Parigi parte seconda. Alla ricerca di Colette. 7 Febbraio 2012 – Pubblicato in: Places – Tags: , , , , ,

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Ti svegli a Parigi, una tra le città più romantiche del mondo, la capitale dell’haute couture, la patria delle crepes, l’impero dello champagne…e ti fanno male i piedi.

Ebbene sì il nostro giorno free dopo il Playtime è cominciato con quella sensazione di fastidio fisico generale, un fastidio acuito da una bella luce piatta e grigia che filtrava dalla finestra della camera dell’hotel.

Justine era forse messa peggio di me: “Ju, vai a farti la doccia?” la risposta è stata “Gnusgrunf”

Capito no? Per la serie il buongiorno si vede dal mattino.

C’è da dire che, la nostra camera al Pavillon Opéra Grands Boulevards era più che confortevole e calda, ma soprattutto perfetta per controllare i movimenti degli appartamenti che si scorgevano dalla nostra finesta! Io sono portinaia dentro e posso dirvi che la signora della finestra di fronte ha lavorato al MacBook Pro fino a sera inoltrata e la mattina seguente il computer era ancora lì, con una tazzona da tisana al suo fianco, chissà…magari era una scrittrice.

Potevamo noi farci un giro per Parigi nei giorni più freddi dell’universo? Certo che sì! Ed allora via, pimpanti e scattanti verso mille avventure, i geloni sono subentrati alla seconda svolta a sinistra e per l’inciso io non ho mai smesso di imprecare contro la cartina turistica, contro l’assenza di 3G e contro la rete metropolitana della città. Ora ditemi, in tutta onestà, che tipo di voglia può trasmetterti una via/fermata che si chiama “Filles du Calvaire”?

Mentre io impreco Justine è muta (non accade molto spesso) e così camminando arriviamo alla famigerata Montmartre, però al posto dei celebri pittori franco/asiatici abbiamo trovato una strada interamente popolata da mercerie. Oggettivamente una bellissima scoperta, peccato aver avuto solo il bagaglio a mano.

Da questo momento in poi ci siamo perse, nel senso che tra il gelo ed i piedi stanchi facevamo fatica a deambulare in modo cosciente e perciò abbiamo preso l’unica soluzione possibile: andare verso Notre Dame. Vuoi non tornare a casa con la foto dei gargoille? Assolutamente sì e ci siamo accomodate in un globalissimo Starbucks, ma di fianco al Centre Pompidou che fa molto intelletualoide, peccato che a noi fregasse solo del WiFi e del riscaldamento centralizzato. Una poesia.

Eppure siamo piene di risorse, siamo Funky Mamas! Andiamo a vedere la Tour Eiffel? Il Louvre, vorrai mica perderti il Louvre con la piramide di cristallo e tutto il resto? Certo che sì! E fu così che inviammo un magnifico sms a Miss E. con questo testo:

D “Help dove cxxo è Colette? Mi dici la via puccet?”

R “Ahahahaha Rue Saint Honorè 213”

Ok, lanciamo la cultura alle ortiche e buttiamoci verso il blasone indiscusso delle limited edition, l’astro luminoso di ogni fashion wannabe ed i metri quadrati più ricercati durante le campagne vendita, peccato che i nostri problemi di orientamento non fossero finiti. Eravamo punto a capo su tutto: cartina diabolica, Iphone inservibile, indicazioni lanciate a caso o totalmente inesistenti. Pare che i parigini ignorino l’esistenza di Rue Saint Honorè e per questo al momento del sms l’orologio faceva le 14.12, da Colette ci siamo arrivate un’ora esatta dopo ed in quell’ora siamo riuscite a:

> fare foto a caso nell’attesa di vedere se un “simpaticone” con il Cayenne avrebbe ammaccato la portiera contro un paletto.

> farci spiegare la strada per la terza volta da un barista umorista, il quale non ha perso occasione di dire che gli italo francesi sono la razza peggiore

> abbattere miseramente a terra una piantina di erica con tanto di vasetto/secchiello in tinta, scappare come un fulmine ridendo (in solitario a squarciagola) e ripetendo mentalmente le battute della famosa scena di Marrakech Express, quella del Ponchia e la scimmia.

Dopo tutto ciò siamo giunte a meta, constatato la figaggine del posto, considerato che i commessi li hanno presi ad un casting e li veste una stylist, fatto foto di nascosto per poi venir riprese dai commessi suddetti.

Insomma, alla fine di tutto eravamo esauste. Parigi varrà pure una messa, ma la sensazione di aver parcheggiato la macchina da qualche parte non mi ha mai abbandonato. Intanto torneremo a Luglio e speriamo davvero di non beccare i giorni più caldi dell’anno!

Le foto però son venute bene, siam felici.