Riflessi – Il mio. 17 Novembre 2014 – Pubblicato in: Riflessi – Tags: , ,

C’era una volta….

Esattamente trenta e qualcosa anni fa, una bimbina che accelerava i tempi e veniva alla luce ben dieci settimane di anticipo.

C’era una volta….

Una mamma che pazientemente e con devozione, come solo una mamma sa fare, aveva aspettato la nascita della sua seconda figlia.
E che dovette aspettare ancora. Altri due lunghi mesi. In uno spazio bianco fatto di respiri, sospiri, lacrime e speranze e fragilità…
Ma alla fine eccole insieme. sane e salve. Felici e contente. Finalmente unite!

Riflessi

Oggi come allora ogni giorno più volte, in varie parti del mondo, la storia si ripete.
Chi ha dei figli lo sa che non e’ una storia semplice. Che anzi sarà una relazione complicata! Che il lieto fine bisogna costruirlo giorno per giorno. Che il percorso è pieno di ostacoli e le variabili incontrollabili.

Vi ho raccontato una storia, la mia. E ora provo a spiegare il legame dei legami. Da dove originano tutte le storie.

Stiamo parlando della relazione mamma-figlio. Della relazione delle relazioni. Della relazione che creerà lo stampino… E quelle successive saranno solo copie (a volte sbiadite) di quella prima e unica relazione!

Simbiotica. La definiscono. A far capire quanto i confini non servano a niente. A quanto sia viscerale. “E’ l’ossigeno per l’amore”.
Ma proprio come l’ossigeno può essere poco o troppo… E fare male.

La relazione più complessa. Che crea l’attaccamento. Si. Perché le modalità con cui ci leghiamo affettivamente ad un‘altra persona riflettono le nostre primarie esperienze di attaccamento.

Esistono quattro stili di attaccamento. Quattro modi di creare legami. Quattro stili di contatto con il mondo. Quattro modi di stare tra io e tu che influenzeranno cuore, sguardo e sorriso. Infinite forme che prenderemo e innumerevoli modi in cui vivremo.

attaccamento-sicuro

Nell’attaccamento sicuro, la sicurezza dell’accessibilità materna rende il bambino tranquillo nello spingersi a esplorare le novità.
Le persone con attaccamento sicuro sono ragionevolmente sicure delle proprie capacità di risolvere i problemi e per questo
tendono a testare le proprie ipotesi per eliminare quelle errate.
L’atteggiamento è tipicamente esplorativo.

attaccamento-insicuro-evitante

I bambini con attaccamento insicuro-evitante hanno sperimentato più volte la difficoltà ad accedere alla figura di attaccamento e hanno imparato progressivamente a farne a meno, concentrandosi sul mondo inanimato piuttosto che sulle persone.
Le persone con questo tipo di attaccamento si comportano come se gli altri non esistessero.
Sul piano cognitivo instaurano una sorta di autarchia per cui non tengono conto delle invalidazioni fornite dagli altri. Lo stile cognitivo è quello dell’immunizzazione: minimizzano, fino ad annullarli, gli effetti dell’ambiente ostile.

attaccamento-insicuro-ambivalente

I bambini con attaccamento insicuro-ambivalente, avendo sperimentato l’imprevedibilità della figura di attaccamento, tentano di mantenere con lei una vicinanza strettissima, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo.
A livello cognitivo, per evitare l’imprevedibilità, si muovono soltanto nel conosciuto, da cui sia bandita ogni novità.

Attaccamento-disorganizzato-disorientato
L’attaccamento disorganizzato-disorientato si realizza quando la figura di attaccamento è sperimentata come minacciosa. Il caregiver è spaventato/spaventante. Il bambino è portato a leggere sul volto della figura di attaccamento se nell’ambiente esistano pericoli oppure no; nel caso della madre spaventata/spaventante egli riceve costantemente un messaggio di pericolo, e poiché non trova nell’ambiente alcun motivo che lo confermi, la madre diventa fonte di minaccia.
Lo stile cognitivo è quello dell’ostilità: un modo di reagire alle invalidazioni consistente nel riproporre una costruzione della realtà che si è già rivelata fallimentare, l’altro è da ignorare.

“La qualità della relazione tra il bambino e chi lo accudisce plasma l’espressione innata dell’attaccamento del bambino e la rappresentazione mentale di sé, dell’altro e della relazione.”

Sono qui perché tu eri li. Sei qui perché ero lì. A custodire intrecci che si ripetono per sempre! Legami eterni.
Ecco l’augurio per me.