La campagna stampa che mi ha cambiato il calzamutanda interiore. 24 Novembre 2015 – Pubblicato in: Calzamutanda, Fashion

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Calzamutanda è nato ironicamente ma con serietà in un momento in cui stavo cercando la nuova me stessa. (QUI)
Non parlo di io interiore, quello ce l’ho presente ma da fuori, secondo me, ancora non s’intravede del tutto.
Il tempo è passato e devo dire che le idee si sono riordinate per benino, così come si sono svuotati gli armadi: pian pianino li riempirò con i look che voglio. Non ho fretta, poche cose ma come dico io, vi scoverò e vi indosserò ovunque voi siate…abiti della Ju del 2016!
Non vi svelo proprio tutto perché ho in mente parecchi post: dalla tuta ai total look, passando per i capi che ci dividono a quelli che invece ci mettono più o meno tutte d’accordo.

Mentre ancora mi arrovellavo sulla mia femminilità, gonna sì, gonna no, abiti forse (QUI), Comptoir des Cotonniers ha messo fine ai dubbi amletici sul mio essere femmina.
Qualcosa mi dice che la splendida campagna stampa che vede protagoniste Charlotte Gainsbourg e sua figlia, non fosse rivolta a me personalmente, però ecco, ci terrei a ringraziare di cuore, perché dopo aver visto quelle foto ho capito tutto, perché dopo aver visto quello foto, mi sono inventata la mia campagna #Strafi.

comptoir des cotonniers home

Eccola lì, Charlotte, rigorosamente in pantalone in un articolo su Madame Figaro che la intervista a proposito del suo ultimo film e sull’esperienza di coinvolgere la figlia in un progetto iconografico di moda.

La prima cosa che mi ha colpito in pieno petto è l’abbondanza di femminilità.
Look sportivo, discreto, pantaloni.
Ehy, mi ricorda parecchio come mi vesto io. Com’è possibile? Da dove viene fuori questa femminilità.
E’ appurato: non è la gonna a far la differenza, è come si portano i capi.

Era così semplice e non me ne ero mai accorta.
E se risultassi femminile anch’io, con le mie scarpe da ginnastica e le tshirt d’ordinanza?

Vi sembrerà banale, e lo è quando si parla degli altri. Fateci caso: cose che vi appaiono ovvie pensando al prossimo, non lo sono quasi mai proiettate su noi stesse.

Risultato, indietro tutta. Non devo imparare a portare qualcosa che non mi somiglia, devo invece prendere consapevolezza della mia femminilità, la mia, che non è la tua, che non è la sua ma che è la nostra punto e basta.

E poi ci sono le parole di Charlotte nell’intervista. Non si sente mai a suo agio durante i gli shooting fotografici, fa fatica ad indossare ciò che non le somiglia, al contrario della figlia che adora gli smalti colorati e la moda in generale.

Ecco cos’è una Strafi. Grazie Charlotte.
Per me sarai sempre la Strafi numero 1, quella che mi ha fatto sentire donna.
Ma lei non dev’essere per forza la vostra Strafi.
Strafi è sua figlia che è il contrario di lei, almeno nei look, Strafi è chiunque abbia voglia di accettare che è Strafi.

strafi-punto

La Strafi non segue le mode ma le stagioni della vita.
Non sempre si crede tale. E per questo continua a esserlo.
Tu sei una Strafi.

Strafi cartolina