Noi qui tra tanti bla bla e poi lì fuori c’è una Kim! 19 Gennaio 2017 – Pubblicato in: Ci Piace, Fashion, Strafi

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Vado a finire sempre sulle autobiografie di donne, in particolare cantanti.

Perché cerco storie vere di chi ce l’ha fatta. Poi trovo tanti manuali scritti da chi ha una teoria ma non ha fatto. (E sbuffo). E ricompro autobiografie.

Cerco storie di donne fulminanti, cerco il loro percorso, cerco il momento esatto in cui si sono trovate libere di fare e l’hanno fatto.

GIRL IN A BAND – l’autobiografia di Kim Gordon.

E che band. I Sonic Youth: si diceva che il grunge non sarebbe mai esistito senza di loro.
Il figo di turno, ai tempi del liceo, se la tirava non poco mentre noi sbattevamo le ciglia per Kurt Cobain.
“Io ascolto i Sonic Youth, c’erano da prima”.

Sono certa che il figo di turno non è cambiato: è l’alternativo letterario o musicale. Quello che sulla sua pagina facebook, vent’anni dopo, ama dare della capra alle masse consigliando una mostra incomprensibile ai più, analizzando la tragedia del giorno e che, preferibilmente, commenta la politica estera con la spocchia di chi detiene la verità assoluta.
Del perché la politica estera raccontata sui social sia spesso più sentita di quella interna, non l’ho mai capito. Forse perché non sono mai stata il figo di turno.

Ma quindi cosa pensa una riot girl della prima ora? Cosa pensa una donna che le mostre non le ha solo viste ma vissute sotto varie sfumature, da performer a curatrice? Una donna che ha scritto articoli per molti, che ha conosciuto artisti, che ha avuto un’etichetta discografica, un marchio di streetwear per donne, forse il primo, e altre mille cose?

Pensa il contrario del figo di turno.

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Lei, che si è sentita artista dal giorno uno della sua vita.
Lei, che nemmeno sapeva suonare eppure rimane la bassista di una band storica.
Lei che non è una stilista ma il suo marchio poi venduto, esiste ancora.
Lei, che volendo potrebbe dare della capre a tutti noi e invece non lo fa.

Kim ci presenta l’arte come una cosa semplice. Kim, che davanti a un fenomeno mainstream come Madonna, ce ne parla bene. Lei, Kim, che davanti a tutte le novità che le si presentarono davanti, vedi Kurt Cobain, ci racconta entusiasta e senza nessuna forma di snobismo il mondo che cambia tra major e l’avanzata di MTV.

Quanto devi sentirti libera per non cadere nella trappola dell’alternativo a tutti costi?
Quanto devi essere alternativa, per sentirti così libera?

Morale, se cercavo un libro che potesse ispirarmi nella vita come nel lavoro, l’ho trovato.

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Fare senza pensare a quanto piacerà e a come verrà percepito.

Ci vuole coraggio, eppure a lei, è andata benissimo. Poi rimane un dubbio: il consenso è arrivato ma avremo capito cosa intendeva realmente dire?

Quando per una vita alle interviste ti chiedono “Com’è essere una donna in una band?” seguita dalla variazione temporale “Com’è essere una mamma in una band” –  il dubbio sorge.

Devi imparare a suonare per fare musica.
Non puoi auto considerarti un’artista.
Non puoi improvvisarti stilista.

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Luoghi comuni, se si parla di Kim Gordon.
E grazie Kim, che sicuramente nemmeno lo sai cos’è un luogo comune.