L’evoluzione della specie, la mobile etiquette e Intel 20 Giugno 2014 – Pubblicato in: Business, Legge e Marketing – Tags: , , , , , , , , , , , , , , ,

Pochi giorni fa ho scoperto di essere un consumatore “savio”.

La mia sorpresa di fronte a cotanta saggezza è stata molta, ma sono savia solo nell’ambito tecnologico. Per farvela breve non sono una che si ammazza per avere l’ultimo modello tecnologico in commercio, sfrutto la  tecnologia secondo i miei bisogni e se questa non mi supporta più allora la cambio. L’ho sempre saputo in realtà, sono anche una curiosa di capire cosa potrebbe esserle più utile, un atteggiamento che mi permette di non avere “blocchi” particolari di fronte a nuovi sistemi operativi – al contrario – cerco di piegarli ai miei interessi.

Quando le aziende studiano i fruitori dei propri prodotti sono per me fonte di estremo interesse, alla Intel Social Dinner da Cavoli a Merenda non credo se l’aspettassero -o forse sì visto i precedenti con Pink Tech– il punto è che mi affascinano l’organicità dei risultati e le conseguenze delle strategie applicate per rispondere a bisogni reali, latenti, o addirittura ancora inesistenti delle persone.

cavoli a merenda_intel_lifeintouch

Che si stia viaggiando verso un futuro sempre più touch è innegabile, l’accelerazione vorticosa di cambiamenti sostanziali nelle relazioni e nei comportamenti dovuti all’immissione nelle nostre vite di oggetti “responsive” è una storia affascinante e, a tratti, inquietante.

Nel 2006 nessuno avrebbe capito il senso profondo di “Mobile Etiquette”, otto anni dopo il concetto che ne sta alla base non solo è chiaro, ma il moltissimi cercherebbero di approfondire!

Intel è un player importante in questo cambiamento, se i processori fosse grandi come mattoncini Lego non potremmo aspirare ad avere in borsa un ultrabook sottilissimo, onestamente non potremmo neppure aspirare all’idea di avere un tablet. La sorpresa è che Intel non fa solo processori, ma costituisce un ecosistema tecnologico a rete nel quale il processore in sé e per sé è solo il tassello finale di un puzzle più complesso. 

Non voglio fare la figura dell’ingegnere: la tesi è molto più fluida e sociologica. Immaginate le aziende Tech lavorare in un network allargato nel quale gli studi comportamentali e antropologici sono alla base del processo di innovazione. Chiave di volta di questa dialettica è Intel, capace di supportare la generazione del cambiamento partendo da degli spunti che arrivano dalla strada. La Silicon Valley con i suoi cervelli d’eccellenza fissa dunque nuovi standard, Intel gioca la sua parte da protagonista assoluto e anche  in grande stile buttando sul piatto tutto il suo peso…e pesa parecchio il ragazzone, digitiamolo.

Ma l’evoluzione della specie qual è? Sono gli ultrabook, i convertibili, i tablet sempre più veloci e sottili, il touch, la connettività assoluta, la responsiveness “in tutti i luoghi e in tutti i laghi”.

L’ecosistema tech vede al centro i comandamenti del futuro, e tutto intorno gli apostoli della “messa” in opera secondo la loro parola in nome del design, risoluzione grafica, cm di altezza, etti di peso, velocità, trasformabilità. Son dentro tutti quanti, Apple compresa.

Poi, archiviata la bontà tecnica c’è tutto quel magnifico discorso del prestigio personale nell’avere un prodotto piuttosto che un altro, ma questo è marketing allo stato puro nonché una fissa tipicamente italiana. Le aziende a questo punto stanno a guardare le reazioni e saranno sempre pronte a offrirti un percepito migliore, che lo sia o meno lo scoprirai in fase di test, è la regola del gioco signori.

Qualsiasi device tu abbia in mano stai certo che ha modificato il tuo stile di vita, e non sto parlando “a livello tecnico”.

Il fumetto in bagno è stato sostituito da Twitter, per dirne una e pure stupida  tra mille altre cose, azioni, operazioni totalmente stravolte dalla #lifeintouch.

Dal Galateo alla Mobile Etiquette ( mal che vada il galateo te lo scarichi sotto forma di App) qui di seguito i punti risultanti da uno studio del 2011 commissionato da Intel per me ancora validissimo:

1) Il 40% degli italiani dichiara di non muoversi mai senza almeno due diversi dispositivi tecnologici con sé; uno su cinque anche con tre o più. Irrinunciabile il cellulare per il 93%.
2) Se tutti gli italiani si mettessero in viaggio, oltre 80 milioni di dispositivi mobili a spasso per il Paese.
3) Il 90% degli italiani valuta positivamente i propri comportamenti alle prese con la tecnologia, ma solo uno su cinque in realtà si comporta bene al cellulare o al computer.
4) Per il 77% dei cittadini non c’è niente di peggio che scrivere messaggi mentre si guida. Un italiano su tre però ancora oggi lo fa.
 5) Il gentil sesso più “ansioso” sul piano digitale: il 71% delle donne controlla mail e messaggi già prima di uscire di casa e lo status sui social network almeno una volta al giorno.
6) La tavola, in Italia e Francia, è sacra: per il 49% degli intervistati è il peggior posto dove usare un dispositivo mobile.
7) Il 50% degli italiani controlla almeno una volta al giorno le proprie pagine e informazioni sui social network.
8) Per il dispositivo mobile quattro italiani ogni cento rinuncerebbero anche alla doccia o al partner per una settimana.
9) Il rumore “mobile” più odiato, i toni della tastiera dei cellulari: non li sopporta un italiano su tre.

Mi rimane, in queste situazioni, la voglia di indagare e scoprire che cosa ci sarà mai oltre la siepe, lo so che ha un non so che di leopardiano questa affermazione e può darsi che il buon Giacomo, semmai fosse nato Millenial, avrebbe avuto vita più facile, me lo sento.

P.S: Prima o poi in California ci andrò. Porterò a casa un po’ di terra dalla Silicon Valley e me la posizionerò di fianco ai ferri di cavallo. Vogliatemi bene e portate pazienza, ma le app per attivare la buona sorte non le hanno ancora inventate.

Ecco le magnifiche donne della cena #Lookinside! 

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