Fashion Tales: C’era una volta Mademoiselle (Chanel) 22 Novembre 2012 – Pubblicato in: Fashion Tales – Tags: , , , , , , , , ,

Coco Chanel mentre cuce un sogno

Dedicato a Lili&Stella (2 anni e 2 mesi&11 mesi, le mie figlie)

C’era una volta...

…una signora molto francese, proprio come i Barbapapà. Era magra magra, con i capelli neri e gli occhi scuri e intensi. Questa signora di nome Gabrielle, per tutti Coco o soltanto Mademoiselle, ebbe un’idea che cambiò la storia del costume: rendere le donne libere. Libere da corsetti e bustini. Libere di correre, nuotare, lavorare, ma soprattutto libere di essere come volevano essere.

Cresciuta con le suore, la piccola Coco imparò presto ad amare il nero e il concetto di austerità nello stile, che è un po’ come quando mamma vi spiega che è meglio avere un solo golfino ma bello, basico, di un colore neutro, piuttosto che 5 così così, magari, difficili da abbinare. Dovete sapere, bambine, che Mademoiselle era una di quelle persone speciali che pensano, pensano, pensano e pensano, ma anche che creano, creano, creano e creano. Che poi è la differenza tra un teorico e un’artista. Ecco, Mademoiselle era un’artista. Sapeva cantare, sapeva cucire, ma soprattutto sapeva vedere quello che accadeva intorno a sé. Era una signora molto curiosa che, bambine mie, è una di quelle doti che bisognerebbe sempre ricordarsi di coltivare. Presto, infatti, Mademoiselle intuì che da grande voleva fare la modista, anzi di più, la stilista che significa immaginare sogni e, poi, trasformarli in abiti.

All’inizio furono i cappelli di paglia con un solo fiocco di gros-grain nero, poi i pezzi ispirati alle divise dei marinai, come la T-shirt a righe bianche e blu, o alle tenute da lavoro. Abiti comodi, facili, pratici. Un po’ come quando mamma, invece della vestina punto smock, vi porta alle “baby-feste” con tutine intere che vi permettono di correre e giocare senza inciampare nel sottogonna. Perché “la vera eleganze non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento“, diceva sempre Coco. E fu così che nacque la petite robe noire, il little black dress, il piccolo abito nero: leggero, minimale, basico. Nero. Da portare sempre, di giorno e di sera, magari con grandi gioielli. Finti, però, che noi siamo gente ironica. Fu una rivoluzione, per l’epoca, da Deauville a Parigi, fino a Rue de Cambon, 21. Erano gli anni Venti. Il momento in cui la favola diventa leggenda. Prima il jersey, poi i pantaloni femminili, infine i capelli corti. E quel profumo che si chiama n.5 (che mamma ha scelto quasi quando aveva la vostra età),e  quel tailleur di tweed che è diventano il simbolo di uno stile intramontabile. Così come la 2.55, la borsa matelassé, trapuntata, che rappresenta tutto un mondo da cui lasciarsi incantare: rettangolare, con 2 catene sottili di metallo, per farla dondolare su una spalla, come un’altalena. Proprio la borsa che papà ha regalato a mamma un natale di qualche anno fa quando Lili era già nella pancia e nel cuore di mamma, e Stella nei suoi sogni. Quindi, bambine mie, avrete già capito che questa è la storia di una signora magica che attraverso i suoi occhi ha visto cambiare il mondo, l’ha afferrato, raccontato e trasformato. Per renderlo ancora più meraviglioso.

Perché quando si crede davvero in qualcosa i sogni possono diventare realtà, non dimenticatelo mai, e una vita cominciata in un orfanotrofio può diventare l’inizio di una favola strabiliante. Basta continuare a sognare. Pensando ai protagonisti delle fiabe. Come Mademoiselle Coco Chanel

Buonanotte e sogni d’oro. O di chiffon.

O il nano o la moda

Coco Chanel nel suo atelier

con Salvador Dalì

irresistibile con la mitica borsa matelassé

fotografata (in nero) da Man Ray del 1935

E, ancora, un po’ di Chanel com’è oggi, secondo Karl Lagerfeld (immagini tratte dalla mostra itinerante, che è anche un libro, Little Black Jacket che celebra una dei pezzi iconici della maison, la giacca nera appunto.

Foto Karl Lagerfeld. Progetto e styling Karl Lagerfeld e Carine Roitfeld

Anna Wintour

Charlotte Casiraghi

Scarlett Utzmann Huynh