L’anno del fare. 31 Dicembre 2016 – Pubblicato in: The Funky Diaries

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A caso. Che poi non è un caso se ti viene voglia di farlo.

Fare per fare.

Questo è un post fortemente ispirato da Camilla Zelda was a writer, compagna instancabile delle nostre cose.

Fare. Fare sarà l’atto discriminante.

Questo mi ripete incessantemente quando barcollante mi appoggio alle sue parole che come tutti sanno, sono sempre perfettamente allineate, musicalmente armoniche con il pentagramma del qui e ora, scelte, decise, garbate quanto rivoluzionare nel continuare ad esserlo nonostante il garbo si perda via facilmente in questi tempi veloci.

Così dopo giorni di vacanze sono uscita e ho fatto senza pormi molte domande.
Ho chiamato Elfa e le ho scattato delle foto.

Perché? Cosa c’entra una bellissima diciassettene con la mia collezione? Potrei darvi mille motivi e nessuno.
L’ho fatto. Sono stata felice nel momento in cui l’ho fatto. Sono contenta del risultato. Lo rifarò.

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Ho passato molto tempo al telefono con Gaia Vendetta Uncinetta. Abbiamo parlato di cose da fare, abbiamo iniziato a farle.

Ho stilato una lista di cose da fare con i ragazzi di That’s all. Ho visto i primi risultati fatti e finiti della lista. Faremo ancora tanto.

Ho riassunto tutto il nostro noi, le nostre cose da fare e quelle già fatte, incluse quelle già elencate sopra con Camilla, che è un assieme sempre.

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Perché il 2016 mi ha dato una grande lezione: dimenticare le certezze. Pianificare solo per semplificare. Accettare l’idea che la strategia è uno strumento che può aiutare lo stratega ma che spegne chi non lo è.

Perché sono stati due anni in cui le cose da fare erano troppe per essere inserite in una tabella che avesse un senso. Eppure, è cresciuto tutto.

Perché non mi sono mai ritrovata in nessun target e ho l’impressione di aver creato un gruppo incredibile: non siamo 100.000 ma ci somigliamo e ci capiamo tanto.

Ché forse anche voi, come me, non rientrate nelle etichette.
Che se mi impegnassi a rispondere alle domande “Chi è il tuo lettore? Che contenuti vuole leggere?”… Probabilmente non mi leggereste più.

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E allora vi auguro questo: fare con la sensazione di aver fatto.

Che sia una sensazione che appaga.
Una sensazione che ci porti a lasciare l’immobilità dei pensieri pesanti.

Fare quel che ci viene da fare perché è lì che attende di essere fatto.