Sesso in musica. Una lezione da non dimenticare 29 Gennaio 2014 – Pubblicato in: The S factor – Tags: , , , ,

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Certo che, a ben vedere, potevamo prevedere come sarebbero andate le cose.
Siamo state cieche. Cieche e ottusamente testarde.
Adesso lo posso dire con certezza: è stata tutta colpa della musica.
Da ragazzine, e parlo principalmente per chi ragazzina lo è stata tra la fine degli anni 80 e gli early 90’s, abbiamo sempre ascoltato le canzoni sbagliate.

Ci siamo fissate con l’amore, e da lì non si usciva. Canzoni d’amore, lentazzi chiudipista, che se non avevi limonato fino a quel momento ballando gli Ace of base col tipo che era l’incrocio sputato tra George Michael prima dell’outing e uno dei gemelli Bros, quella era la tua ultima spiaggia, e pazienza se il mattino dopo, orfana di quattro daiquiri, avresti dato tutto per salire sulla Delorean di Marty McFly e cancellare quell’onta.

Sto parlando di quelle canzoni strappamutande che ti facevano intendere che l’amore è una cosa meravigliosa, che ti promettevano passioni da manuale, baci roventi, strusciate in puro stile vinavil, ma che non arrivavano mai al dunque. Di sesso, in quelle canzoni, nemmeno l’ombra, manco una parvenza sfumata. Carezze tante, occhi negli occhi ancora di più, ma quando c’era da tirare fuori l’attrezzatura pesante, ah no mi spiace tutti a casa, la canzone è finita.
Il punto è, mie care, che dovevamo dare ascolto a chi ci metteva in guardia, nemmeno troppo velatamente, sui rischi a cui sarebbe andata incontro una giovane donna single. Il sesso occasionale va benissimo, non fraintendetemi, ma spesso può rivelarsi deludente. E il lavoro poi tocca finirlo a casa. Non è un caso che la Gianna nazionale, cantasse così:

Cercherò mi sono sempre detta cercherò
troverai mi hanno sempre detto troverai
per oggi sto con me mi basto
nessuno mi vede
e allora accarezzo la mia solitudine
ed ognuno ha il suo corpo a cui sa cosa chiedere
chiedere chiedere chiedere
Fammi sognare lei si morde la bocca e si sente l’America
Fammi volare lui allunga la mano e si tocca l’America
Fammi l’amore forte sempre più forte come fosse l’America

e l’America non la trovavi certo sul mappamondo.

Pure i ragazzi non erano messi meglio, mi sa.
Lucio Dalla reagiva così a un due di picche:

Ho fatto le mie scale tre alla volta
mi sono steso sul divano
ho chiuso un poco gli occhi e con dolcezza
è partita la mia mano

e addirittura Umberto Tozzi sublimava in questo modo l’assenza dell’amata

Gloria,
manchi tu nell’aria,
manchi ad una mano,
che lavora piano

via DeviantART

Insomma, volenti o nolenti, l’autodafé era la soluzione più intelligente per risolvere un certo tipo di problematiche. Anche la ragazzina disadattata di Albachiara lo faceva. Avremmo dovuto prendere spunto da lei invece di starci a lagnare in attesa del grande amore. Adesso saremmo emotivamente più mature e autosufficienti.

Anche quando il sesso prevedeva lo scambio con un’altra persona, non ne usciva proprio benissimo.
Patty Pravo per farselo piacere aveva bisogno di mischiare un po’ le carte in tavola

E noi ancora
E lei un’ altra volta fra noi
Le mani questa volta sei tu e lei
E lei a poco a poco di più, di più
Vicini per questioni di cuore
Se così si può dire

Alla fine secondo me erano anche più di tre, non lo sa bene nemmeno lei, e comunque, dato per scontato il risultato, nessuno può negare che ci sia stato un bel po’ di lavoro dietro.

Anche quel monumento della musica italiana che è stata Donatella Rettore non ha restituito un’immagine del tutto lusinghiera del ferro del mestiere

Il kobra non è una biscia
Ma un vapore che striscia
Con la traccia che lascia
Dove passi tu, dove passi tu

Non so tu Dona, ma io davanti a una scena del genere scelgo una serata pizza, birra e rutto libero.

E se  anche la Berté, che certo non era un’allegrona ma di sesso ne sapeva, cantava voglio fare l’amore chiusi in una stanza senza più speranza, io mi sarei fatta delle domande. Ma davvero per divertirmi a fare un po’ di sesso in allegria devo farmi maltrattare, rinchiudere o, in alternativa, organizzare un’orgia?

Vogliamo chiederlo ai ragazzi? Su, dai interpelliamo pure loro.
Il loro immaginario erotico varia dall’intellettualismo concepito come sport estremo di Battiato

La caffeina scuote le mie voglie
sto sempre sveglio, ho voglia di arditezze.
Non saremo più né tu né io.
Cerca di restare immobile, non parlare
lento il respiro all’unisono rallenta il cuore.
Si intrecciano lenzuola come sacre bende di sacerdoti egiziani

(Ora, Franco, io ti voglio bene, ti ascolto da quando ero in fasce, ma davvero per eccitare una donna non puoi usare un termine come arditezze. Ma chi sei, Michele Mirabella? E come la vogliamo mettere con i sacerdoti egiziani? Non potevi rimanere sul classico repertorio soft-porn, un paio di manette, reggicalze e al massimo una funicella per legarla alle caviglie? Ma come cazzo ti sono venuti in mente i sacerdoti?)

alla ruvida schiettezza romagnola di Zucchero che semplicemente se la chiavò. Bon. Rapido, sintetico, essenziale, probabilmente si è trattato di eiaculazione precoce

o alle pratiche fetish di Ligabue, che le sue donne le preferiva non lavate: non va più via l’odore del sesso che hai addosso. Ma non è l’uomo che ha da puzzà?

La verità è che, tolta quella zuzzurellona della Raffa che lei avrebbe fatto l’amore con chiunque da Trieste in giù (geniaccio di Boncompagni!), soltanto una donna si è fatta portavoce di quel sesso sano, primitivo, sconcio, vitale che dovrebbe rischiarare le notti di una pulzella alle prime esperienze.
Una donna che tutti noi abbiamo sottovalutato e che invece racchiude in sé l’essenza della nostra storia musicale.
Sto parlando di Orietta Berti che nella sua indimenticabile hit Spazzacamino, a metà degli anni Sessanta, metteva in scena lo spettacolo erotico per eccellenza, quello che, a conoscerlo, mi avrebbe fatto uscire di casa con un altro spirito, certa che per tutte noi, là fuori, ci sarebbe stato uno spazzacamino pronto a darci una ripassata.

E dopo aver mangiato
mangiato e ben bevuto
gli fa vedere il buco
il buco del camin
Quello che mi rincresce
che il mio camino è stretto
povero giovinetto
come farà a salir
Non dubiti signora
son vecchio del mestiere
so fare il mio dovere
su e giù per il camin