Mamma blogger? E se non lo fossi mai stata? 8 Febbraio 2016 – Pubblicato in: Rubriche, The Funky Diaries

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Houston, abbiamo un problema.
Mamma blogger, travel blogger, quel che ti pare blogger, stiamo vivendo un periodo stranissimo, una fase di cambiamento che va a rilento: l’evoluzione è nell’aria ma si ristagna tra definizioni e sentito dire…

Cosa faccio di mestiere lo spiegai tempo fa QUI, certo che da un anno all’altro le cose sono cambiate, è il bello dell’internet e ci sarebbero ancora tantissime cose da fare se funzionasse la sinergia tra agenzia di comunicazione, marchi e blogger.

Eppure, a parte qualche bellissimo scossone che ha anche dato risultati, tutto sembra fermo.

Mi è venuto in mente questo post dopo aver risposto  all’intervista di Erica Mannari.

E se avessimo perso la bussola?
E se gli esperti di blog, blogger e social media se la stessero cantando e suonando da soli?

Mi spiego meglio. Tempo fa, parlando di post sponsorizzati, molte di voi hanno espresso un’opinione molto lucida e articolata. Molto più lucida e articolata di chi si spesso richiede una collaborazione commerciale del genere.
Ho l’impressione, che chi non si intende per forza di digital inteso come reale dietro le quinte, chi li legge davvero i blog, ne sappia poi ampiamente più di noi.

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Ci sono ancora tanti progetti a pioggia: tante blogger coinvolte per lo stesso prodotto, con un post che alla fine, per forza di cose, risultata simile a un altro anche se sviluppato con personalità.

Lavorare dobbiamo lavorare tutti, quindi è ovvio che a volte ci si vede costretti a dire sì.
Il problema è a monte: davvero c’è ancora bisogno di questo genere di post?

Non sono un genio ma potrei dire la mia su come rendere efficace sul mio contenitore il messaggio da veicolare. Ma quando arrivano queste campagne standard, nessuno lo chiede. Eppure è una professione, dicono.  Ma la mia maggior competenza, non è forse quella di conoscere il mio lettore, il mio contenitore e sapere, dopo anni e anni online, cosa fare e come farlo?

Per il resto tante parole: SEO, storytelling, reach, engagement, brand identity…
E se fossero queste parole le responsabili dell’appiattimento al quale stiamo assistendo?

Lo dirò in una maniera che farà rabbrividire gli esperti: il SEO sono più accorgimenti da tenere presente quando si scrive un post per farsi trovare prima sui motori di ricerca.
Va bene, benissimo saper utilizzare le giuste parole chiavi, ma scrivere in base a quello non può avere senso per tutti.
Per contenitori enormi, magazine forse, ma io, Ju, sono sicura che mi serva?
No, lo so già, perché ogni volta che scrivo un post col cuore in mano,  i risultati arrivano.
Sicuramente mal posizionati su google, ma tant’è: io vivo di questo.
E’ intrattenimento, non faccio altro che intrattenere.

E poi ci sono le categorie.
Mamma blogger, Fashion blogger, Food blogger, Travel blogger…e la famosa categoria LifeStyle che un po’ mi sfugge sempre.
Sono una ragazza semplice, mi piacciono le cose che si capiscono, poco arzigogolate e che vanno dritte al punto.

E così mi arrivano soprattutto le proposte per le mamme blogger.
L’altro giorno, rispondendo alle mail, mi sono accorta che forse, mamma blogger non lo sono mai stata.
Ultimamente parlo moltissimo attraverso calzamutanda, strafi e altri contenuti.
E’ vero, nei post più personali sono presenti anche i miei figli, come potrebbero non esserlo?
Ma non ho mai parlato nello specifico di bambini: come metterli a letto, come svezzarli o cose così.
Non lo so fare, ci sono blog apposta che lo fanno meravigliosamente, io no. E nemmeno vorrei farlo.
Scrivo su un blog, sono una donna con due figli: sono mamma blogger? Se in futuro parlerò sempre più di moda diventerò fashionblogger? Se il tutto sarà sempre più mischiato diventerò un blog lifestyle?

Sembrano considerazioni futili eppure, la colonna dove mi hanno incasellato, chi di qui, chi di là, mi estromette da certi progetti o l’esatto contrario.
Se sei mamma, ti mando questa proposta ma non questa.

Sto cambiando, ne ho già scritto, perché voi no? Chi rimane sempre la stessa? Il tempo passa, la vita corre, succedono cose fuori e dentro di noi. A volte il cambiamento si muove lento, a volte è un fulmine a ciel sereno. Ma si cambia. In bene e in male.

Sono ancora una blogger?
Se significa fare sempre la stessa cosa, allora no. Sono una mamma blogger? Sono una donna che ha due figli e un blog.

Io sono una persona che comunica, che crea contenuti per il web.
Ma quello che è più cambiato su questo blog da qualche tempo a questa parte, è che sto ricominciando a farlo prima di tutto per me stessa: probabilmente ci si abitua anche alla paura del non sapere quando e se entrerà un progetto. L’ho sempre fatto, per carità, però sempre con un occhio di riguardo per un contenuto che potrebbe poi farsi notare da qualche agenzia…

Strafi

Scrivo meno, molto meno. Non mi sento più addosso quell’imperativo del devi andare online tutti i giorni. Quel devo che mi aveva poi appiattito e imbruttito.
E mi sento meglio. E va meglio. E funziona di più.

Meno paroloni e più coraggio.
Che brand identity non si sente più  nemmeno tanto e il mese prossimo, oltre a storytelling, arriverà di prepotenza una nuova parola che scalzerà la più pronunciata del momento: native advertising.

Quasi 38 anni e ritrovarsi di nuovo etichettati.
Si cambia, certo, ma certe cose non cambiano mai.