Non è scienza, è Funkyscienza: Incommensurabile 7 Settembre 2015 – Pubblicato in: Funkyscienza – Tags: , , ,

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Ciao, bentornati? Come state? Passato bene l’estate? Ecco, io quest’estate l’ho passata a guardare il cielo, a leggere, ad amare la mia famiglia e a rispondere alle più disparate domande su scienza e pseudoscienza.

Perché io non lo so come mai, ma a me la gente mi sgama subito. C’avrò la faccia da nerd. O saranno i libri che leggo. O forse potrebbe c’entrare qualcosa il fatto che mia figlia di 4 anni vada in giro a dire ai suoi amichetti che “le stelle sono soli lontanissimi, che quindi sembrano piccolissimi e illuminano pochissimo. Vero mamma?”. Boh, vallo a sapere.

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Bei tempi quelli in cui ti cantavo “Twinkle, twinkle, little star / how I wonder what you are!” senza essere contraddetta…

E dunque una sera, mentre me ne stavo lì a fissare la volta stellata, mi è saltata in mente una parola: incommensurabile. E pochi giorni dopo, mentre rileggevo per la 20esima volta un libro pazzesco, eccola di nuovo: incommensurabile. E di nuovo, mentre mi si apriva il cuore osservando le mie bimbe ridere a crepapelle, pensavo: incommensurabile.

Incommensurabile: che non può essere misurato, perché infinitamente grande, immenso.  

Come la vastità del cielo, la grandezza di certi scritti, l’infinito amore che provo per la mia famiglia.

Ma poi è successa una cosa strana. Mentre tentennavo cercando di decidere cosa rispondere alla zia che mi chiedeva se fosse più bella Parigi o New York, ho pensato: incommensurabile. E ancora, mentre un’amica mi chiedeva un modo per spiegare alla suocera come orientarsi rispetto alla diatriba tra evoluzionismo e creazionismo, io pensavo: incommensurabile.

Incommensurabile: di fatti o di grandezze che non ammettono una misura comune, tra cui non è perciò possibile stabilire un rapporto, almeno in senso elementare.

La storia della scienza ci insegna che un passaggio fondamentale verso l’attuale definizione di scienza e verso il modo in cui oggi facciamo scienza è avvenuto tra fine Settecento e inizio Ottocento anche grazie all’introduzione del concetto di misura da parte di illustri scienziati come Henry Cavendish, Antoine Lavoisier, Pierre Simon Laplace, Joseph-Louis Lagrange, Augustine Louis Cauchy e molti altri.

Attraverso la misura vengono definite le grandezze (come  il volume o l’energia), e scegliendo una serie di grandezze di volta in volta ad hoc è possibile descrivere qualunque sistema (come una pentola di acqua che bolle o l’Universo).

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“Verso l’infinito… E oltre!”

Da questo si deduce che per confrontare tra loro due grandezze o due sistemi o, per estensione, due fatti o due teorie, essi debbano essere commensurabili.

Alle volte confrontare cose tra loro è fattibile, a patto di chiarire bene l’ambito del confronto. Altre volte è proprio impossibile, perché le due cose non hanno tra loro proprio nulla in comune.  Il primo è il caso di Parigi e New York, che difficilmente io riuscirei a paragonare in generale, mentre riuscirei benissimo a farlo per quel che riguarda l’aspetto  estetico o le cose che ci puoi fare. Il secondo caso, invece, è quello di evoluzionismo o creazionismo, in cui si chiede di confrontare una teoria scientifica con una credenza dell’animo, che poi sarebbe come chiedermi se un vecchietto panzuto può portare regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte o se Babbo Natale arriva da tutti i bambini del mondo la notte di Natale: sembra uguale, ma non lo è affatto.

Spesso, poi, confrontare le cose tra loro non è nemmeno necessario. E talvolta, addirittura inutile.