Fare soldi senza soldi. (buahahahaha) 26 Giugno 2017 – Pubblicato in: Funky Projects, LaBag and co.

Beati quelli che si sentono di scrivere imprenditore presso me stesso senza titubare.
Beati gli imprenditori che sanno quel che fanno.

Io sono di quelli che hanno dovuto convincersi dopo mille chiacchiere dal commercialista. “E’ importante, sei un’imprenditrice ora, devi cambiare prospettiva”.

Sebbene il negozio sia parte integrante del blog, e i prodotti nascano dalle parole dei post, mi piace comunque distinguere le due attività.
Per quanto mi riguarda, per anni, il blog è stato un fornitore di servizi di comunicazione per aziende e agenzie. Non mi ha fatto sentire imprenditrice ma appunto fornitrice.

Ora, con il negozio, mi ritrovo a intraprendere. Questo non fa di me un’imprenditrice.
Cioè, sì ma no.

È complicato e pericoloso, peccare di presunzione può trasformarsi nel punto di non ritorno.

Ho incontrato molte persone ultimamente, scoprendo e imparando aspetti che spero mi aiuteranno a breve.
Uno in particolare mi ha illuminata d’immenso: mi ha spiegato quanto la micro imprenditoria sia il futuro.
“Voi partite con zero rischio di impresa e potete svilupparvi all’infinito.”

Decido quindi di spiegare le mie problematiche che bene o male si possono riassumere in un unica parola: mancanza di un investimento iniziale.

Sorride. Mi risponde che questa è in assoluto la cosa più facile da trovare.
Sorrido. Con la convinzione che di sicuro, non abitiamo lo stesso pianeta.

Ho iniziato mettendo da parte dei soldi guadagnati con il blog. Da lì il negozio si è auto alimentato: vendo, ricompro.
È andata bene.
Ora però, per soddisfare le richieste e crescere, dovrei cambiare registro.
Non è mai capitato che il negozio fosse fornito al 100%. Se ci sono le borse, son finite le magliette. Tornano le t-shirt, finisco gli orecchini.

E i tempi di riassortimento non sono brevi: non compriamo merce già fatta, a parte le basi delle magliette. Mettiamoci anche che mi affido a persone, a piccole realtà italiane o storici laboratori artigiani.

Avrei voluto dirvi molto altro sulle gonne ma sono finite prima che avessi tempo di scrivere il post e sinceramente, mi è dispiaciuto per l’articolo mancato. Non sono un marchio di moda, non lo sarò mai e mi piace quel che sono anche se non so dargli un nome… E’ una storia condivisa.

Abbiamo tempi di produzioni umani e così voglio che rimanga.

Certo che se a inizio stagione avessi già 100 borse in magazzino, la solfa cambierebbe.
Insomma, eccomi qui. A un punto di svolta.
Il negozio assorbe ormai quasi tutto il mio tempo non lasciandomi più tempo per il blog e no, non ho nessuna intenzione di mollarlo.
Solo a scrivere questo post mi sto sentendo mille volte meglio di quando l’ho iniziato.

Perché ne scrivo? Perché è tutto nato qui dal giorno uno.
Proprio scrivendone ho conosciuto altre persone che stanno intraprendendo (e usiamolo questo verbo, con convinzione) e se c’è una cosa che non ho voglia di smettere di fare è continuare a condividere il mio viaggio.

La mia preferita. Shop–> QUI

Io lo chiamo HAPPY PROBLEM. Essere arrivati al punto di risolvere questo problema è già tanto.
E saranno anche i miei compiti delle vacanze.

Cosa farò? Cercherò investimenti, fondi pubblici, un socio?

Al momento davvero non lo so. Valuto, penso, rimugino e soprattutto cerco persone preparate e fidate che mi spieghino.

Preparo i saldi, finisco di preparare i prodotti per settembre poi business plan e si vedrà.

Quando la storia si fa seria e ti accorgi che ti manca la giusta preparazione, non ti rimane che cercare, parlare, studiare e cercare di capire. 
Quando la storia si fa seria, senti puzza di millantatore a metri e metri di distanza.
Quando la storia si fa seria, riconosci lontano un miglio un progetto dove si è investito per benino.
Quando la storia si fa seria, mi impegno a diventare seria.

Sento che l’ultimo anno verso i 40 è già cambiamento.

ps. Secondo me nel 2017 non si riesce nemmeno più a aprire un blog senza un minimo di investimento iniziale, ma sono solo i miei due centesimi.