The Funky Art Exibitions: il vento dell’arte del nord 8 Aprile 2014 – Pubblicato in: The Funky Art Exhibitions – Tags: , , , , , , , , , ,

Rovigo celebra nelle sale di Palazzo Roverella l’Ossessione Nordica che all’inizio del Novecento investì molta arte italiana.

Il vento dell’arte nordica (scandinava, baltica, scozzese e tedesca più in generale) arrivò in Italia spopolando nelle prime edizioni della Biennale di Venezia, rappresentando un elemento di novità e la vera svolta verso linguaggi e sensibilità ‘moderni’ e talvolta rivoluzionari.

Fu il critico Vittorio Pica, che nel 1901 raccontò come gli artisti italiani, vecchi e giovani, fossero presi da una sorta di ossessione nordica: “Il visitatore che entra per la prima volta in alcune sale della sezione italiana di questa quarta mostra di Venezia e si sofferma a guardarne, con particolare attenzione, le varie tele, grandi e piccole, disposte in bell’ordine intorno alle pareti, non può non osservare che parecchi dei nostri pittori, specie se veneti o lombardi, si appalesano profondamente influenzati dall’arte nordica, tanto da rinunciare ad alcuni tradizionali caratteri dell’arte italiana per presentarsi camuffati da Scozzesi, Scandinavi o Tedeschi”.

Partendo da questa intuizione di Pica, la mostra  di Rovigo vuole documentare quanto i Nordici Boecklin, Hodler, Klimt, Klinger, von Stuck, Khnopff e gli Scandinavi di varie tendenze come Zorn, Larsson o addirittura Munch, abbiano influenzato gli italiani, che ne hanno subìto il fascino o che ne hanno abbracciato con convinzione ed efficacia le suggestioni.

Ecco allora che è da Boecklin e dai suoi drammatici paesaggi notturni che la mostra prende le mosse, dedicando appunto la prima sezione a quanti seguirono, ciascuno con accenti di originalità, la lezione del grande maestro: da Diefenbach a Bergh, da De Maria a Wolf Ferrari; ma dedicando attenzione del tutto particolare alla passione mitologico-arcaica e ironicamente simbolista di molti soggetti: da De Chirico a Von Stuck a Klinger, tra vorticare di fauni e nereidi, lotte di centauri e miti primigeni.

Bocklin Rovina sul maremDal paesaggio si passa alla sezione dedicata agli interni domestici dove la passione per spazi delicati e avvolgenti, fatta di luci e atmosfere sommesse, gioiose e impalpabili ci conduce nel cuore degli affetti familiari, nella cura del quotidiano, dell’oggetto progettato, funzionale e bello (da questa costola dell’arte nordica nascerà la grande tradizione del design e delle così dette arti applicate, oggi ancora fiorenti ed esemplari nella vita scandinava).

Le sezioni rimanenti della mostra rivolgono la loro attenzione piuttosto alla figura umana: prima il rapporto tra il volto e la maschera, tra l’apparire e il nascondere, come nelle misteriose e inquietanti opere di Khnopff o come nei volti assorti ed enigmatici di Zwintscher, nei penetranti ritratti o negli sguardi sfuggenti di Laurenti o Casorati.

Quindi la figura femminile, il nudo di donna (Venere senza pelliccia) che lascia le chiuse dimensioni dell’atelier e dell’Accademia per trasferirsi nella natura stessa. A competere con essa e con essa integrarsi e giocare: sia come femme fatale (Von Stuck, Zwintscher, Cambon) sia come ardita e disinibita nereide moderna (Zorn, Unger) sia come ultima fiammata gioiosa di allegoria naturale (Laurenti).

Von StuckInfine: la sezione del bianco e nero (Virtuosismi in nero) riprende la tradizione delle Biennali che dedicavano a questo genere di grande fortuna intere sale. Ed ecco allora opere di Khnopff e Klinger, Stuck e Bonazza, Alberto Martini e Munch (che proprio nel bianco e nero esordì in Biennale nel 1910) portandosi appresso incubi e ossessioni, indagando i recessi più oscuri della psiche, affidando ai forti contrasti luminosi o ai neri abissi degli inchiostri alcune delle più inquietanti  intuizioni sulle condizioni e la fatica del vivere, sulla esplosione dell’erotismo, sulla multiforme enigmatica profondità dell’inconscio.

L’ossessione nordica. Böcklin, Klimt, Munch e la pittura italiana

Rovigo – Palazzo Roverella

Dal 22 febbraio al 22 giugno

Info: info@palazzoroverella.com

Da Rovigo ci si sposta a Milano con l’esposizione “Klimt. Alle origini di un mito”, realizzata a Palazzo Reale.

Venti gli oli di Gustav Klimt  che il pubblico può ammirare. Una raccolta straordinaria se si pensa che sono 100 al mondo i dipinti e gli affreschi del maestro.

La riproduzione dell’originale del Fregio di Beethoven, esposto nel 1902 a Vienna all’interno del Palazzo della Secessione costruito nel 1897 occupa un’intera sala in mostra e introduce il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione Viennese, sulle note della Nona sinfonia di Beethoven.

Analizzare i rapporti familiari e affettivi di Klimt è ciò che la mostra si propone di fare, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e la sua grande passione per il teatro e la musica, attraverso l’esposizione di opere provenienti anche da altri importanti musei.

I capolavori in mostra, illustrano diverse fasi della vita di Klimt e, accompagnati da una ricca documentazione, ricostruiscono il contesto di formazione della personalità dell’artista fin dalle sue prime esperienze giovanili.

Particolare attenzione è rivolta all’opera giovanile di Klimt, alla sua formazione e ai suoi inizi come decoratore dei monumentali edifici di rappresentanza lungo il Ring.

Klimt. Alle origini di mito” accompagna così il visitatore in un percorso alla scoperta di un artista divenuto mito attraverso alcuni dei capolavori più noti del maestro austriaco che, ancora oggi, incantano e che in mostra i visitatori possono ammirare: da Adamo ed Eva alla Famiglia, dal Girasole a Fuochi Fatui, da Acqua in movimento a Salomè senza tralasciare i paesaggi evocativi come Dopo la pioggia o Mucche nella stalla e i grandi ritratti femminili.

Klimt GirasoleLa mostra si apre con il contesto familiare: accanto a opere dei fratelli Ernst e Georg, sono esposti anche ritratti giovanili che Gustav aveva fatto a membri della sua famiglia, nonché fotografie originali provenienti dal lascito dell’artista.

La seconda parte della mostra è dedicata all’apprendistato dei fratelli Klimt alla Scuola d’Arte Viennese, nell’ambito della quale fondarono, insieme a Franz Matsch, la cosiddetta Künstler-Compagnie (Compagnia degli Artisti): le opere presenti illustrano pertanto la formazione di Klimt pittore storicista e il suo rapporto con l’arte di Hans Makart. Ampio spazio è dedicato all’epoca della Künstler-Compagnie, fino alla morte di Ernst Klimt nel 1891. Grazie soprattutto a bozzetti di grandi dipinti decorativi per teatri e musei, è possibile comprendere perché i tre artisti s’imposero quali successori di Hans Makart, allontanandosi tuttavia dal suo stile neo-barocco.

La crisi klimtiana dopo lo scioglimento della Künstler-Compagnie è contestualizzata nella crisi dell’arte viennese stessa, che sfocerà nella fondazione della Secessione. Qui una scelta di opere della prima fase della Secessione diventa dunque testimonianza del rifiuto definitivo della tradizione storicistica e del successivo passaggio all’avanguardia internazionale.

Due sale sono dedicate al ritratto e al paesaggio, generi prediletti da Klimt dalla fondazione della Secessione. Tre importanti ritratti femminili realizzati da Gustav Klimt tra il 1894 e il 1898, approfondiscono il primo tema, illustrando, al tempo stesso, il particolare rapporto dell’artista col genere femminile. In esposizione anche alcune lettere d’amore scritte a Emilie Flöge, scoperte in tempi recenti, che gettano luce sull’intimità della sua vita amorosa.

Klimt LettereNella sala dei paesaggi, oltre a due importanti dipinti di Klimt è offerta una panoramica sul paesaggismo austriaco del tempo, dalle prime tendenze impressionistiche di fine Ottocento ai dipinti secessionisti di Carl Moll e di Koloman Moser.

Altri due dipinti, Fuochi fatui e La famiglia, illustrano la pittura simbolista di Klimt, sezione che conclude l’esposizione.

Klimt. Alle origini di un mito

Milano – Palazzo Reale

12 marzo – 13 luglio 2014

Info: http://www.klimtmilano.it