Riflessi: “Da te a me. Pezzi di me… A pezzi. Riflessi dell’Io”. 20 Maggio 2014 – Pubblicato in: Riflessi

ph. credits Anna Le blance

ph. credits Anna Le blance

Io sono mia.

Che se chiudo gli occhi mi percepisco nitidamente, anche qui distesa sul divano, come se le infinite volte in cui il mio nome e’ stato pronunciato fossero tutte condensate in un attimo.

E’ così che accade.
Il tuo nome. Il suono del tuo nome. Del tuo corpo che lo fa risuonare. Dell’immagine che vedi riflessa o se chiudi gli occhi compare.
Ma questo lo avevamo già detto. (Vedi Post precedenti ).

Noi siamo qui. Qui. Adesso. E siamo noi con i nostri pezzi da tenere insieme sempre. E riconosciamo in questi pezzi parti di noi che poi alla fine sono tutto noi stessi. Pezzi di noi a pezzi.

Sono Pezzi…
Di canzoni da sentire a ripetizione. Fosse Furore o Sailing o Il Gatto Puzzolone.
Di torte che c’è sempre un motivo per festeggiare. E gustare la vita e il suo lato dolce.
Di conversazioni scritte e mai inviate.
Di giornali che diventano quadri.
Di cuore (mancante) lasciato tra le lenzuola.
Di corpo che si trasforma.
Di mare dove stendersi al sole ed aspettare che le onde ti portino lontano.
Di puzzle che se impariamo a “integrare bene” può diventare immagine.
Dell’Io e delle sue infinite forme, alcune delle quali impercettibili ai nostri occhi.
Senza eccezione. Senza limiti.

Io sono mia anche quando provo a non sentire. Ad azzerare il volume di un rumore che diventa silenzio. Quando cerco di annullare la presenza, come per trattenere il fiato. Di bloccarmi mentre vivo un gesto, un momento, un emozione. Che sfugge e non riesco ad afferrarla.
Ogni congelamento, ogni fuga Irrigidisce il nostro Io. Lo congela.

E’ così che diventiamo quelli che non siamo.

Maschere che non riconosciamo più.
Ghiaccio.

Facciamo un gioco: quali sono i tuoi pezzi! Prova a raccontare dei pezzi di te. Con un immagine, una frase, un pensiero…
Questo e’ uno specchio: vediamo cosa accade!

Inizio io.

Se dovessi descrivere quello che sento oggi lo intitolerei:
“Ho solo voglia di appoggiarmi adesso”.

E così un venerdì mattina mi riscopro “poltrona”. Si! Una di quelle che hanno sentito tante storie. Grande. Un po’ scomoda. Impreziosita di stoffe antiche. Con cuscini comodi. Pronta a “sostenere”.
Bella. Lì nella camera da letto. Accanto alla finestra sul cortile. Socchiusa.

Come quella “poltrona” sono una che accoglie, che tiene…
Pezzi, mani.
Che tiene duro,che tiene insieme. Dentro poco.
Carica di altri pezzi… Tanti… Troppi.
Come una poltrona piena di vestiti smessi la sera prima. Fatti di tante sere. Notti e odori che non e’ facile cancellare. E li porto tutti con me, in valigia e nella mente.
Ma oggi sono così carica di pesi che non posso più essere “rifugio”. Sono solo un contenitore. Disordinato. Caotico. Poco utile. Passivo.

Credo sia il peso. Troppo. O forse sarà la pressione, sarà la Primavera, sarà la metamorfosi in atto… Ma voglio sgomberare la poltrona e riappropriarmi di me stessa. E perché no. Appoggiarmi ora. A qualcuno a qualcosa. Ma lasciarmi andare.

E alla fine scelgo la felicità . La leggerezza. Scelgo me!

Prova tu. Rifletti! Racconta un pezzo di te.

Se vuoi farlo con un’immagine usa instagram: #funktreflection #funkymamas sono il modo giusto.