Blu come il cielo bianca come la neve – Andalo 13 Aprile 2015 – Pubblicato in: Pink Wheels

Andalo

Più veloce del selfie che Totti si e’ fatto in campo dopo uno dei suoi “stramaledetti” gol, mi sono ritagliata due giorni ad Andalo dei quattro che avrei dovuto trascorrere a Bolzano. Sia chiaro, non ho nulla contro Bolzano, ero la’ per lavoro, ma per una volta sono riuscita a decidere del mio tempo e dedicarlo a un’altra gita fuoriporta per voi.
La mia Giulietta in questo e’ splendida. Mai una noia. Sempre pronta a seguirmi e anzi, a volte se non ci fosse lei, ogni strada percorsa non sarebbe la stessa.
La regione del Trentino anche a pochi km di distanza riflette quel mondo a se’ stante che tutti riconoscono fatto di miti e usanze, legato e incatenato a un sistema di pensieri in cui natura e uomo trovano un’intesa reciproca. Una realtà che ha forgiato gli uomini e che tramanda da generazione in generazione un arcaico patrimonio culturale comune.
Per la strada la prima cosa che noti salendo verso Andalo e’ il cielo: remoto, appena visibile lassù in alto, come respinto indietro dalla montagna gonfia e poderosa. Un blu duro di smalto dove si stagliano i picchi rosa del Gruppo del Brenta ancora striati di bianche falde di neve, nonostante le belle giornate di sole appena trascorse.
La città a primo acchito sembra deserta. Nulla ti fa presagire che di li’ a poco, due giorni, sarebbe stata Pasqua. ” in realtà questa atmosfera e’ per noi normale; siamo a fine stagione e la gente solitamente e’ attratta più dagli impianti di risalita che dalle lunghe camminate che si estendono qui attorno. E’ un momento di transizione e come tale e’ vissuto così anche dagli albergatori del posto”. Molto gentilmente Patrizia, la mia portavoce in APT mi rilascia una serie di depliant con indicate attività da svolgere, orari e giorni di chiusura. Un vademecum prezioso che non esiterò a seguire. Continua a squillarmi il cellulare. Sono tutti numeri sconosciuti percui non rispondo, ma la suoneria inizia a essere insistente e allora rispondo a uno di loro. ” Buongiorno sig.ra Vaccariello. Ho letto le sue esigenze di alloggio, ha già trovato disponibilità in merito?”

Andalo 2

Perché me lo chiedete? Io non ho domandato nulla, mi dico tra me e me. ” Mi scusi ma non stavo cercando alloggio”. ” Sul sito dell’ APT lei pero’ ha lasciato i suoi dati e i giorni di permanenza”. E’ vero, ma lungi da me averlo fatto per trovare un posticino dove soggiornare. Controllando il sito ho capito l’ inghippo: richiedendo informazioni allo staff dell’APT ho inserito anche i numeri dei giorni in cui sarei stata ad Andalo e la tipologia di alloggio che avevo trovato. Ho scoperto inavvertitamente un servizio molto interessante dell’azienda di promozione turistica. Nel giro di 5 minuti sono stata subissata da telefonate e e-mail di persone che mi offrivano, a prezzi molto vantaggiosi, i loro appartamenti in affitto. Massima resa nessuno sforzo pensando al tempo che perdiamo di solito per trovare una sistemazione consona ai nostri bisogni.

Scoprire un posto nuovo è eccitante, ma anche ritornare è un’arte. Saramago fu il primo a ricordarcelo sottolineando come i ricordi e i confronti aiutano la mente e scaldano il cuore. Prima di assaporare le meraviglie della città “nuova”mi sono rifugiata in un posto già conosciuto: Molveno.
Orario perfetto: il tramonto. Clima perfetto: brezza pomeridiana dopo una giornata assolata.
Mi ritrovo sulle sponde del lago in uno dei giardini pubblici più innovativi d’ Italia, almeno per i bambini. Ma i molvenesi qui giocano facile: incastonare un lembo di terra, a tratti pianeggiante e a tratti collinare con attrezzature da picnic e zone sabbiose, finti vascelli di legno e paletti per equilibristi o scivoli e campi da basket tra un lago Cristallino e le Dolomiti di Brenta. Difficile da imitare.
Il buio ci preannuncia che ora di organizzarsi la serata. Ci fermiamo lungo la strada. Sono stanca e il mio stomaco non ha intenzione di aspettare oltre. All’ingresso del paese si trova un locale in legno “Il Penny“. Decido di entrare. L’atmosfera sarà accogliente a parte, credo, il proprietario che ha un’po’ il fare da mastino e poca voglia di sorridere e la cameriera “bionda” svampita alla Monroe. Ottima la pizza e il menu’ anti vegetariani. Direi simpatica l’insalata. Eh si…in Trentino la verdura non sanno proprio cosa sia.

Davanti a un foglio A4 bianco l’abitudine è quella di disegnarci un quadrato e scrivere una parola. L’ho sempre fatto e fin da bambina mi sono chiesta cosa rappresentasse per me quel gesto. Stavolta i quadrati sarebbero stati tanti quanti le attività da seguire e così decisi di scriverci accanto anche qualche massima dei miei autori preferiti. Così, tanto per fermare l’attimo.

andalo

Primo quadrato della lista: “Prati di Gaggia”. Per arrivarci bisogna prendere la seggiovia, pagare sei euro di salita senza sci e coprirsi ben bene. Leggo sul vademecum dell’ Apt: biblio igloo aperto fino al 28 marzo. “Non si preoccupi abbiamo chiesto e hanno prolungato fino a Pasquetta”. Le ultime parole famose di Patrizia. Il biblioigloo che sulla carta doveva essere molto accattivante era ormai tutto impacchettato per l’anno prossimo. Dentro si potevano scrutare tavolini per laboratori, scaffali per libri e giochi in scatola. 1000 carte colorate, pennelli e pennarelli racchiusi scatoloni. Bella l’idea di impegnare i bimbi proprio davanti agli impianti di risalita. Peccato non aver sperimentato le sue proprieta’.
Secondo quadratino: ice racing Andalo. Qui almeno due persone mi hanno accolta all’entrata forse troppo contente, ma considerata l’assenza di clienti nell’ultima settimana chi poteva dar loro torto. Prezzo adeguato all’ emozione di un circuito poco accattivante in termini di gikane e drifting.
Terzo quadratino: centro equitazione. La sorpresa è stata sapere di poter fare anche battesimi sulla sella a bimbi di appena tre anni. A disposizione hanno infatti dei pony adattissimi a non impaurire piccoli cavalieri. Un grazie a Rosita, la nostra maestra a quattro zampe.
Quarto quadratino least but not last: il centro polifunzionale “Acqua in”. Ammetto a malincuore di essere stata sorpresa da questo centro. Perché a malincuore? Perché purtroppo avrei sperato di poter godere maggiormente delle meraviglie naturali di queste montagne, ma il freddo e le giornate non proprio soleggiate hanno limitato e non poco questo piacere. Soffro di una forte orticaria da freddo e non posso espormi troppo a temperature basse e venti montani. Per fortuna in queste due ore mi sono rilassata nuotando in piscine di diverse altezze e attrezzate con getti e scivoli per allietare anche i ragazzi. Poca roba per i bimbi piccoli. Niente tavolette, niente braccioli o palline o pupazzetti. Insomma i pargoli qui devono saper nuotare altrimenti si annoiano abbastanza. Entrata non proprio a buon mercato con pochi extra se non a pagamento.

Il ritorno dalla piscina per quello che sarebbe stato il ristorante dove avremmo cenato è stato alquanto movimentato. Sarà stata la poca luce che illuminava le strade o forse lo sterrato incontrato che oltre a non essere invitante, perché era coperto da una fitta vegetazione , non possedeva alcuna indicazione di eventuali punti di ristoro. Di fatto ci siamo trovati a girare intorno alla “tana dell’ermellino”per circa un quarto d’ora. Tempo trascorso a tranquillizzare i miei compagni di viaggio che tutto era sotto controllo e che la zona non era di buon grado a orsi e lupi. Maledetti cittadini…non vi dico i volti impauriti al secondo giro intorno al ristorante.

La notte è fatta per dormire eppure l’abitudine al rumore è talmente consolidata in noi che in una stanza troppo silenziosa diventa un’impresa titanica prendere sonno. E anche qui le note dei Queen mi hanno fatto compagnia. Stavolta ascolto bohémien Rapsody e tutto si trasforma in un teatro di scena.

soffitto

Due giorni sono davvero pochi per dare l’idea di cosa Andalo possa offrire. Quel poco che ho potuto provare rappresenta solo alcune delle attività che con impegno e dedizione gli organizzatori del turismo locale hanno escogitato per i villeggianti. La montagna è tutto un’altra cosa, ma non me la sono sentita di visitare i loro luoghi sacri a fine di una stagione che comunque sia andata preclude stanchezza fisica e d’animo. Tutto intorno a noi ha rispecchiato il momento. Mi sembrava persino di non essere in Trentino, ma non lo dico per far sentire loro in colpa. Credo sia umano essere svuotati dopo un periodo di lavoro intenso e per questo ho apprezzato molto questo formale distacco.

Sulla strada del rientro lascio dietro di me dei colori vivaci illuminati dal giallo primario del sole, forte di un’aria frizzante donata dalla piccola nevicata notturna. La sosta al Muse di Trento ci proietta già a un immaginario cittadino fatto di confusione e alternanza di paesaggi urbani. Complice il lunedì di Pasquetta attendiamo in coda persino davanti al parcheggio, ma vi assicuro, ne varrà la pena. Il museo delle scienze è un parco giochi. Partendo dalla struttura simile alle scale di uno scivolo tremendamente alto e consolidato dalla presenza di prove di agilità che in realtà non sono altro che evidenti teoremi fisici. E questo è solo il primo piano. In quasi tre ore si possono osservare molte specie di animali un po’ di storia della nostra progenia, la fab lab aperta al pubblico per offrire strumenti dell’ innovativa stampa 3D ed esperienze multimediali sparse qua e là come il ponte attrezzato e il tunnel glaciale. Quest’ultimo forse l’unico spazio a cui consiglierei di adeguarlo meglio a ciò che rappresenta ( chiudete il tunnel c’è troppa luce non si vive la realtà della cima delle montagne). I risultati del progetto museale inaugurato neppure due anni fa sono strabilianti. Il numero dei visitatori è cresciuto in modo esponenziale e viverlo fa comprendere quanto, noi italiani, se vogliamo sappiamo davvero trasformare in oro tutto ciò che luccica. Un oro che in questo caso è blu come il cielo e bianco come la neve.