Nidi e scuole dell’infanzia: la grande Fuga. Grazia cerca le vostre storie. 13 Marzo 2014 – Pubblicato in: Kids&Moms – Tags: asili nido, flessibilità, grazia, istat
Qualche giorno fa sono usciti dei dati “interessanti”
Riassumendo: c’è stato un calo di iscrizioni al nido e alle scuole dell’infanzia, la prima decrescita in dieci anni che non coincide con un calo anagrafico.
La questioni sono dunque sociali. Questioni sulle quali riflettere, molto.
Potete leggere un articolo di Repubblica QUI
Noi abbiamo bimbi che sono stati felicemente accuditi dai nonni e da noi medesime, la flessibilità nel lavoro ce la siamo creata e stiamo faticosamente cercando di “tener botta” a questa scelta. Ma qui non vogliamo parlare di noi, parliamo di voi.
Vogliamo dare una mano ad Alessia, giornalista di Grazia che sta cercando delle esperienze da raccontare per la sua inchiesta su questo tema e dunque l’appello:
Se siete mamme di bambini dai 3 mesi ai 3 anni, cioè in età da nido, e avete dovuto rinunciare ad iscriverli perché l’impegno economico sarebbe stato gravoso, quali altre soluzioni avete trovato, che scelte avete affrontato?
Raccontate la vostra storia a GRAZIA, ci servono testimonianze da tutta Italia, da Nord a Sud.
Ragazze scriveteci!
Potete tranquillamente commentare questo articolo, vorremmo dare vita a un viaggio virtuale nelle vostre esperienze e alcune verranno pubblicate su Grazia.
Ci sembra una bella occasione di confronto, e ricordiamoci sempre: Who Run the World ? Ah ecco.
Pronte? Via!
Commenti
Elena Zauli Marzo 13, 2014 - 18:59
Ciao Chiara!
Eccomi.
Io ho rinunciato al nido fino ai due anni e mezzo proprio perché troppo costoso. Vedevo i figli delle mie amiche sempre malati con la necessità poi di pagare una baby sitter quando rimanevano a casa o rinunciare a impegni lavorativi.
Mi sono barcamenata tra nonni, tata e papà per il mio lavoro (psicologa).
Parallelamente ho aperto anche il blog, che non considero un lavoro al 100%, ma mi aiuta ad arrotondare.
Ho provato a mandare mio figlio (2,5 anni) il mese scorso al nido perché comunque volevo che facesse l’esperienza della comunità, di un rapporto diverso dal one to one (mio, nonni e baby sitter).
E’ stato un disastro.
Lui ha frequentato meno della metà (sempre malato) e io ho speso 650 euro + iscrizione per mezza giornata.
I giorni in cui era malato ho dovuto chiamare una baby sitter, spendere i soldi del pediatra (quello della mutua mi dava appuntamento tre gg dopo) e i soldi delle medicine (diciamo che il mese scorso mi è costato più di mille euro).
E per fortuna che qualche giorno è venuta mia mamma ad aiutarmi altrimenti avrei speso di più (abita a 300 km, io a Milano)
Questo mese ho ridotto la frequenza a tre volte a settimana (350 euro), ma continua ad ammalarsi una settimana sì e una no!
Ne avevo parlato di questo argomento di conciliazione anche qui http://www.theyummymom.com/2013/04/mamme-lavoro-e-libera-professione.html dove raccontavo i contro della libera professione in Italia, dei costi esagerati di nidi e baby sitter e a parte essere credo il post più commentato (102 commenti) ho ricevuto anche un sacco di critiche da parte di donne senza figli rispetto alle mie “pretese!”
Io e il mio compagno, stanchi della situazione italiana, per il lavoro, per la difficile conciliazione lavoro-figli dopo diverse peripezie abbiamo deciso di emigrare: stiamo aprendo un ristorante a Ibiza!
A luglio arriverà anche un fratellino e ci stiamo organizzando con una ragazza alla pari, con gli asili ibizenchi (dove parlano tre lingue e costano la metà rispetto all’Italia).
Se può interessare la mia storia sono disponibile a raccontarla.
Intanto bacio te e Justine, ciao belle ragazze 🙂
Gioix77 Marzo 13, 2014 - 19:24
Ciao io mi chiamo Giorgia (in arte gioix) ho 37 anni, scrivo da Feltre in Provincia di Belluno e sono una mamma che ha rinunciato al nido. Mia figlia Blanca Isa ha 2 anni e mezzo e sta a casa con me! Perchè?
I motivi sono vari. Innanzitutto ritengo che i primi tre anni i bambini devono stare a casa con i genitori…uno o tutti e due.
Secondariamente per motivi economici. Al 5° mese di gravidanza infatti sono rimasta senza lavoro e non trovandone un altro ho deciso di tenere Blanca con me…anche perchè con cosa avremo pagato un nido? Il papà lavora ma tra affitto e bollette sono più i soldi che escono che quelli che entrano. Fatta la mia maternità, disoccupazione e disoccupazione in deroga (fortuna!!) mi sono ricreata un lavoro che mi permette di stare a casa con la mia bambina, con tanti sacrifici ma io preferisco così. Il mio lavoro (animatrice di feste per bambini…il clown!) mi consente di poter stare a casa con la mia cucciola e lavorare il sabato e la domenica ed alcune volte poter portare anche lei alle feste che organizzo. Trovo assurdo avere un lavoro dal lunedi al venerdi e quello che guadagno darlo a un nido e non potermi vivere a pieno gli anni più belli della mia bambina. E nemmeno affidarla a nonni o zii, alcuni perchè lontani ed altri impegnati anche loro al lavoro. Sono felice della mia scelta, felice del mio nuovo lavoro, felice di potermi godere la mia bambina. E Blanca è contenta di farsi truccare da me, della sua mamma che le fa i palloncini a forma di clown e balla chu chu ua e la danza della panza con lei! 🙂
Elena Zauli Marzo 13, 2014 - 19:25
Ps: fino ad ora mi sono organizzata ricevendo i clienti in studio il sabato e la domenica giorni in cui il fidanzato o mia madre potevano stare con Thiago.
Per gli appuntamenti infrasettimanali ricorrevo o al papà o a una baby sitter.
la mia fortuna è stata poter utilizzare lo studio di un amico senza avere costi.
Gina Barilla Marzo 19, 2014 - 17:01
Io ho due bimbi, uno di due anni e mezzo e uno di sei mesi.
Quello più grande è stato accudito da me fino al suo primo anno di età, poi dalla tata per un altro anno e negli ultimi mesi sta andando al nido mezza giornata.
Ho potuto scegliere di stare a casa per un anno, cosa che sto facendo anche per il secondo perchè secondo me il bambino, entro una certa età, non ha bisogno degli altri bimbi e della socialità, ma ha bisogno dell’amore e delle cure che la sua famiglia gli può dare. Lo portavo al parco, a giocare con altri coetanei, in altre piccole occasioni di socialità ma sempre con me presente.
Nel suo secondo anno di via ho lavorato e ho scelto la tata per tanti motivi. Quello economico, al pari costo mi garantiva la copertura durante le malattie. Quello di amore e cura, era una persona, dedicata solo a lui e non condivisa. Quello di sicurezza, affidavo il mio bambino a chi conoscevo e di cui condividevo il comportamento. Sapevo che, mentre ero al lavoro, lui sarebbe comunque stato contento.
Negli ultimi mesi è stato prima a casa con me (essendo in maternità per via del secondo) e ora va, solo al mattino, per 4 ore, al nido.
Il costo è importante ma credo in questa scelta, fatta a quest’età, per insegnargli un pochino le regole della socialità tra pari, della condivisione, dell’attesa, del non essere imperatore assoluto e tiranno del suo regno immaginario.
E poi per il famoso detto “se non ti si ammala prima, ti si ammala dopo” e io, in quel dopo, sarò al lavoro perciò tanto valeva portarmi avanti col mestiere. Effettivamente da quando va al nido è spesso malato e costantemente raffreddato. Però, a parte questo aspetto, io sono contenta della mia scelta. Non o lascerei di più, 4 ore mi sembrano un giusto compromesso tra le sue e le mie esigenze.
Se non fossi stata a casa in maternità non so se avrei scelto di mandarlo al nido, proprio per via delle malattie costanti
Vale Marzo 20, 2014 - 00:07
Ciao, mi chiamo Vale e sono mamma da 11 mesi di Gaia. Da sei mesi sono rientrata a lavorare part time e mi sto facendo aiutare dalle nonne (che lavorano ancora entrambe ma ritagliano con tanta gioia spazio per lei!) e da una terza “nonna” (una persona splendida che ha cresciuto anche me ed alla quale ho la fortuna di poter lasciare mia figlia!)
La scelta di non mandarla al nido e di lavorare part-time è stata presa per darle la continuità delle cure e delle attenzioni di cui ha bisogno e perchè non voglio perdermi momenti che non torneranno più (la prima volta del MaMMM aaA, vederla gattonare prima che me lo debbano raccontare gli altri). Ovviamente dovremo fare dei sacrifici ma son sicura che mia figlia li apprezzerà in futuro.