Di Guido Barilla, della casa del Mulino Bianco ed altre pubblicità. 27 Settembre 2013 – Pubblicato in: Business, Legge e Marketing – Tags: , , ,

spot Barilla 1964

source: pagina Facebook Barilla

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Ho letto dell’intervista a Guido Barilla, ma non credo l’ascolterò.

Ho letto commenti, pro e contro. Ho anche riso molto, perché ci sono perle di comici su twitter che sanno fare satira meglio di chi la fa per professione.
Ma mi sono sorpresa non soffermandomi nemmeno un minuto sul giudizio pro/contro famiglie omosessuali e della loro eventuale partecipazione negli spot pubblicitari.
Sarà perché la mia opinione nei confronti delle famiglie arcobaleno è forte e chiara, sarà perché attualmente chiedersi se sia giusto o sbagliato è un argomento che è stato ampiamente sorpassato dal bisogno di leggi che tutelino gli individui tutti: queste famiglie sono già una realtà, esistono, che possa piacere oppure no.

Quello che invece mi è balenato per la testa è il gattino sotto la pioggia di Barilla, la famosa pubblicità dei Ringo Boys con tanto di cinque alto sul terreno di rugby e il mitico: “Se qualcuno ruba un fiore per te, sotto sotto c’é Impulse.”
Sono forse impazzita? La risposta è si, ma non è una novità…

Il punto è che anni fa ho avuto una splendida esperienza.
Frequentavo un corso della regione che insegnava la scrittura per i vari media che finì, nel mio caso, con un tirocinio presso alcune scuole elementari milanesi: si portava nelle aule un laboratorio che spiegava ai bambini come guardare la pubblicità.
Il focus non era sul prodotto, buono o cattivo, prodotto da azienda etica o meno, made in china, bangladesh o Canicattì.
Il punto era: ragazzi, vi piace questa pubblicità? Sappiate che il personaggio principale è stato scelto perché la vostra immedesimazione fosse totale. Vi rendete conto che mangiando tal merendina non diventerete campioni olimpionici?
I bambini mi lasciarono letteralmente di sasso.
Nessuno di loro manifestava un rifiuto per il prodotto, erano interessati, ci raccontavano di quante televisioni avevano a casa loro, o dalla nonna, e alla fine dell’ora, felici di aver guardato un po’ di tv a scuola, alzavano la mano dai loro mini banchi dicendo: “Non bisogna comprare questo pallone perché la pubblicità è bella, ma perché mi piace di più. Ma se la pubblicità è divertente e appassionante, mi piace di più vederla.”
Semplicistico. Molto. Ma stiamo parlando di alunni delle elementari.

Eppure mi sono sentita utile, per due ragioni.
La prima è la convinzione che questo tipo di attività nelle scuole possa portare in futuro ad un nuovo target di clienti altamente consapevoli.
La seconda è che i copy e tutti gli addetti al settore del futuro potrebbero essere dei mostri creativi che ciao proprio.

In conclusione: se ieri, come me, a seguito delle dichiarazioni di Guido Barilla, avete letto commenti che criticavano il ruolo della donna e della famiglia “tradizionale” nella reclam o se sia giusto o meno usare gay per le campagne  pubblicitarie Barilla e/o in tutte le altre, chiediamoci invece se non sia forse più propositivo, e ormai assolutamente necessario, educare i nostri figli alla visione degli spot.

Ed ora vi lascio alla visione del film sottotitolato a pagina 777 del televideo…

ps. non ringraziatemi troppo per lo spot a seguire, lo so, lo so, sono felice anch’io di averlo rivisto!