Il Diario di una Wedding Planner: buon viso a cattivo gioco. Io so chi sei….. 11 Marzo 2014 – Pubblicato in: Il Diario di una Wedding Planner – Tags: , ,

Tutti i lavori a stretto contatto con le persone richiedono una più che discreta dose di self-control affinchè il buonumore e la pazienza non vengano spazzati via come foglie di betulla alla prima folata di Bora.

Si pensi alle commesse di turno nei centri commerciali le domenica di saldo o agli impiegati statali. Sì, ok, diciamo che nel caso delle Pubbliche Amministrazioni la perdita di pazienza è reciproca, ma questa è un’altra storia…

Tornando a noi, queste categorie di lavoratori hanno a che fare con la stessa persona solo per una manciata di minuti e, per quanto l’avventore possa essere ineducato o nevrotico, una volta fuori dalla porta potranno scordarsene allegramente l’esistenza.

La Wedding Planner invece deve essere in grado di fare buon viso a cattivo gioco per una media di 9 mesi, che equivalgono a  273 giorni ovvero 6552 ore e cioè 393120 minuti.

Solo chi ha affrontato una gravidanza immagino possa capire, anche perché i parallelismi non mancano, a parte il discorso del cordone ombelicale si intende.

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Le future spose, a una prima occhiata veloce, sembrano degli esserini innocui, con gli occhioni luccicanti per l’emozione ancora viva della tanto agognata richiesta di matrimonio da poco ricevuta, il sorriso timido di chi sta andando incontro al coronamento del sogno di una vita e la vocettina incerta e un filo stridula di chi non si è ancora abituato a dire ad alta voce “IL PROSSIMO GIUGNO CI SPOSIAAAMO”.

Come tutti gli altri mammiferi però, sono degli organismi complessi e complicati e mi chiedo come mai Piero Angela non abbia ancora dedicato loro un trattato antropologico.

Dopo 10 anni ho imparato ad inquadrarle al massimo al secondo incontro, e a riconoscere la categoria cui appartengono dal modo in cui sbattono le palpebre, piegano la bocca o si toccano i capelli.

Idealmente, di fronte a molte spose dovrei darmela a gambe (in particolare quando subodoro la presenza di una Virago)  ma so per certo che, quando le vedrò prepararsi ad attraversare la navata, riuscirò a intravedere in loro la fragilità che avevano tanto inspiegabilmente quanto tenacemente voluto tenermi nascosta, e allora un sorriso sincero mi salirà alle labbra perché in quel momento avrò la prova che anche loro sono umane (e imperfette) come me.

Nel prossimo post inizierò ad analizzare le categorie. In quale di queste ti riconoscerai?

Per la cronaca, io faccio questa cosa qui a breve….

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