Il mondo di Oz 29 Giugno 2011 – Pubblicato in: Funky Interviews – Tags: , , , ,

C’era una volta un chicco di frumento

e diventò una spiga d’oro al vento.

C’era il carbone, alla montagna in cuore:

bruciando diventò luce e calore

C’era nella foresta un vecchio pino:

sta con me, adesso, ed è il mio tavolino

E c’era, anzi c’è ancora, ci scommetto,

un piccolo curioso scolaretto:

spunta appena dal banco, eccolo là,

e un uomo grande e buono diverrà.

(Gianni Rodari)

In questa bella intervista vogliamo raccontarvi di una scolaretta, che è diventata una donna grande, buona e brava. Si fa chiamare Oz, come il luogo in cui Dorothy batteva i tacchi delle sue scarpette rosse.

A voi Olimpia Zagnoli ed il magico mondo delle sue illustrazioni.

Siamo un blog di mamme e pertanto le connessioni tra genitori e figli ci piacciono molto, per questo abbiamo preferito parlare dell’opera di tua mamma (Emanuela Ligabue n.d.r.) prima che della tua. Sappiamo che è stata fonte di grande ispirazione per te, è dunque vero che la mela non cade troppo lontana dall’albero?

Ho visto mia mamma lavorare, disegnare, dipingere, collezionare vecchie cartoline e libri da quando sono piccola. E’ stata lei a portarmi in giro per mostre e musei quando ancora stavo nel passeggino e mi lamentavo perché volevo tornare a casa. Credo che non farei quello che faccio adesso se non ci fosse stata lei. Più divento grande, più mi rendo conto che mi piacciono le stesse cose che piacevano a lei quando aveva la mia età. L’unica differenza è che lei sa molte ma molte più cose di me.

In un video nel quale ti racconti a 360 gradi e racconti il tuo mestiere, c’è una parte che mi ha colpito molto e riguarda l’asilo della tua città. L’educazione al bello è parte integrante nella crescita di un essere umano , è per questo che molto spesso decidi di prestare la tua opera ai più piccini? Puoi spiegarci come?

Sono molto legata al mio asilo di Reggio Emilia. Lì ho imparato ad usare tutti e cinque i sensi, a rispettare il prossimo, a disegnare su fogli giganti, a fare la passata di pomodoro, a comporre la mia prima “fanzine”, a scrivere e leggere, a conoscere la diversità e tante altre cose che mi sono servite moltissimo nel corso della vita. Credo sia giusto dare ai bambini lo spazio, il tempo e i mezzi per sviluppare una propria identità e imparare ad interagire con il mondo che li circonda. Nel mio piccolo, cerco di restituire il favore fattomi dall’asilo e dalle mie maestre dell’epoca, illustrando libri o per esempio curando l’immagine del magazine Timbuktu sperando di divertire e incuriosire i bambini delle nuove generazioni.

In molti articoli ti descrivono come un enfant prodige, in Italia si ha questo vizio di dare del genio in fasce anche a quarantenni calvi, tu hai più di un lustro alle spalle e tanti viaggi ed esperienze, sei giovane ma non di primo pelo. Ritieni che questo atteggiamento tenda ad erodere il potenziale giovanile del Bel Paese? Cosa devono realmente fare le scuole per lanciare la creatività  più fresca?

E’ vero, io ormai ho 27 anni! Uno dei grossi problemi del nostro paese è che sono pochi ad investire nei giovani (quelli veri) e che si prendono la responsabilità di rischiare. Io stessa mi sono vista chiudere la porta in faccia da tante persone che anni dopo mi hanno cercata. Questo atteggiamento congiunto alla mancata meritocrazia, è il grosso cancro che ci fa assomigliare sempre di più ad una grandissima tartaruga piuttosto che ad uno stivale. Le scuole d’arte poi, nella maggior parte dei casi, sono solo dei costosissimi parcheggi per persone disorientate. I professori sono vecchi e spesso non aggiornati con quello che è il mondo dell’arte e del lavoro adesso. Piuttosto che investire sulla pubblicità, credo che le scuole dovrebbero proporre dei corsi interessanti, non dispersivi, aggiornati ed essere realmente lo specchio di quello che accade fuori.

Tu hai sempre vissuto in un ambiente fortemente creativo, in una piccola città, com’è stato il tuo rapporto con megalopoli come NYC?

In realtà abito a Milano da circa 20 anni, quindi sono abbastanza abituata alla città. New York però non assomiglia a nient’altro, quindi è stato sicuramente un impatto forte. Nonostante questo, mi ci sono trovata molto bene e paradossalmente è stato più semplice ottenere i primi risultati rispetto all’Italia. Adesso mi piace tornarci spesso, ma ho fatto pace con Milano e mi piace molto viverci.

Carta e penna sono ancora gli strumenti del mestiere? Cosa vuole dire fare “l’illustratore” nell’era 2.0 ?

Ho un quaderno sul quale faccio schizzi esclusivamente a matita e pennino. La maggior parte dei miei lavori però è digitale. Lavoro con programmi come Photoshop o Illustrator perché mi permettono di essere veloce e di rappresentare bene la bidimensionalità che contraddistingue il mio stile. Mi piace avere la libertà di poter scegliere se eseguire un lavoro in modo tradizionale o al computer e, in questo senso, essere 2.0 aiuta molto.

Il tuo stile non ha sbavature, è fortemente grafico, ironico e leggero, fruibile. E’ perfetto per delle illustrazioni per bambini e so che ti sei cimentata più volte, che fiaba o racconto sogneresti di illustrare? O ne hai un racconto tutto tuo nel cassetto?

Qualunque storia di Rodari sarebbe un sogno. Anche se in realtà vorrei tanto che le illustrazioni dei suoi libri non cambiassero mai e rimanessero quelle delle prime edizioni. Mi dispiace molto vedere le storie alle quali mi sono affezionata con nuove illustrazioni dal sapore più moderno. Ho qualche idea per una storia che sto cercando di sviluppare e ci sono un paio di libri di prossima uscita che vedrete!

Hai mai la tentazione di cancellare con la gomma il lavoro di altri colleghi? Non fare la timida…

Più che cancellare, a volte mi verrebbe voglia di alzare la cornetta e chiedere delle spiegazioni.

Se dovessi decidere adesso chi e cosa vorresti essere da grande, come mi risponderesti?

Vorrei imparare a suonare il piano elettrico e a parlare francese, avere un bambino di nome Otto, diventare una rockstar, avere un terrazzo con tante piante, un maiale e una grande collezione di occhiali. Mi piacerebbe continuare a fare l’illustratrice, ma sarebbe interessante anche cambiare completamente rotta ad un certo punto.

Grazie mille Olimpia.

Grazie mille a voi!

 

Che dire di più?

SMILE RIOT!

www.olimpiazagnoli.com