Maggio. Il giardino di Paola: lettera d’amore ad una rosa 18 Maggio 2015 – Pubblicato in: il giardino di Paola, Rubriche – Tags: , ,

"Just Joey", Ibrido di té, 1972

“Just Joey”, Ibrido di té, 1972

Chi mi conosce sa che io amo i vecchi giardini delle nonne, quelli in cui i fiori venivano seminati a caso ma, chissà come mai, il risultato non era mai arrogante come invece succede in molti giovani giardini. Le rose venivano comprate senza sapere di quale varietà si trattasse, bastava sapere il colore del fiore e poi, in fondo, erano un po’ tutte uguali: classici “Ibridi di Té” (rose moderne create in Francia a partire dal 1867 mischiando rose antiche provenienti dalla Cina con le casse di té), grandi fiori profumatissimi da recidere e mettere in tavola la domenica mattina nella caraffa del vino.

Ho creato una lunga siepe con questo tipo di rose, l’anno scorso. Devo aspettare qualche anno per avere e vedere l’effetto finale ma so già che, anche se sarà piacevole per il mix di colori, non avrà lo stesso sapore delle rose che aveva la mia nonna nel giardinetto dietro casa. Forse è anche perché subisco troppo il fascino delle rose antiche, soprattutto quelle vigorosissime che fioriscono una sola volta e che ho messo ai piedi dei grandi alberi che ho in giardino. Arrivano dall’Hymalaia e spesso hanno un fiore semplice, a 5 petali e questo le rende ancora più preziose perché agli occhi della massa non sembrano valere molto. E invece.

Rosa chinensis "Mutabilis", antica, origine sconosciuta.

Rosa chinensis “Mutabilis”, antica, origine sconosciuta.

Il genere “Rosa” è praticamente infinito. Ogni anno gli ibridatori producono molte nuove varietà, scervellandosi per trovare la rosa perfetta, quella che non si ammala, che fiorisce continuamente, che profuma. Invece io credo che la rosa perfetta non esista. O meglio, sono tutte creature perfette, una diversa dall’altra, nella sfumatura dei petali, nella forma, nel portamento.

Quel che è certo è che delle rose ci si innamora, non può essere altrimenti. E ci si fa pungere potandole o recidendo i fiori da mettere nei vasi. Ci si fa rubare del tempo, molto, per osservarle ed annusarle. Ci si fa scoprire mentre si parla con loro, accarezzandole. E’ una sana forma di pazzia, ve lo giuro.