A noi che siamo capaci. 23 Dicembre 2017 – Pubblicato in: Fashion, Strafi

Benvenuta al pippone di fine anno: il mio percorso è nato condividendone tutto, quindi eccomi a tirare le fila di questo 2017.
Posso ritenere questa stagione conclusa, sebbene i saldi metteranno la parola fine alla collezione autunno inverno, il bilancio c’è già.
Siamo cresciuti tanto, siamo cresciuti insieme.

Due anni fa è partito tutto come un banco di prova, un progetto commerciale pieno di speranze, certo, ma accompagnato solo da punti di domanda.
Ai tempi dei social, dicono, tutto è possibile. Si può diventare imprenditori di se stessi e magari anche farcela.
Io sono tra i fortunati che è riuscito a costruire qualcosa proprio grazie a un blog e ai social network ma sull’imprenditore di se stesso, ho molto da dire.

Non è un traguardo, è un’astuta bugia.

Sono diventata imprenditrice di me stessa perché non avevo alternative.
Sono rimasta senza lavoro a pochi mesi dal mio primo parto, ho aperto il blog che il mio primogenito aveva pochi mesi.
Poi è successo che pian piano il lavoro ha cominciato a ingranare e ho deciso che volevo provarci fino in fondo: le entrate aumentavano e riuscivo anche a gestire il tempo con un bimbo piccolo.

Ma imprenditrice di se stesse, dicevo, è un’astuta bugia dei nostri tempi.
Non per tutti, certo, ma per chi come me non aveva alcuna formazione in merito, sì.
E non parlo del blog, quella è stata tutta esperienza sul campo, prima nemmeno esisteva, ci siamo un po’ tutti inventati, ci siamo arrabattati, ci siamo creati una competenza.
Parlo invece del negozio.
Ho fatto la commessa per anni, ho lavorato in showroom e gestito un negozietto: non basta.
Mi mancano delle capacità, delle conoscenze, degli studi alle spalle.
E’ durissima quando senza rete di salvataggio, devi cercare di imparare. E’ difficile imparare quando nemmeno sai cosa studiare.
Non c’è guru del “Se vuoi puoi” che tenga: a un certo punto, il gioco si fa duro.

Imprenditrici di se stesse, un pericoloso specchio dei tempi: improvvisarsi e sapere fare di tutto un po’. E’ anche per questo che è un periodo di cose fatte con approssimazione.
Con altre competenze, avrei fatto meglio.

E’ un pippone lunghissimo, lo so, ma la dedico a tutte noi.

A quelle che umilmente si battono ogni giorno per crescere in qualche modo.
A chi con lucida autocritica si ribella ai tempi.
A chi fatica ma non ha altre alternative se non quelle di provare e tenere duro.
Non sto parlando solo di chi sta provando una strada da lavoro indipendente, penso a tutte.

Ché si parla tanto di femminismo ma la svolta arriverà con pari stipendi, pari mansioni e pari opportunità. Sarò venale ma da lì arriva anche l’indipendenza, concreta o ideale. E il riconoscimento.
Non bastano più le pacche sulla spalla.
Nessuno tutela nessuno.
I soldi, in qualche modo, tutelano. Un avvocato, una commercialista, una rete di professionisti, tutelano.
Vi faccio un esempio: se mi arrivano dieci borse difettate, solo 10, rischio tanto, troppo. Mi dicono che la regola è che le pagherai una percentuale in meno. Ok, ma se il tuo capitale di investimento assomiglia a una partita a tetris, il primo livello lo hai perso e tocca ritentare.

Diffidate sempre da chi fa sembrare tutto facile, diffidate dalle parola “presso me stesso” e da tutti i “Se vuoi, puoi.”
Si rischia di pensare di non essere all’altezza. Non è così. Per essere all’altezza non basta la fortuna.

Non permettere mai a nessuno di farti sentire meno capace.

Io lo so, più di così non posso fare: sono arrivata dove potevo.
Ora devo scegliere con chi continuare il cammino, continuare a lavorare con le persone senza le quali non avrei potuto crescere quest’anno e trovarne altre che sappiano cosa fanno e cosa fare.
Non perché non sono una persona capace ma perché sono capace di analizzare la situazione e di capire che per crescere ancora c’è bisogno di altro.
E’ diverso.
Ma più di tutto sono qui perché voi mi avete supportato, avete condiviso ogni singolo passo del mio percorso, avete capito e suggerito. Avete comprato non tanto un prodotto ma un pezzo del mio percorso, della mia vita.

A voi, a noi: se è vero che non tutto si può fare, è anche vero che non c’entra nulla con il nostro essere capaci.