La Repubblica del Lavoro: BuruBuru artigianato ad alto contenuto tecnologico. 23 Settembre 2013 – Pubblicato in: Business, Legge e Marketing – Tags: , , , ,

Ci sono aziende ad alto contenuto tecnologico.

Si chiamano startup.

Le startup appaiono come stelle tremolanti nell’universo economico, tutte insieme fanno una costellazione di nuove idee e nuovi profitti, ma non è semplice, non lo è per niente.

Durante la BlogFest appena terminata abbiamo ascoltato con attenzione le parole di Paolo Barberis e Gianluca Dettori ed abbiamo capito che essere una startup non è una cosa “figa”, ma una cosa seria nella quale devi sputare sangue e crederci fortissimo.

Il 50% delle startup, ovvero quelle aziende ad alto contenuto tecnoligo ed innovativo, fallisce. Siete tristi? Non fatelo, è un percorso naturale nel quale l’imprenditore impara dai propri errori per partire ancora più convinto su un altro progetto.

Noi una startup l’abbiamo incontrata lungo la nostra via. Un progetto non solo ad alto contenuto tecnologico, ma anche ad altissimo contenuto creativo ed artigianale, la dimostrazione che le due cose: Hi-tech e Low-tech possono andare di pari passo, anzi, la tecnologia ha aiutato il fenomeno del Craft a svilupparsi e crescere sempre di più, come abbiamo imparato da Gaia Segattini nel suo splendido speech di sabato mattina, sempre alla Blog Fest.

E’ meraviglioso vedere come due mondi apparentemente lontani siano in realtà così inscindibilmente uniti e questa unione la troviamo in BuruBuru: 100%made in italy, una startup in rosa con stanza a Firenze e gli occhi puntati sul territorio italiano, ma con una vocazione più che internazionale.

Abbiamo incontrato “virtualmente” Lisa Gucciarelli, una delle tre cofounder di BuruBuru, una ragazza decisa ed umile, terribilmente consapevole del fatto che per rimanere “in piedi” devi continuamente innovare, cambiare pelle, imparare, avanzare piano piano, diffondere e comunicare qualità, conoscere il territorio nel quale vuoi inserirti con precisione chirurgica e scegliere, laddove esiste, l’eccellenza.

BuruBuru è una piattaforma di compravendita on-line. L’ennesima? No, perchè si è fortemente caratterizzata per la sua selezione all’ingresso e la sua naturale tensione verso la qualità.

Oggi, 23 Settembre, Buru Buru si presenta al pubblico con una nuova veste grafica, un sito ottimizzato e reso più preciso e navigabile, questo per facilitare l’acquisto e la migliore visibilità degli artigiani presenti nel loro catalogo virtuale. Un team giovane, preparato ed estremamente attento ad evolvere, un’atteggiamento vincente, a mio parere.

http://www.buru-buru.com/

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Buru Buru, un nome, un programma: spiegateci l’idea di questo progetto seguendo il canovaccio dei classici dove, come, quando, perché.

Buru Buru è da qualche anno la nostra maniera per dire speciale. Ma anche intimo ed emotivo. Nasce principilmente dalla voglia di lavorare su un progetto indipendente e non subordinato. Dalla necessità di dimostrare che la creatività, come l’arte delle cose fatte a mano, hanno davvero valore, anche economico.Buru Buru è nato nella testa di due sorelle fiorentine, Sara e Lisa. Un ingegnere e una organizzatrice di eventi. Le due trentenni dopo anni passati a vedere amici e parenti davvero capaci mettere da parte le proprie capacità a causa di problematiche gestionali, hanno deciso di unire le proprie competenze per trovare soluzioni inaspettate nella nuova tecnologia. Quella della rete. Grazie a casuali incontri istituzionali si è unita alla loro avventura un’altra Sara, per formazione esperta in marketing, per vocazione splendida buyer. Dall’unione di queste energie diversissime nasce buru-buru.com in versione beta a dicembre 2012.

Quali sono stati i tempi di sviluppo creativi e successivamente burocratici. E’ difficile fare e-commerce in Italia: ostacoli e vantaggi.

Mmmm. Come spesso ho detto a mia madre, lavorare su “internet” è strutturato, non è facile, nè può essere un secondo lavoro. Ci è voluto circa un anno per trovare il coraggio per credere veramente nella nostra idea e decidere di dedicare tutto il tempo utile a Buru Buru. Passato questo periodo e iniziato a capire che non ne potevamo fare più a meno, tutto è stato velocissimo. E ancora non ci siamo fermate. Anzi credo non ci fermeremo.
Diciamo che fare questo tipo di attività in Italia, ti dà la percezione di stare andando nella direzione giusta in un territorio ancora molto incolto. La legislazione è ad oggi molto lacunosa, i clienti ancora molto diffidenti, le dinamiche ancora difficili da spiegare. Detto questo la nostra esperienza è stata fino ad oggi bella. Abbiamo avuto la fortuna di trovare persone che hanno creduto in noi, prima Nana Bianca poi CII2 che ci ha fornito la benzina che tutt’oggi ci sostiene. In ogni modo ogni giorno è stimolante. Dunque ci piace.

zup

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Buru Buru è una vetrina d’eccellenza in due sensi: artigianale e creativo. L’acronimo D.i.Y è sulla bocca di tutti (o quasi) e spesso lo si confonde con un saper fare più complesso e strutturato come è l’artigianato, appunto. Con la vostra selezione all’ingresso rendete più netta questa differenza sostanziale, lo vedete come un vantaggio competitivo? Un’opportunità per chi “sa fare”?

La “selezione” (come se ci fosse il famoso buttafuori alla porta..) è stata una scelta. Crediamo fermamente nella necessità dell’esistenza di piattaforme che promuovono e sostengono il DIY e la voglia di espressione dentro ognuno di noi. Detto questo, come scelta di stile, diciamo così, abbiamo pensato fosse necessario in questo momento creare uno spazio che privilegiasse i crafter che fanno delle proprie capacità una professione, studiando tipologia di prodotto e fasi di lavorazione. L’idea è: in un momento come questo, scegliamo di ripartire dalle nostre mani. Di emozionarci davanti ad oggetti creati con cura e saper fare. Oggetti che si meritano spazio. E che devono poter essere trovati da coloro che ne apprezzano le caratteristiche.

Il futuro della Repubblica del Lavoro dal vostro punto di vista: cosa serve e cosa esiste già secondo la vostra esperienza di commercianti 2.0 creative.

Il commercio 2.0 è ancora da scoprire totalmente in Italia. Per quanto riguarda invece il mondo del lavoro in genere, ci sentiamo lavoratori contemporanei, di quelli che non hanno mai visto un contratto vero e proprio, e che ad un certo punto hanno deciso di provare ad autoimprendersi. Detto questo, fare impresa non è per niente semplice, è costoso, e non ti fa sentire tutelato. Si stanno facendo piccoli passi per sostenere i giovani che ci provano, anche se intorno la situazine sembra pessima. In ogni modo credo che il lavoro riparte da noi, che dobbiamo tornare a crederci e a sperare. In questo momento più degli altri.

bbbz

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Come vi vedete tra 5 anni, gli obbiettivi di medio termine.

Vi giuro che non ne abbiamo idea. Mi auguro staremo facendo qualcosa di bello e stimolante. Magari tutte insieme.

Piattaforme innovative come Buru Buru possono essere dei trampolini di lancio, o comunque un “kickstarter” per chi vuole provare prima di buttarsi definitivamente in un’impresa. Quali consigli dareste ai vostri venditori. Quale il percorso più vincente.

La nostra piccola esperienza ci ha fatto capire che una cosa importante è riflettere sulla possibilità di distribuzione e vendita del prodotto nel momento della progettazione. Nel lavoro artigianale è essenziale la componenete creativa, ma non andrebbe mai sottovalutato l’aspetto legato alla comunicazione e alla vendita. Per il resto non c’è cosa migliore che trovare il prodotto giusto. Che ad un primo sguardo, ci racconta una storia tutta sua.

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