La Repubblica del Lavoro: Santa Clara Milano, artigianalità ai piedi. 3 Aprile 2014 – Pubblicato in: Business, Legge e Marketing – Tags: , , , ,

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Santa Clara l’ho scoperto da Instagram.

Vedo delle scarpine con stampa animaler ai piedi di un’amica fashion blogger, mi fermo e dico: No vabbè, ma che belle!

Da lì ho cominciato a ricercare dapprima sui social network e successivamente sul sito e mi si è aperto un mondo.

Un mondo sano, artigiano, etico dal sapore quasi vintage per solidità e manifattura, ma fortemente proiettato verso i linguaggi contemporanei.

Santa Clara è una piccola azienda, con un valore, un contenuto e tanta, tantissima qualità. Un esempio di come il digital marketing – se fatto bene e accompagnato a un prodotto con delle caratteristiche rilevanti- possa essere una “leva” per organizzazioni con un budget lontano anni luce dai big spender del settore moda.

A questa intervista mi risponde Andrea, con sicurezza e dritto al punto.

Ammiro fortemente Santa Clara, perché rappresenta quella forza energetica che sta sotto la pelle del nostro Paese e perché ancora una volta ci dimostra che esiste una capacità di imprendere etica, che non fa concessioni e non scende a compromessi, ma soprattutto porta avanti quel concetto dimenticato di “ridare indietro alla comunità” .

E di questo sono felice.

Grazie Andrea!

Santa Clara Milano. il vostro nome si vota ad un santo e rivela il genius loci del prodotto. Descriveteci da dove avete cominciato, partendo proprio dal nome.

Santa Clara è la cittadina cubana dove tutto ha avuto inizio durante un viaggio on the road alla scoperta dell’isola. In un secondo momento, rientrati dal viaggio e riflettendo sul nome con cui battezzare il marchio, abbiamo deciso di dedicarlo a questo viaggio ispiratore.

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 Non fate mistero del metodo di produzione. L’ artigianalità nel vostro caso è un valore grande, tra l’altro il “prezzo” comunica che non necessariamente l’artigiano fa rima con caro, ma a quali compromessi siete dovuti scendere per mantenere tutta la produzione “a mano”? 

Nessun compromesso, il calzaturificio presso cui produciamo le nostre scarpe è una storica realtà di un famoso distretto del nord Italia; producono calzature artigianali da generazioni per alcuni marchi del lusso e sono molto ben organizzati.

Il Digital marketing è certamente il vostro modus operandi per comunicare Santa Clara. Vantaggi e limiti, potreste descriverci la vostra esperienza? Le piccole aziende “giovani” sono certamente più vicine a questi linguaggi, forse necessariamente.

Puntiamo molto sul digital marketing: a nostro avviso il canale che offre il miglior rapporto qualità/prezzo. Abbiamo affrontato la promozione sia investendo sul placement che sul social media marketing più istituzionale. Abbiamo instaurato e coltivato rapporti con diverse trend-setter più o meno famose sul web e abbiamo loro proposto di indossare le nostre calzature, contemporaneamente raccontiamo la nostra storia con costanza su tutti i nostri profili social.

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La vostra missione aziendale comprende anche la voce “charity” un atteggiamento molto americano. Perchè avete deciso di intraprendere questa via, avete un modello di riferimento?

Nel nostro settore TOMS è sicuramente il brand che ha fatto da apripista, comunque confermo non essere una strada – quella del charity – che in Italia abbia trovato terreno particolarmente fertile. Noi lo facciamo perchè riteniamo che oggi sia imprescindibile fare impresa senza impegnarsi ad aiutare il prossimo o a migliorare il mondo ed è per questo che abbiamo scelto di sposare la causa “Stand Up for African Mothers” di Amref alla quale doniamo una percentuale della vendita di ogni paio di calzature.

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 I rischi del mestiere, l’aiuto che vorreste avere, quanto vale per voi la “Repubblica del Lavoro”?

Per me i rischi del mestiere sono i classici rischi d’impresa, ovvero investire tempo e risorse in un progetto che non porta i risultati sperati, ma questo fa parte del gioco e non me ne preoccupo più di tanto altrimenti non avrei fatto l’imprenditore. L’importante nel fare impresa secondo me è fare quello che ci si sente, credo che questa sia la chiave più corretta per fare impresa. La vera difficoltà sta nel rimanere sempre ottimisti; requisito fondamentale per un imprenditore e certamente oggi fare l’imprenditore in Italia non aiuta a questo intento! Comunque abbiamo un progetto significativo ed una direzione ben precisa: se avremo successo significa che ciò che avevamo da esprimere è piaciuto alla gente, diversamente non avremmo potuto fare di meglio.

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Cosa significa per voi “Made in Italy”? 

Il concetto di “Made in Italy” per Santa Clara rappresenta una grande opportunità infatti permette di competere avvantaggiati da circostanze consolidate negli anni da tutti i marchi appartenenti al sistema. Il marchio “Made in Italy” è portatore di significati importanti nel mondo ed il prodotto “Made in Italy”, se ben valorizzato ed introdotto nei giusti canali di vendita, rappresenta il prodotto principe nel suo settore.

Il domandone finale. Dove e come vi vedete tra 5 anni? Cosa sarà Santa Clara Milano?

Tra cinque anni spero che Santa Clara Milano sia un brand affermato che possa rendere realizzabili i sogni di parecchie persone.