Il posto del cuore 30 Aprile 2014 – Pubblicato in: Le Storie Semplici – Tags: ,

Ogni anno, l’ultimo giorno pioveva. Restavamo tutti sulla passeggiata a guardare le gocce che andavano a infilarsi nella sabbia. Mille puntini scuri dove fino a poche ore prima avevamo giocato, urlato, e sorriso.
C’era chi alzava lo sguardo e diceva «Mamma, posso andare lo stesso?» e puntuale arrivava la risposta «No, oggi no. Piove. Andiamo a finire di fare le valigie».

Io guardavo laggiù, verso l’orizzonte, vedevo l’acqua che per l’occasione si era vestita di grigio come le nuvole, e mi convincevo che questo fosse il modo che aveva trovato il mare per salutare quei piccoli amici che avevano giocato con lui per tutta l’estate.

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Tornare a vedere il mare di quando eri bambina è come tuffarsi in una boccetta di vetro piena di ricordi, immagini, profumi e racconti. Sei lì con la bambina che hai ma anche con la bambina che eri. Osservi le strade, le case e i colori e hai due cuori dentro, quattro occhi e due anime.

Ora andare da una parte all’altra del paesino è questione di pochi minuti, e trenta anni fa ti sembrava che quella fosse una città, ed era una città, non c’erano dubbi, e quando i tuoi genitori ti dicevano «Andiamo a fare una passeggiata» ti sentivi già stanca.
È molto probabile che il tempo restringa i palazzi, le aule e i banchi delle scuole, i parchi e le persone. Un po’ come fanno gli abiti, quando diventi donna, lasciati nell’armadio da un anno all’altro.

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E c’era questo muretto, un muretto di mattoni arancioni sul quale oggi tua figlia vuole camminare ogni giorno. Le tieni la mano, la aiuti nei punti più pericolosi. E quando lei ti guarda da sotto le sopracciglia corrucciate, senti la tua voce bambina che dice «Mamma, lasciami stare, lasciami camminare da sola».

Quando ritrovi un posto del cuore, è come se al tuo cuore regalassi un abbraccio. Quando lo porti a stare nel luogo in cui sei stata piccola, incosciente, spensierata e piena di vita, è come se gli facessi una doccia con quella serenità. Con quella voglia di scoprire il mondo  degli occhi limpidi dei bambini.

E non c’è medicina più colorata per i cuori che a volte si osservano qualche capello grigio allo specchio.

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Guardi i quattro piedi nell’acqua, vedi quelli che hai accanto, piccoli e morbidi per il poco utilizzo, e poi stringi la mano che hai in mano. E osservando quelle due ombre nel mare, capisci che bisogna lasciar andare tutto il passato per poter partorire il futuro.

Nel mio posto del cuore sono stata qualche giorno fa, in un fine settimana travestito da ottovolante: sole, pioggia, sole, pioggia, vento.

Bambine e bambini che saltavano, giocavano e correvano sulla spiaggia, e io, con la musica nelle orecchie, li vedevo ballare. Perché i bambini ballano sempre.

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E poi, puntuale, l’ultimo giorno, la pioggia, i puntini sulla sabbia e le gocce sul finestrino mentre a mia figlia dicevo «Saluta il mare!», proprio come diceva la mia mamma, trenta anni fa.

Il mio cuore è tornato a casa più colorato. E quelli non sono capelli grigi: sono fili d’argento, scintillano e sono bellissimi.