La Repubblica del Lavoro: Mulino Marino, una famiglia di farina. 19 Marzo 2014 – Pubblicato in: Business, Legge e Marketing – Tags: , , , , , ,

Avete presente l’amore a prima vista? Ecco.

A me è successo con Mulino Marino, un’azienda familiare che fa cose buone e con il cuore da generazioni. Producono farine di altissimo livello e secondo me questa passione traspare dal prodotto stesso, dal packaging, dai loro volti, da questa intervista che a tratti mi ha commossa perchè ti riporta con i piedi per terra e ti regala una visione lucida di imprenditorialità di successo. Poche parole, tanto lavoro, fatti e smileriot!

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Un argomento delicato, quello del cibo. Soprattutto per la farina, materia prima d’eccellenza per il 70% dei piazzi golosi della nostra cucina. Se i cereali non sono buoni, se la lavorazione è approssimativa, se…se… tanti se che ad oggi hanno creato delle consapevolezze alimentari fortissime, dettate anche dalle numerose intolleranze e allergie.

In quel del Piemonte invece c’è un Mulino che ancora funziona bene, che produce quello che può e quella quantità è eccellente: less is more.

A 24 ore dall’apertura al pubblico di Eataly Smeraldo (dove potete trovare i loro prodotti) sono orgogliosa di presentarvi l’intervista a Mulino Marino, per la famiglia “di farina” parla Fulvio.

Grazie!

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Mulino Marino. In primis vi chiedo si presentarvi, al di là di ciò che c’è scritto sul sito, potete raccontarci cosa significa per voi “La Passione per il Lavoro”? Vale tutto: aneddoti, poesie, canzoni, purché questa passione esca dallo schermo di chi ci legge.

Siamo una famiglia, tre generazioni di Mugnai. Il nonno Felice 91 anni compiuti a gennaio controlla tutti i giorni che le cose vadano per il verso giusto. Ferdinando (il più grande, quello con la barba) e Flavio (quello senza barba) i due figli, sono coloro che ogni mattina “accendono” il mulino e che gestiscono quotidianamente gli aspetti belli (far la farina e incontrare i clienti che vengono a comprarla) e meno belli (burocrazia).

La terza generazione è composta da Fausto (il più grande) e Fulvio, figli di Ferdinando. Il primo è un biologo (quello definito serio della famiglia) laureato all’università di Alessandria, il secondo ha studiato Scienze della Comunicazione  all’università di Torino.

Federico il più piccolo, figlio di Flavio sta studiando Scienze Gastronomiche all’Università di Pollenzo -cn-, è al primo anno e lavora quando non studia e studia quando non lavora.

Passione per il lavoro significa tante cose. Svegliarsi molto molto presto al mattino (spesso quando è ancora notte) ed affrontare la giornata con il sorriso e il buon umore. Passione significa  lottare ogni giorno per fare un prodotto di qualità anche se a livello economico la strada più corta sarebbe quella opposta, passione significa non stancarsi mai di spiegare perchè il proprio prodotto è diverso dagli altri, passione significa non sentirsi mai arrivati ed avere la fissazione che si può fare ed essere sempre migliori. Passione significa sorridere ed essere felici quando il grano che stai macinando ha il profumo di pane.

Passione significa non vedere l’ora alla sera che sia già domani per iniziare a lavorare un altro giorno facendo quello che ami. 

Dal 1956 ne avrete viste ti tutti i colori. Qual è stato il periodo più “buio” per  voi? Quello nel quale è stato più faticoso tenere la “barra dritta” senza scendere a compromessi?

I periodi difficili ci sono sempre, ogni volta si presentano in maniera diversa. 

Sicuramente gli anni ’60 e ’70, quelli del consumismo, delle farine bianchissime e raffinate. Avere il mulino a pietra naturale e macinare farine “un po’ più ambrate” era difficile, la gente cercava il bianco che più non si può. Avevamo anche noi un mulino a cilindri per la macinazione delle farine “O” e “OO”, ma non abbiamo mai dimenticato le pietre naturali. Nei mulini queste ultime venivano tolte a scapito dei cilindri che facevano più produzione e davano meno problemi, abbiamo pensato che fosse importante tenerle, così abbiamo fatto  e siamo stati felici della nostra scelta.

Gli anni del passaggio alla certificazione biologica sono stati altrettanto difficili. Parlare di farine biologiche certificate 20 anni fa era quasi una pazzia. Per il cliente costavano più care e basta, c’era meno sensibilità e attenzione verso l’aspetto “pulito del cibo”, abbiamo iniziato gradualmente e nel 2007 abbiamo fatto un piccolo salto nel buio, con la decisione di smettere totalmente la produzione delle farine “convenzionali” , nell’estate di quell’anno siamo diventati Biodedicati, tutti i cereali trasformati dal nostro mulino erano biologici, no pesticidi, no erbicidi, no disinfestanti e no insetticidi. Abbiamo perso tanti clienti, ma con il tempo ne abbiamo acquistati tanti altri, con cui forse avevamo qualcosa di più in comune, sicuramente la passione e la ricerca del “sano” in quello che si mangia.

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Oggi c’è una riscoperta del gusto e della qualità. Si mangia meno e meglio: siete d’accordo?

Si è vero oggi c’è una riscoperta del gusto e della qualità. Ma soprattutto c’è la ricerca del cliente al gusto e alla qualità, è diventato più attento e vuole giustamente sapere di più. Ma è necessario fare attenzione, molte volte le aziende investono soltanto sulla qualità percepita dal fruitore e non sulla qualità vera. Si investe molto sulla comunicazione del prodotto descrivendolo “naturale” e “pulito” perchè è quello che vuole il cliente, ma in molti casi lo è solo nell’aspetto della comunicazione e non è intrinseco al prodotto.

La vostra azienda è fortemente artigiana. Macine in pietra, lavorazione attenta, materie prime di qualità. Quanto vi costa tutto questo? Ne vale la pena? Lo so, è una domanda provocatoria.

 Certo che ne vale la pena ! Anzi, è l’unica strada per permetterci di sopravvivere e fare sempre meglio. E’ una sfida quella di essere artigiani, che ci da ogni giorno l’energia per andare avanti convinti delle proprie idee e di ciò che facciamo. Una famiglia e una realtà come la nostra se si allontanassero dall’essere artigiani probabilmente sarebbero destinati a morire.

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Il fatto che Mulino Marino sia una storia familiare, lo rende ancora più bello ai miei occhi. Sono convinta che se al mondo ci fossero meno avvocati e più agricoltori, tutto sarebbe più colorato. L’Italia era un paese con una forte attitudine agricola, dove abbiamo fallito? Cosa occorre per riportare braccia giovani nei campi? Ma soprattutto, saranno le “materie prime buone” a darci una spinta fuori dal pantano?

Beh una domanda più difficile non c’era? A parte gli scherzi, la situazione attuale è molto difficile, i giovani da soli hanno grandi difficoltà a intraprendere un qualcosa da soli e se non hanno una buona spinta alle spalle, spesso non riescono nemmeno ad iniziare. Sicuramente fare qualità a livello di agricoltura significa allontanarsi da tutte quelle che sono le logiche di mercato delle grandi aziende produttrici basate sul prezzo e  c’è più probabilità di crearsi uno spazio per poter sopravvivere e magari svilupparsi un po’. Ad esempio abbiamo diversi giovani agricoltori che hanno iniziato grazie alla semina dell’Enkir ad avvicinarsi all’agricoltura, siamo molto contenti!

Ma l’aspetto importante siamo noi che consumiamo i prodotti. Solo nel momento in cui diventiamo consapevoli di quello che mangiamo, siamo disposti a spendere qualcosa in più per un prodotto che è stato coltivato da una piccola azienda agricola, o che è stato trasformato da un vero artigiano. Siamo noi consumatori che possiamo far scatenare la “rivoluzione buona”. 

Farina e Web. Una relazione di lungo periodo? Come si evolverà?

Amiamo il web, lo consideriamo una delle più belle invenzioni degli ultimi 100 anni. E tra i tanti aspetti positivi ci permette di farci conoscere in tutto il mondo, è solo importante saperlo usare bene, stiamo ancora imparando, ma siamo appassionati.

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Come vi vedete tra 5 anni?

Come oggi, ma con qualche sacco in più sulle spalle! 

Domanda idiota. Chi vincerà Masterchef? Posto che non c’è la vostra farina tra gli ingredienti della dispensa! Forse è il caso che la produzione si faccia pagare da quelli più grandi per spingere i più piccoli…siete d’accordo? 

Siccome abbiamo tardato (un po’ tanto) a rispondervi ora Masterchef è già terminato… e ha vinto Federico! Tra l’altro è da molti anni che lo conosciamo, e gli facciamo i nostri più grandi auguri per il Suo futuro!!!

Sarebbe molto interessante vedere a Masterchef piccoli produttori che fanno qualità, oltre che al divertimento del programma si potrebbe fare un po’ di cultura del prodotto “materia prima”, magari ci penseranno alle prossime edizioni!

con stima 

famiglia Marino .