Non è scienza, è funkyscienza: L’effetto che fa 29 Luglio 2015 – Pubblicato in: Funkyscienza – Tags: , ,

Ogni promessa è debito, si dice. E quindi eccomi qui, a parlarvi di caldazza. Voglio dire… Ne parla chiunque; è l’argomento del giorno. Vogliamo veramente essere tagliati fuori dalla conversazione? O, piuttosto, vogliamo entrarci con cognizione di causa evitando di dire banalità o, peggio ancora, castronerie varie? Perché io lo so che adesso siamo tutti qui, al lavoro o a casa, super presi dal tran tran a dirci “No, ma ti pare che mi metto a parlare del tempo come i vecchi?”. Ma riparliamone tra un mese, sotto l’ombrellone, con i piedi a mollo e la vicina di ombrellone che ci offre una doppia porzione di parmigiana alle 11.30 “Così, tanto per gradire, prima di pranzo” dicendoci che se la fetta si è lasciata andare è tutta colpa dell’affetto serra (grazie nonna), del buco nell’oziono e dei raggi ultraviolenti (grazie sempre, bambino figlio di amica di cui non ricordo il nome: oziono e raggi ultraviolenti sono le mie nuove parole preferite, ndr).

spiaggia Marocco

C’è differenza tra l’essere in spiaggia o l’essere spiaggiati.

Vi ho convinti? Allora comincio.

Visto che il tema è la caldazza, i protagonisti di questa storia sono il Sole, la Terra e noi.

Il Sole, per parte sua, emette moltissime radiazioni (ve ne ho parlato un po’ qui), alcune delle quali visibili ai nostri occhi (i colori) e altre invisibili (che comunemente chiamiamo raggi). Non tutte queste radiazioni, però, raggiungono la superficie della Terra: l’atmosfera che circonda il nostro pianeta, infatti, è trasparente ad alcune radiazioni – tra cui parte delle onde radio, le microonde, i raggi infrarossi, la luce visibile e parte dei raggi ultravioletti – e opaca ad altre – come i raggi X o i raggi gamma. Le radiazioni che oltrepassano l’atmosfera interagiscono con noi in maniera diversa: la luce visibile ci permette di osservare quel che ci circonda; i raggi ultravioletti ci fanno abbronzare; i raggi infrarossi ci scaldano; le microonde, se concentrate, scaldano il nostro cibo; le onde radio ci permettono di comunicare a distanza. E qualcosa di analogo succede anche con la Terra.

Quindi, in generale, le radiazioni che arrivano sul nostro pianeta non sono pericolose per l’uomo. Anzi, è vero piuttosto che la vita sulla Terra e il nostro modo di vivere, in particolare, si è sviluppato a partire da queste radiazioni.

arcobaleno

BELLO, EH? E QUESTO E’ SOLO QUELLO CHE VEDIAMO!

Parliamo per esempio del tanto vituperato effetto serra.

Già nei primi anni dell’Ottocento Jean-Baptiste Fourier, fisico e matematico francese, aveva intuito una proprietà dell’atmosfera terrestre simile a quella dei vetri di una serra. In una serra i raggi solari passano attraverso la copertura fatta di pannelli di vetro e riscaldano il suolo all’interno. Il calore, risalendo dal suolo, riscalda l’aria mentre i vetri impediscono all’aria di uscire. Tutto ciò permette alla serra di diventare un posto caldo dove le piante possono crescere e fiorire.

Nel caso della Terra, la radiazione proveniente dal Sole che raggiunge la superficie del pianeta viene in parte riflessa (per esempio la luce visibile) e in parte assorbita (per esempio i raggi infrarossi). A seguito di questo assorbimento la Terra si scalda ed emette a sua volta delle radiazioni (principalmente raggi infrarossi meno energetici di quelli provenienti dal Sole), che vengono per la maggior parte trattenute dall’atmosfera e contribuiscono così ad aumentare le temperature terrestri. A permettere questo, come dimostrato a metà dell’Ottocento dal fisico irlandese John Tyndall, sono una serie di gas contenuti dall’atmosfera, i cosiddetti gas serra tra cui anidride carbonica (anche conosciuta come CO2), metano e ozono: trasparenti nei confronti della radiazione infrarossa solare, sono invece opachi ai raggi emessi dalla Terra.
L’effetto serra è dunque un fenomeno naturale. Senza di esso la Terra sarebbe un posto molto più freddo di quello attuale, in cui la temperatura si assesterebbe in media intorno ai –18°C invece che circa 15°, e sul quale la vita si sarebbe difficilmente evoluta.

cactus

CALDAZZA? MA VAAAAA.

Ma allora perché, se l’effetto serra è un fenomeno naturale, ci fa tanta paura?

La ragione sta nel fatto che, da quando il mondo ha iniziato a industrializzarsi a fine Settecento, all’effetto serra naturale si è aggiunto un effetto serra antropico, ossia dovuto all’uomo. In pratica l’aumento nell’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e metano per produrre energia, l’imponente deforestazione, la sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento hanno portato all’aumento dei gas serra in atmosfera e incrementato quindi la “barriera” capace di trattenere gli infrarossi sulla Terra. Le conseguenze di questo effetto non sono state ancora del tutto comprese e il dibattito scientifico sulla questione è ancora aperto,  quindi io non vi dirò che moriremo tutti… Cioè, sì… Questo potrei dirvelo… Ma non posso giurare che sarà per l’effetto serra, ecco.

Ma in tutto questo, direte voi, cosa c’entrano il buco nell’ozono e i raggi ultravioletti? In effetti con l’effetto serra non c’entrano niente di niente, e in realtà nemmeno con la caldazza che percepiamo in questi giorni. C’entrano però con le scottature, che in questa stagione è più facile prendersi.

L’ozono, infatti, è un gas presente naturalmente e in grandi quantità negli strati alti dell’atmosfera terrestre. Molto velenoso per tutti gli esseri viventi, la sua presenza in atmosfera permette però di bloccare radiazioni solari letali per la vita sulla Terra. In particolare l’ozono lascia passare i perlopiù innocui raggi ultravioletti-A (anche detti UV-A) ma blocca interamente gli UV-C e il 90% degli UV-B, entrambi pericolosi perché sterilizzanti per moltissime forme di vita, mortali per il fitoplancton marino, inibitori della fotosintesi e dannosi per la pelle e gli occhi umani. Ovviamente, più la “barriera” di ozono è spessa più siamo protetti; e qui entra in ballo il famoso buco. Il buco nell’ozono (!) di cui sentiamo parlare è in realtà un fenomeno di assottigliamento dello strato di ozono atmosferico dovuto ad una reazione tra ozono e, principalmente, cloro e bromo. Come per l’effetto serra, anche il buco nell’ozono ha una componente naturale e una dovuta alle attività umane, ma in questo caso sembra che la parte antropica la faccia da padrone. Per questo motivo, col protocollo di Montreal del 1987, i governi mondiali si sono impegnati a ridurre la produzione, fino a definitiva sospensione, dei clorofluorocarburi (i famosi CFC, presenti un tempo per esempio nei frigoriferi e nelle bombolette spray), ritenuti i maggiori responsabili  dell’assottigliamento.

mettici-una-toppa

E METTIAMOCI UNA TOPPA!
foto by zelda was a writer

Ecco, adesso le sapete tutti e potete affrontare qualunque chiacchiera sotto l’ombrellone. Ecco, magari tentate di intraprendere la conversazione prima della fetta di parmigiana, che poi non vi assicuro il pieno collegamento delle sinapsi. Ma di questo parliamo un’altra volta.