Fachiro dei sentimenti – di Adelmo Togliani 7 Dicembre 2011 – Pubblicato in: Cose Varie – Tags: , ,

Illustrato da Ilaria Faccioli Uila

Quando sei un artista non ci pensi mai. Credi non ti possa mai accadere.

Sei sempre sballottato a destra e sinistra su treni, aerei, taxi e navi, e i sentimenti sono altrettanto confusi e frastornati. Tra fan, maniaci o solo gente che ti vuole bene. E quando te ne vuole troppo, di bene intendo, è quasi una condanna, perché l’artista depresso quando sta male è come un tossico che prima o poi tradisce proprio chi gli ne vuole di più (o lo ama di più).

Ma c’è caso che un giorno smetti di pensare a tutta questa frenesia sentimentale e mentre sei al mare tra schizzi e spruzzi di ragazzini urlanti e cerchi di proteggere lo stomaco da un’importuna congestione chiedi ad una dolce donzella che ha avuto l’accortezza di seguirti nel tuo inutile viaggio: “Ci pensi mai?”, così a bruciapelo, e lei altrettanto rapidamente risponde: “Sì”. Con due occhi luccicanti così, grandi e piccoli insieme, che non hanno risposte e non ne chiedono, che si tuffano nei tuoi, incuranti di ciò che stai per rispondere…alché in uno stupido gioco come si fa tra amanti proporzionabile solo alla stupidità maschile, e pur sapendo, col sapore della vergogna, di averlo pensato insieme a lei, dici: “Sì….cosa?”, sorridi beffardo…e aspetti…aspetti…ora sì una risposta… e lei, puntuale come il destino: “Ad avere dei figli”…così candidamente te ne resti lì, inebetito tra gli spruzzi e gli schiamazzi, con il sole allo zenit, il sudore ti si asciuga, un brivido ti percorre tutta la superficie corporea e corri col pensiero a tutti quei party dove i bimbi degli altri giocano con te, solo con te, e dove ogni volta che un figlio di un altro ti guarda tu pensi a come sarebbe se tu lo facessi con quella con cui stai in quel dato momento, prendi le misure di occhi, bocca, naso. Ti guardi allo specchio e fai un’analisi di ciò che dovrebbe prendere da te e cosa invece da…dai suoceri. A tutte le occasioni in cui hai pensato a una donna che non fosse tua e ci hai visto dei figli…tuoi. A non doverti trovare ad una colazione, la solita, in cui affermi: “Mamma sono maggiorenne! Sto per diventare padre! Sto per avere un bambino dalla donna che tu non hai MAI accettato! Puoi ascoltarmi, invece di chiedere ininterrottamente se ho fatto colazione e se voglio la treccina invece della crostatina!?!” Rifuggi dai cattivi pensieri, dalle donne inutili e da quelle importanti. Voli alto per la prima volta. Il progetto, lo chiamano. E sei sempre lì tra gli schizzi e gli schiamazzi e ti arriva una pallonata in faccia, ma continui inebetito a pensare al tuo progetto; che quella donna che quasi per gioco ti ha seguito in quell’inutile viaggio abbia un dono: ti sappia parlare. Sappia scuotere le tue corde migliori, ti abbia regalato un’immaginazione, un’idea di disegno più ampio che rende tutto il resto sfocato, così come il panino con la melanzana che il bimbo di turno si mangia a mezzo metro d’acqua da te. Poi paura. Paura che sia tutto un’illusione, paura di non farcela a buttarsi così celermente nella ‘solita’ vecchia avventura, che non hai più l’età per giocare ma ancora tempo per un po’ di sano divertimento…se ti lanci nella storia, questa volta puoi farti davvero male, ma un artista vero è così, si batte, s’imbatte per qualcosa che lo scuote, lo emoziona, lo tortura, per un groppo in gola ogni due per tre, per uno schianto contro il muro e uno stracciamento di vesti annesso, per una corsa al treno, un viaggio impossibile, un’attesa infinita sotto la pioggia, un tradimento struggente, un pianto interrotto e commosso, un dolore immane, un logorìo di passione, una mano che trema – quasi sempre la tua -, una presa di mano che non è mai la sua; prima di allora non era mai accaduto: quel qualcuno che ti prende per mano e ti trascina con sé, ti fa attraversare la strada, quel simbolico guado che divide la riva dell’immaturità e quella della maturità. Un torrente che rappresenta la crescita umana. Ma ti lasci condurre, ormai sei in quella dolce illusione tutta maschile dei trentenni di comandare il gioco. Che sei tu a scegliere…ma non è così. E se mi faccio male, sono pur sempre un fachiro dei sentimenti, è l’unica cosa che fa di un artista, un uomo quantunque pur sempre un bambino.

Parole di Adelmo Togliani