mi chiedo come mai, dalla categoria blogger, si richieda un’etica così forte?
Per carità, il senso dell’etica dovrebbe essere presente in qualsiasi mestiere, non fraintendetemi, dico solo che difficilmente diamo del poco etico all’impiegato di un’azienda che per vivere ci fa impazzire dopo averci portato a stipulare contratti dei quali non avevamo capito bene tutto e ora non sappiamo più uscirne, per fare un esempio a caso.
Oppure la mattina al bar salutate il suddetto impiegato con un:” Ci si vede dopo la marchetta? Aperitivo?”
Perché a questo punto, marchetta, traslato su tutti gli altri mestieri, potrebbe riguardare qualsiasi progetto…
E ora una cosa che potrà sembrare assurda: amiamole, le funky marchette, amiamole tanto.
Perché mi ci sono impegnata, perché le ho scelte, perché senza di loro Le Funky Mamas non esisterebbero più e perché mi stanno permettendo di vivere e di investire in un progetto tutto mio. Senza queste preziose collaborazioni non avrei potuto aprire l’eshop.
Buona giornata e buona marchetta a tutti.
Commenti
Brunhilde Ottobre 27, 2015 - 08:35
Sai qual è l’aspetto delle marchette che mi manda letteralmente in bestia? Il loro restare occulte, il non palesarsi, rimanendo nell’oscurità.
In questo periodo, per farti un esempio attuale, è tutto uno spuntare di rossetti di un marchio di lusso francese di tre lettere. Tutte le bloggers, anzi, le influencer, non fanno che pubblicare foto e contenuti in cui il rossetto è posto in bella vista. Senza specificare, però, che loro quel rossetto non se lo sono pagato da sole, ma l’hanno ricevuto come campione. Alcune, chissà, incassano anche qualche spicciolo. E la dicitura: «sponsored post»?, «campione», oppure il tag «#adv», visto che ne usano tanti potrebbero pure usare la correttezza di specificarlo.
Questo è il lato oscuro delle marchette, quel che mi fa sentire presa per i fondelli (come ebbi a scrivere più di un anno fa).
Ora mi scuso, ma sono un po’ di fretta. Torno tra un paio d’ore e continuiamo la conversazione.
justine Ottobre 27, 2015 - 08:42 – In reply to: Brunhilde
Vanno assolutamente palesate e viva viva le marchette fatte bene.
Ora però, perché a me niente rossetto? ahahaha
Baci
Ju
Brunhilde Ottobre 27, 2015 - 11:47 – In reply to: justine
Al posto tuo non me ne cruccerei troppo, visto che con me questa campagna mediatica assillante otterrà esattamente l’effetto opposto: tra tutti i rossetti che prenderò in considerazione (e sai che li uso!), di sicuro quello lo scarterò per primo.
Altra considerazione, visto che prima avevo il tempo contato (anche adesso, vabbè): puoi anche scegliere di farti sponsorizzare qualche contenuto, che so?, un post ogni 10 scritti di tuo, ma ci dev’essere una proporzione. Non puoi snaturare la tua identità, cribbio. Molti influncer (evito di usare l’espressione «blogger», perché mi riferisco anche alle foto su instagram o ai singoli tweet) ormai bombardano quotidianamente i loro seguaci di contenuti prezzolati – occulti, per giunta. Tanti, troppi, e spesso sempre gli stessi. Non so tu, ma a me non interessa (e non piace nemmeno) seguire qualcuno che si limita a pubblicare pubblicità. Non apriamo il capitolo givauei, poi…
Alessio Ottobre 27, 2015 - 09:20
Pienamente d’accordo con Brunhilde.
Inoltre la tendenza ad accettare TUTTO per i 100E o i 500E che le aziende regalano. Che poi, regalano…non proprio visto che chiedono alle blogger di parlare di un qualcosa che spesso e volentieri non c’entra niente con lo stile del blog stesso.
In ogni caso non esagererei neanche piu’ di tanto. Ogni persona dotata di minima intelligenza non si aspetta una etica superiore dalle blogger, perche’ come hai detto tu, non stiamo parlando di cose che migliorano questo mondo.
Allo stesso tempo, incolpo anche le aziende per dare tutta questa importanza incondizionata a blogger. Per la mia esperienza, poi, il ritorno e’ pochissimo, ma questo capita anche per la scarsa qualita’ di contenuti o per il soggetto che stona con l’armonia di un blog.
Chiudo dicendo una cosa: troppe blogger al giorno d’oggi sparano dei prezzi assurdi per fare un post mediocre, facendomi credere che hanno perso un po’ il contatto con la realta’. Ma allo stesso tempo, troppe aziende pagano senza pensare che con quegli stessi soldi si puo’ creare un contenuto migliore e molto piu’ sensato.
E’ un circolo vizioso…che spero finisca presto.
Ale
justine Ottobre 27, 2015 - 09:26 – In reply to: Alessio
Sta già finendo, o meglio, si sta già evolvendo. Il post sponsorizzato da solo non è più l’unica forma di collaborazione.
Per quanto riguarda il ritorno, dipende, come dici tu, da come viene fatto e da cosa c’è per contorno…
Per finire non credo che sia solo questione di dare importanza incondizionata alle blogger, credo invece che un errore potrebbe essere puntare solo su dei numeri e non scegliere una blogger che calzi il progetto a pennello: quando questo avviene, spesso i risultati sono ottimi.
Ciaoooooooooo
Silvia Ottobre 27, 2015 - 10:45
Credo che il tuo ragionamento sia perfetto dal punto di vista di blogger, dal mio punto di vista di lettrice le cose peró sono diverse e provo a spiegarmi.
Personalmente non ho nulla contro i post sponsorizzati, a volte li leggo, altre no e la questione finisce lì. Quello che invece mi infastidisce, e forse lentamente allontantanando dal web, è questa continua necessità di bombardare l’utente con qualsiasi tipo di sponsorizzazione (pure instagram ci si è messo). Il blog è uno strumento meraviglioso che nasce peró come diario personale e credo che il punto della questione stia proprio lì, soprattutto per le “vecchiette” che come me hanno iniziato a leggere e seguire blog per cercare nuovi spunti e riflessioni non contaminati da parti esterne. Mi rendo conto che quello che sta accadendo fa parte di un cambiamento inevitabile e infatti da stizzita sono diventata tollerante, ma a volte sarebbe bello poter leggere dei contenuti senza dover dribblare annunci.
A me sembra che tu stia facendo bene, peró ti sei scelta un lavoro difficile 🙂 #buonfarcela
justine Ottobre 28, 2015 - 21:10 – In reply to: Silvia
Ciao Silvia,
onestamente? Io ci ho sempre sperato dall’inizio che diventasse un lavoro, anche se davvero, nel 2009, mi sembrava impossibile. Molto utile il tuo commento e pertinente.
Le Mamas hanno una parte personale, diario, da solo un anno e mezzo, credo che per questo su questo tipo di blog sia sempre stato tollerato tutto…effettivamente, il cambiamento forzato in pochi anni può essere destabilizzante e va fa fatto con cura.
Cambia tutto alla velocità della luce…pazzesco!
Grazie
Justine
riciclattoli Ottobre 27, 2015 - 11:05
io penso che due siano i punti: il primo ovvio (anche se ehm non mi pare così, e non dico nel tuo caso) trasparenza: i post sponsorizzati &co vanno sempre dichiarati, minimo con un tag apposito. E coerenza. Vero che è stipendio, però parlare di una cosa che mai comprerei, che nn c’entra nulla col blog, che non mi piace, o dirne più o meno palesi bugie ecc ecc bè decisamente eccessivo. Tra qui e il puritanesimo di chi pensa che chi fa il blogger (che poi è un libero professionista come tu dici) debba vivere d’aria, ne passa, come se chi ha un lavoro da dipendente dicesse al suo capo: no questo cliente mi sta sulle balle non ci lavoro. Ci vorrebbe semplice buon senso, onestà e etica, ma etica non vuol dire non farsi pagare per il proprio lavoro, ci mancherebbe! Ciao, Vale
justine Ottobre 28, 2015 - 21:11 – In reply to: riciclattoli
Grazie mille Vale!
biancume Ottobre 27, 2015 - 11:59
Come in qualsiasi ambito lavorativo, c’è chi sa fare un post sponsorizzato e chi no.
Chi lo rende palese, chi no.
Io sono abbastanza refrattaria ai post sponsorizzati non sempre li leggo ma uso due pesi e due misure.
Non mi piace quando i blogger parlano di “tutto” indistintamente. I numeri sono importanti ma “calzare a pennello” credo sia la chiave più efficace, più credibile quanto meno.
A volte, alcune campagne, sono un susseguirsi di “contenuti replicati”, uguali a se stessi e allora li salto a piedi pari.
Se, invece, un post è scritto bene, con belle foto, “fatto bene”, costruito intorno al prodotto senza essere solo veicolo di “descrizioni indotte” allora lo apprezzo.
Amo lo stile funky proprio per questo, arrivare a fine post e pensare: “è vero, è sponsorizzato ma è fatto bene”.
justine Ottobre 28, 2015 - 21:12 – In reply to: biancume
Ciao cara,
grazie per il commento.
Spero tanto che lo legga un’agenzia di quelle difficili da convincere che la campagna di massa non funziona e stufa…
Ti abbraccio fortissimo!
<3 Ju
Paola_scusateiovado Ottobre 27, 2015 - 12:46
Siamo così bombardati da sponsorizzazioni, post sponsorizzati, post penosi scritti ad hoc che ormai leggiamo meno anche persone che prima magari ci piacevano: e se sono tutte marchette alla fine non ti fidi più de blogger o dell’influencer del caso. E’ questo il problema. L’esasperazione della marchetta. Se provi un prodotto o fai un lavoro non c’è proprio nulla di male, anzi, è il fulcro di tanti blog. Se però non è tutto fintissimo e bellissimo sempre.
Io ho cominciato ad usare un # che mi sono inventata per parlare di prodotti che ho provato senza sponsorizzazione. #notAmarchetta. Se è sponsorizzato, lo scrivo.
Non sono mamma ma a voi vi seguo 🙂
justine Ottobre 28, 2015 - 21:12 – In reply to: Paola_scusateiovado
Not a marchetta è stupendo!
Grandissima
Ju
Micaela Ottobre 27, 2015 - 13:02
Concordo in pieno con quanto hai scritto.
justine Ottobre 28, 2015 - 21:13 – In reply to: Micaela
Grazieeeeeeee
Ciccionciona Ottobre 27, 2015 - 22:32
Sono d’accordo con biancume, anche io amo molto il tuo stile funky, se un post anche sponsorizzato è fatto bene è un piacere leggerlo. Poi, cribbio, siamo liberi di scegliere chi seguire! Perché lamentarsi di chi in rete produce solo contenuti sponsorizzati e non lo dice… Non seguiteli più, ecco fatto. Justine, io ricordo due dei tuoi ultimi post sponsorizzati, che ho letto da mamma, uno sui ciucci, ho apprezzato soprattutto le foto, ma i miei bimbi si trovano bene con i loro, dopo lunghe ricerche e prove, e quindi non li cambio solo per delle belle foto. Nell’altro post che ricordo invece si parlava di giochi, e proprio in quei giorni con mio marito cercavamo dei giochi per il nostro maschietto, ecco che vado a visitare il sito dello sponsor… E anche lì complimenti per le tue foto!
Insomma, siamo LIBERI! Liberi di decidere anche come spendere i soldi che abbiamo la fortuna di guadagnarci senza rubare niente a nessuno. Ciao
justine Ottobre 28, 2015 - 21:15 – In reply to: Ciccionciona
Importantissimo il tuo commento!
Non siamo i figli delle pubblicità anni 80, ok sponsorizzare e parlare di prodotti, ma siamo tutti molto più consapevoli all’acquisto di un tempo…
Grazie
Ju
volevofarelarockstar Ottobre 27, 2015 - 23:57
Ciao! Credo di non aver mai commentato qui 🙂
Io i post sponsorizzati a volte li leggo perché sono piacevoli (non li leggo quando qualcosa viene pompato su tutti i blog, sempre uguale).
Detto questo, come hanno già detto sopra, anche io mi sto abituando a una cosa che qualche anno fa mi infastidiva. È che un blog lo vedo come uno spazio di espressione non mediata e ai primi post sponsorizzati mi sentivo stupita e amareggiata come se di punto in bianco, una mia amica, prendendo il caffè con me, avesse previsto un intervallo pubblicitario, e mi avesse detto “Ehi, tu prendi lo stipendio? Sì? Io ho così tante amiche e dedico così tanto tempo a prendere il caffè con tutte che intendo farne un lavoro”. Poi mi ci sono abituata, credo che anche il marketing sia un’opportunità di espressione (tant’è vero che è il mio lavoro), e inoltre continuo a notare meno marchette nei blog che nei giornali. Quindi, se il post sponsorizzato sostiene uno spazio che leggo con piacere che altrimenti sparirebbe per mancanza di tempo o stimoli, perché no.
justine Ottobre 28, 2015 - 21:18 – In reply to: volevofarelarockstar
Ciao,
immagino che sui blog personali non sia stato semplice all’inizio di questa baraonda, inizialmente volevamo fare un magazine e poi si è trasformato, non saprei definirlo ma in quello che sono oggi Le Mamas, credo che per noi sia stato più semplice in credibilità anche perché non siamo nate come diario…
Io lo dichiaro serenamente, senza sponsor avrei chiuso…avrei tenuto la pagina facebook, grazie per la tua bellissima chiusa!
Un abbraccio
Ju
leparoleverranno Ottobre 28, 2015 - 00:20
Al di là della trasparenza ( mi sento abbastanza scafata per riconoscere un post sponsorizzato anche quando non è dichiarato) quello che mi dà noia spesso è il bombardamento. Ti faccio un esempio, non uno a caso perché eri anche tu coinvolta: l’uscita del film di Cenerentola. Dopo n. blog che parlavano tutti di questo film ho smesso di leggere: basta, pietà, che noia, ecc. Certo, ognuno ne ha parlato a suo modo però un po’ di differenziazione di argomenti. Era come guardare la serata degli Oscar con le attrici tutte con lo stesso vestito… non so se mi sono spiegata.
Quindi, sì alla marchetta, ma un po’ di esclusiva e unicità, tipo essere Strafi… 🙂
justine Ottobre 28, 2015 - 21:24 – In reply to: leparoleverranno
Applausi.
Questo è un problema enorme per noi blogger, riuscire a non essere in una campagna di massa.
Non è facile, perché molti brand vogliono solo questo.
E pensa che io ne faccio pochissimi.
Hai fatto un esempio, pensa che ho accettato perché avevo la possibilità di farlo diversamente, non ero all’anteprima,niente feste, ero alla conferenza stampa con altre tre mamme blogger e basta, ho poi parlato di una trottola cenerentola di un noto marchio.
E anche così, c’era talmente tanto sull’uscita, che lo hai messo nel calderone. Più chiaro di così si muore.
Io ci provo ad avere l’esclusiva su tal e tal progetto, ma non è facile per niente, niente, niente.
Credo molto nella diversificazione e nell’efficacia di fare le cose come dici tu. Poi ovvio, ogni tot prendo post di campagne con tante altre colleghe, perché devo…
Spero fortissimamente che questo trend si evolva.
Grazie
Ju
leparoleverranno Ottobre 29, 2015 - 13:45 – In reply to: justine
Il tuo era personale e unico (la foto in bagno dove ti cambi le scarpe? Top!). Mi hanno fatto tristezza quelle che si sono limitate a fare copia e incolla della cartella stampa. Peggio per loro…
justine Ottobre 29, 2015 - 14:50 – In reply to: leparoleverranno
Grazie, questo non cambia il fatto che alla fine, la sovraesposizione, ha annoiato tutti. Vera verità!
Alessandra Ottobre 28, 2015 - 13:43
Io sarò molto estrema: da non blogger (ma da utente) penso che bisogna essere pragmatici. L’etica secondo me non c’entra. Business is business. Ti piace questo prodotto? Sponsorizzalo. Per me non ci sono problemi. Poi starà a me lettore fare le mie valutazioni. Non si vive d’aria, i soldi servono, come a un qualsiasi dipendente. That’s all. Il vero fraintendimento è: cosa si aspettano i lettori? Dovremmo tutti renderci conto che un blog non è un diario chiuso con il lucchetto (o almeno non lo è più).
justine Ottobre 28, 2015 - 21:25 – In reply to: Alessandra
per fortuna perché le chiavi dei lucchetti le perdo sempre, mannaggia la miseria!
Grazie
Ju
Sabrina Ottobre 28, 2015 - 17:22
Probabilmente la cosa nasce dal fatto che chi legge un blog pensa di leggere un diario pubblico, una raccolta di vita, di pensieri (ill blog non è autentica vita e il blogger decide cosa scrivere, però si può incorrere nell’errore di leggere un VERO diario), si leggono post su paure, su gioia, su fatti accaduti, figli, vacanze, cani e il post sponsorizzato viene vissuto come un intruso. Da una cassiera uno non ci va per sapere la sua vita, sapere quel che pensa del mondo, lo stesso da un impiegato di un’azienda. Forse qui nasce il “fastidio” di alcuni a leggere post sponsorizzati. Secondo me i tuoi post sponsorizzati sono fatti benissimo e li leggo con piacere, un post sponsorizzato scritto con cura (prima ancora scelto perchè se mi consigli tutto e il contrario di tutto io non riesco più a crederti) non crea alcun fastidio nè senso di intrusione. Apprezzo ancora di più quando l’azienda coinvolge il blogger in altre iniziative che non siano il solo post sponsorizzato, mi dà l’idea di un percorso. Non mi piacciono e non leggo i post sponsorizzati in cui viene buttata là la foto del prodotto e un testo poco davvero poco curato e non capisco la politica di alcune aziende di far scrivere post sponsorizzati a 10 blogger che escono quasi tutti nello stesso momento e tutti uguali. Per un periodo 10 blogger esaltavano caffè XX poi le stesse 10 il mese dopo parlavano delle virtù dello sgrassatore, in questo caso non riesco a leggerli.
justine Ottobre 28, 2015 - 21:30 – In reply to: Sabrina
Sulle campagne di massa ho riposto più su, a un altro commento, speriamo cambi. Per ora ogni tanto si fa…
Io ho scelto di parlare sempre di quello che mi piace e quando in un post sponsorizzato racconto di me lo faccio sinceramente, il prodotto c’è, ma mi piace pensare che sia lui a sponsorizzare il mio contenuto e non viceversa. Questo avviene con le aziende con le quali collaboro meglio e in maniera continuativa, non ti nascondo che se potessi lavorare solo così, ne sarei davvero felice!
Sul percorso ho solo una cosa da dire: spero che chi di dovere legga tutti i vostri commenti, l’utente finale siete voi e con i commenti a questo post avete dimostrato di avere le idee ben chiare e che siete avanti.
Io lo sapevo già, ma non sono io a darmi lavoro.
GRAZIE GRAZIE
Ju
Ornella Sprizzi Mammamatta Ottobre 29, 2015 - 14:26
Sai che forse ho già commentato qui un post analogo? O forse era da Zelda. Se mi ripeterò, scusami.
Per me la conditio sine qua non per cui scelgo di leggere qualcuno è il suo stile.
Se sai scrivere, se riesci a mettere un pezzetto di te in quello che dici, anche se mi stai parlando di un rotolo di carta igienica, che non c’entra neppure un singolo strap con il tuo piano editoriale, allora io continuo a leggerti. E, in fondo, quel piccolo tradimento del patto implicito fra chi scrive e chi legge (né più mai ti ingannerò, perché a te ci tengo assai) potrà essere perdonato e dimenticato, ogni tanto.
Le blogger che hanno fatto fortuna con qualche bella foto e due righe scritte male hanno vita breve. Questa cosa, che non so come chiamare, per me si vince nel lungo periodo.
Le aziende italiane non hanno ancora chiaro come funzionano i blog. Un po’ provano a raccattare collaborazioni gratuite, perché ci sono blogger che scrivono praticamente gratis. E mi dispiace dirlo, ma leggendole non si fatica a capire perché.
Altre aziende sono disposte ad investire, ma si preoccupano più del numero delle visite che, per esempio, dell’interazione, del tasso di conversione, della coerenza, della qualità.
Un post sponsorizzato può essere anche letto ventimila volte, ma se viene letto con disprezzo, fa solo danni. Sia alla blogger che all’azienda. Non mi sembra difficile da capire, possibile che nei reparti di comunicazione non ci arrivino?
Vengo io a farvi un disegnino!
Io penso che tu sappia precisamente quello che stai facendo, e lo stai facendo bene. Daje tutta.
Ornella
justine Ottobre 29, 2015 - 14:49 – In reply to: Ornella Sprizzi Mammamatta
Ornella, io credo fermamente in quello che scrivi e non ti nascondo che speravo in alcune risposte che sono arrivate.
Spero le legga chi di dovere, lo spero tantissimo.
Sulla questione numeri sorvolo, avrei tanto da dire, tanto.
Quali numeri? reali, non?
E poi perché quest’anno va tanto di moda la parola engagement se poi però in fondo preferisci altre situazioni?
Silvia Ottobre 31, 2015 - 18:29
Ciao Ju,
Io sulla storia delle markette ci sono dentro a vario titolo: sono lettrice di blog, ho un blog personale e anche a me arrivano inviti a eventi random, una volta persino una collaborazione, sono in redazione di Instamamme, un magazine on line, e ho un progetto personale di tipo commerciale e quindi faccio pubblicità sul web (anche a mezzo blogger). E poi ho lavorato per anni in pubblicità.
La verità e che c’è tanta confusione, ancora; questo è terreno vergine.
Il tuo modo di gestire i progetti e le collaborazioni mi piace, è genuino e ci metti sempre del contenuto che viene dalla tua testolina, che dovrebbe essere proprio il valore aggiunto del “post sponsorizzato” ma che spesso non c’è.
Potrei parlarne per ore, ma mi limiterò a dire qualcosa alle “utenti”: non è cambiato niente, solo che non ve ne rendete conto. È solo che ora invece dei canali televisivi e basta ci sono blogger che ci mettono la faccia: ci sono sempre stati spot orrendi e fastidiosi (tipo quelli degli assorbenti, ma poi li abbiamo comprati tutte quelli con le ali, perché il messaggio “esiste un assorbente con cui non ti sporchi il bordo delle mutande” è arrivato) e ci sono stati gli spot megafighi che abbiamo guardato decine di volte e che ci hanno fatto comprare il singolo della canzone che avevano per colonna sonora (e magari non abbiamo comprato il prodotto, perché i soldi per un Bravia non li avevamo, ma intanto abbiamo messo il marchio Sony Bravia nel cassetto “cose fighe” del nostro cervello). Cosa è sempre stato a determinare la differenza? 1. Reparti marketing illuminati e 2. Agenzie pubblicitarie estremamente creative ( che intanto scrivevano anche lo spot degli assorbenti perché s’ha da campá).
Ora la nostra Ju qui é sia canale di diffusione (e per questo le servono “i numeri”), sia “agenzia pubblicitaria”, e qui le serve il cervello. Poi ci sono le agenzie di comunicazione, che fanno da intermediari, e i reparti marketing dei clienti che fanno quello che hanno sempre fatto (i rompi-uova-nel-paniere).
Se decidono per la campagna di massa è un po’ la storia degli assorbenti con le ali: rompono le palle, ma raggiungono lo scopo. Sceglie il cliente e consiglia l’agenzia di comunicazione, e a certi marchi non frega una mazza di entrare nel cassetto dei fighi, punto.
Detto questo, noi lettrici abbiamo il “telecomando” dalla parte del manico, decidiamo cosa leggere e cosa no. Ma non ci lamentiamo se qualcun altro paga per i contenuti di cui noi fruiamo quotidianamente e gratis.
Scusa il guest post.
Baci
Silvia